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Rimini, cinema Settebello: lunedì “Tutto ciò che vuoi”, un’avventura generazionale poetica e divertente

Dopo il successo di “Scialla” torna nelle sale cinematografiche Francesco Bruni, pluripremiato regista e sceneggiatore,  con “Tutto Quello che Vuoi” (Italia 2017, 106 min link al trailer https://goo.gl/fmeY9Z), suo terzo lungometraggio che sarà proiettato a Rimini al Cinema Settebello (Via Roma 70), alla presenza del regista, lunedì 18 dicembre alle ore 21.00. La pellicola è stata considerata una delle più divertenti della recente stagione cinematografica italiana, tanto da vincere un Nastro d’argento e il David di Donatello per la miglior sceneggiatura. Ancora una volta al centro della trama un altro confronto generazionale e sociale, in questo caso il rapporto tra un giovane problematico ed un vecchio poeta affetto da Alzheimer sullo sfondo della città di Roma. Introdurranno la serata ed il film Elisa Giardini di Meclimone Produzioni ed il regista Davide Montecchi. Il film è un omaggio del regista al proprio padre: adolescente fu sfollato durante la Seconda guerra mondiale, e in età adulta purtroppo colpito dall’Alzheimer. Di questo e molto altro ne parlerà direttamente Francesco Bruni in sala al termine della visione. La proiezione verrà anticipata alle 20.30 dall’ aperitivo a cura di Togliti la voglia con prodotti tipici della tradizione romagnola, mixati a piatti sfiziosi e variegati.

Info biglietto: 5 euro.

Francesco Bruni, co-sceneggiatore preferito di Paolo Virzì, firmando assieme a lui alcuni capolavori come Ovosodo, La prima cosa bella e Il capitale umano, torna sul grande schermo, firmando Tutto quello che vuoi, film di grande sensibilità, in cui la sua storia personale molto ha giocato nella storia e nei luoghi di realizzazione. Se nella precedente pellicola Bruni metteva a confronto uno studente con poca voglia di studiare e di estrazione sociale popolare ed un borghese e colto professore di mezza età, in Tutto Quello che Vuoi vi è un giovane borgataro romano che ha interrotto gli studi ed un molto anziano e colto poeta. I due vivono a pochi passi l’uno dall’altro, ma non si sono mai incontrati, finché Alessandro è costretto ad accettare un lavoro come accompagnatore di quell’elegante signore in passeggiate pomeridiane. Col passare dei giorni dalla mente un po’ smarrita dell’anziano poeta e dai suoi versi, affiora progressivamente un ricordo del suo passato più lontano: tracce per una vera e propria caccia al tesoro che incuriosisce progressivamente Alessandro e accende la cupidigia dei suoi amici che pensano di trovare chissà quale bottino. I due appartengono a mondi profondamente diversi ma proprio la loro eterogeneità e iniziale distanza permetterà a Giorgio di addormentarsi sereno e ad Alessandro di iniziare a trovare un proprio equilibrio che lo riavvicinerà al padre e lo spingerà fuori dalla gabbia emotiva nella quale si era rinchiuso.
Bruni traccia una commedia brillante, scanzonata, lontana dal patetismo e dalla retorica spiccia, dimostrando la preziosa dote di saper ricreare empatia comica attraverso un dialogo serrato e frizzante, ricamando sulla differenza anagrafica e verbale che separa i due protagonisti, ma orchestrandone anche le eufonie. Giorgio e Alessandro appartengono, infatti, a due generazioni lontane ma che proprio l’affezione mnemonica contribuisce a saldare, facendo del vecchio vate il perfetto controcampo diegetico del ragazzotto romano, un otre vuota ma non per questo arida in cui distillare tutto ciò che il primo ha da dimenticare. Tutto quello che vuoi è una vera poesia per immagini, che si susseguono sapientemente, in un crescendo che cattura il cuore dello spettatore fino a commuoverlo, ma senza mai dimenticare di strappare qualche sorriso. Come all’interno di un emozionante componimento per orchestra, ogni strumento svolge il suo ruolo fondamentale, senza ridursi a fare da contorno, ma contribuendo in tutto e per tutto alla migliore riuscita e completezza dell’opera.

Note di regia

Da qualche anno a questa parte, mio padre si è ammalato del morbo di Alzheimer. Gli esordi della malattia – prima che quest’ultima degenerasse e divenisse drammaticamente invalidante – oltre a gettare me e i miei familiari in un prevedibile sconforto, presentavano aspetti anche molto sorprendenti: la tendenza a confondere le persone le une con le altre, a dire cose anche molto sincere e sconvenienti generavano non di rado momenti toccanti, imbarazzanti e – perché no? – anche buffi. Ma l’aspetto più interessante era la progressiva regressione verso il passato: nella sua mente prendevano corpo persone e vicende dimenticate, la cui “presenza” dava luogo a rivelazioni impreviste ed anche sconcertanti. L’episodio centrale di questo film – quello relativo alla fuga al seguito dei militari americani, ed al “regalo” da loro ricevuto – è per l’appunto uno di questi, a cui mio padre aveva accennato in passato, ma che non aveva mai raccontato con la dovizia di particolari concessigli dalla malattia. Dopo un’iniziale resistenza ad affrontare l’argomento, ho provato ad immaginare una  storia che avesse al centro quell’episodio, ma allontanandola da me, da mio padre, e dal mio contesto familiare. L’immaginazione si è nutrita anche della fascinazione del mio nuovo quartiere, Trastevere, dell’assorbimento dei suoi personaggi e dei suoi ritmi. Il risultato è che Tutto quello che vuoi mette insieme, in maniera abbastanza indistinguibile, vissuto personale ed invenzione romanzesca.

Una volta ultimato il copione, mi sono reso conto che la mia età attuale – 54 anni – si pone alla stessa esatta distanza fra quelle dei due protagonisti, di ventitré ed ottantacinque anni. L’età di mio padre, quella di mio figlio.

Una coincidenza fortuita, magari: ma che inevitabilmente implica un bilancio fra quello che è stato e quello che potrà essere“.

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