IEG da ieri è quotata in borsa, il brindisi è al Club Nautico di Rimini e le metafore marinare sono d’obbligo. La fiera ha mantenuto la “barra dritta”, portando a termine trionfalmente una “navigazione in solitaria”, “nonostante le acque agitate”.
Col calice in mano, il presidente Lorenzo Cagnoni, l’ad Ugo Ravanelli e il sindaco di Rimini Andrea Gnassi.
Tutti a sottolineare la grande giornata: Gnassi ripercorrendo la storia della fiera di Rimini, dalle prime esposizioni al Grand Hotel nella Rimini distrutta del dopoguerra, poi alla rocca malatestiana, quindi al “palestrone” fra le macerie del teatro Galli. E quindi nel 1972 il primo quartiere fieristico dei “padiglioni blu” in via della Fiera, appunto. Il nuovo millennio vede Rimini dotarsi, nel 2001, della fiera che vediamo oggi e poi nel 2011 del Palacongressi. Nel 2016 la fusione con Vicenza per dare vita a Italian Exibition Group spa. “Tutto da soli – sottolinea il primo cittadino – con i soldi nostri senza aiuti di stato. Ragionando sul lungo periodo, non inseguendo i tweet del momento. C’è chi si inventa i mini-bot, prendendo botte sulla testa. E chi come noi lavora seriamente sulle cose concrete. E zittito chi straparlava di debiti”.
Ieri la quotazione in borsa; anche oggi il titolo è in lieve rialzo. E adesso “non ci ferma più nessuno”, proclama il sindaco. Sinergie con altri, polo fieristico regionale? “Solo se ci conviene, non guardiamo in faccia a nessuno. Noi facciamo il polo fieristico del nord-est”. Invece, avanti con gli investimenti.
Di cosa si tratti lo spiega nei dettagli Lorenzo Cagnoni: è il “cupolone”, cioè la nuova struttura polifunzionale che si è resa necessaria per ospitare i grandi eventi: sorgerà nell’area est. Una struttura appunto a cupola, la più grande d’Europa: area lorda 20 mila mq (netti circa 9 mila), altezza 36 metri, diametro 121 (quello della cupola di San Pietro, per farsi un’idea, è di 41,50 metri, mentre il Pantheon arriva 43,30), posti a sedere 15.500 (Gnassi ne vorrebbe di più), investimento di 45 milioni di euro, più altri 4,2 milioni per parcheggi e viabilità. “Il traguardo – annuncia Cagnoni – è avere la struttura pronta per il Sigep del gennaio 2023″.
Investimento sostenibile? “Siamo sotto il 2,5% dell’ EBITDA – cioè il margine operativo lordo, fa notare il presidente – quando normalmente si investe il 3, ma anche il 4%”.
Ingrandimento della fiera di Rimini – “la più bella, ma non la più grande d’Italia” – che si è reso necessario per la crescita continua delle manifestazioni più importanti: Sigep, Ecomondo, TTG e collegate, quelle che ruotano attorno al mondo del benessere.
E Vicenza, da dove già si levano lamenti? “Gli investimenti ci saranno – assicura Cagnoni – ma non subito, valuteremo attentamente con i soci vicentini. Le dimensioni della fiera sono sufficienti per le manifestazioni che ospita, va migliorata sul piano della qualità”.
L’eterno quesito su Bologna: si collabora o no? “Dopo ieri – risponde il presidente – l’integrazione ha ancora più possibilità. L’operazione in borsa ci accredita in maniera importante, per non dire straordinaria”.
Chi vuol capire, capisca: IEG è in borsa, solo 250 società possono esibire quel “tombstone” della prima giornata di quotazione; fra queste, pochissime le fiere e sono certo quelle di Bologna e Parma. E solo stando al passato recente, è l’unica spa che, abortito il primo tentativo di quotazione in borsa alla fine del 2018, ci ha riprovato ed ha avuto successo, portando a casa 20 milioni. Collaborare va sempre bene, ma non ci possono essere discussioni su chi avrà il comando delle operazioni nel caso di sinergie con gli altri poli dell’Emilia Romagna.
Spetta a Ugo Ravanelli spiegare dettagli dell’operazione in Piazza Affari. Non andata in porto al primo colpo “per le sfavorevoli condizioni del mercato”. Che ora sono migliorate, ma non solo: ci sono stati anche un risultato d’esercizio del 2018 “superiore alle attese e agli stessi obiettivi da noi prefissati” e un ulteriore miglioramento di quei dati nel primo trimestre del 2019; poi la revisione del piano di investimenti. Sondato un gruppo di circa 70 investitori, alla fine sono intervenuti 30 fondi, con richieste pari a quasi il doppio dell’offerta.
E ora, con infinito orgoglio, si può mettere sul tavolo il badge che certifica un traguardo per molti impensabile: IEG quotata in borsa. Cin cin.