In anteprima nazionale stasera lunedì 5 marzo al Cinema Fulgor, Marco Tullio Giordana e la sceneggiatrice Cristiana Mainardi presenteranno il film “Nome di donna“. Questo evento, di grande risonanza, è stato co-progettato dalla produzione e dal Fulgor, coinvolgendo alcune realtà che operano sul nostro territorio come l’Associazione di volontariato contro la violenza Scarpette Rosse e l’Associazione Onlus Rompi il Silenzio Rimini. Sarà una occasione importante per riflettere sul tema della condizione femminile nella nostra società. Abbiamo intervistato i protagonisti della serata.
D: Se avete cominciato a pensare a Nome di donna tre anni fa significa che siete stati quasi profetici nel descrivere meccanismi sociali tanto diffusi da essere considerati adiacenti alla normalità . Basti pensare al caso Weinstein che proprio a partire dal cinema a scoperchiato il vaso.
Marco Tullio Giordana: “Il problema esiste da molto prima. Di stupro e violenza si è già parlato anche io ho trattato l’argomento in un film per la TV ispirato alla vicenda di Lea Garofalo ma il tema delle molestie è sintomo di una cultura arretrata che tiene le donne in sociale soggezione”.
D: Che sensazione hai per il fatto di venire a Rimini e proporre questa anteprima nel nuovo Fulgor. Qual’è il tuo rapporto con Fellini, artistico e affettivo?
Marco Tullio Giordana: “Un mio carissimo amico regista Luciano Manuzzi ha in casa un bellissimo tavolo che di è fatto costruire con le vecchie tavole bruciacchiate del pavimento del cinema Fulgor che a me piace tantissimo! Sempre ci chiediamo se tra quelle bruciature ci sia stato un mozzicone del ragazzaccio Federico Fellini e dei suoi amici… Questo cinema che abbiamo ammirato in Amarcord…per un cineasta è come per un prete celebrare una messa in San Pietro”!
D: Com’è stata la dialettica tra il regista e la sceneggiatrice donna, Cristiana Mainardi. Hai riscontrato differenze nel sentire?
Marco Tullio Giordana: “No, credo che gli artisti siano uomo e donna contemporaneamente come l’Indovino Tiresia. Di sicuro su questi temi una donna sa più cose però non perché sono uomo difenderei mai questi uomini orribili”.
Secondo Elvira Ariano, operatrice di Rompi il Silenzio Onlus-centro antiviolenza della provincia di Rimini (346 5016665) è importante il contributo che può dare alla serata il centro antiviolenza, perché c’è bisogno di un ponte tra la realtà presentata dai media che veicola emozioni forti ma solo puntuali e la quotidianità vissuta da moltissime donne. Le sollecitazioni mediatiche purtroppo spesso sono sollecitazioni di istinti abbastanza bassi, strumentalizzazioni politiche per lotte che non hanno a che fare con le donne e con il problema della violenza.
Cinzia Salvatori presidentessa di Scarpette Rosse ci fornisce un altro punto di vista. Questa associazione, nata a giugno scorso, ci invita a riflettere sui fatti anche recentissimi (i fatti terribili di Latina) “che ci impongono moralmente e civilmente di esserci con la mission di diffondere una cultura antifemminicidio ma anche supportare e indirizzare le donne“.