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Rimini, botte e coltello alla pancia della madre paralitica per i soldi della droga

Aggredisce la madre paralizzata fino a puntarle un coltello alla pancia. Erano circa le 18 ieri a Rimini quando alla sala operativa della Questura è arrivato un allarme che segnalava una violenta lite fra madre e figlio in via Roma.

Giunti sul posto pochi istanti dopo, gli operatori si sono visti aprire la porta dell’appartamento  da un giovane a torso nudo in uno stato psicomotorio evidentemente alterato.

In un primo momento il ragazzo (un 28enne nato a Roma ma residente a Rimini) nei confronti degli agenti assumeva un atteggiamento ostico e poco collaborativo, rendendo difficoltoso il colloquio con la madre, una 60enne nata a Roma e residente a Rimini costretta a letto in quanto immobilizzata agli arti.

Dopo l’arrivo della seconda volante i poliziotti hanno a parlare con la madre per riuscire a capire quanto accaduto.

La donna riferiva che verso le ore 18 suo figlio rincasava e quasi immediatamente senza nessun motivo le si scagliava contro, dapprima insultandola e sputandole in faccia, e poi successivamente sfogando la sua ira verso mobili e suppellettili della casa buttando gli indumenti fuori dagli armadi.

Improvvisamente il ragazzo recuperava un coltello dalla cucina puntandolo alla pancia della madre minacciandola di morte e coprendole la bocca ed il naso con una mano.

A questo punto al telefono cellulare della signora giungeva una telefonata, la donna con grande fatica riusciva a divincolarsi dalla presa del figlio e a rispondere al telefono chiedendo immediatamente aiuto, subito bloccata dal figlio, che le strappava di mano il telefono spegnendolo.

La signora nella circostanza riferiva agli operatori tutti i problemi che ha avuto con il figlio, che ha cominciato a fare uso di sostanze stupefacenti dall’età di sedici anni e da circa cinque anni le chiedeva continuamente del danaro per procurarsi la droga. E lei, per evitare di essere picchiata, lo accontentava;

Nelle ultime settimane mentre si trovava a letto, il figlio le si era avvicinato con sguardo, a dire della donna, indemoniato, con un cuscino in mano tentando di soffocarla premendoglielo sul viso fino a farla quasi soffocare, tanto che un paio di volte aveva temuto per la sua vita, anche per le botte ricevuta.

Mentre la donna esponeva quanto accaduto agli operatori, in più riprese il giovane irrompeva nella camera da letto e con fare minaccioso e molto aggressivo le si rivolgeva con frasi del tipo “tanto ti ammazzo se voglio e poi mi uccido anche io”.

In casa durante la lite era presente un’amica della signora, una 36enne originaria dell’aAlbania, la quale avendo assistito a tutte le fasi dell’aggressione confermava tutto quello che aveva riferito la signora.

Appurato quanto accaduto, gli operatori richiedevano l’intervento di personale medico per verificare l’eventuale integrità psichica del ragazzo, e una volta ultimati gli accertamenti, lo stesso veniva dimesso dalla struttura sanitaria, in quanto, a dire del personale medico, non necessitava nessun tipo di cura.

I poliziotti a questo punto conducevano il giovane negli uffici della questura e lo arrestavano per il reato di maltrattamenti in famiglia, mettendolo a disposizione del pubblico ministero dott. Paolo Gengarelli.-

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