Il Borgo San Giuliano di Rimini piange la scomparsa di Enzo Cicchetti detto “Cico”. Lo chiamavano “il sindaco” e se n’è andato ieri 13 dicembre a 84 anni dopo essere stato colpito da un ictus.
Bandiera borghigiana, protagonista di tante battaglie per difendere l’identità del luogo, per lui prima di tutto venuva il suo Borgo e tutte le questioni che lo riguardavano: dal piano De Carlo fieramente, ma sempre civilmente, osteggiato, fino a riuscire a ottenere ottenne facilitazioni per gli abitanti del Borgo che volevano ristrutturare la propria abitazione. Di qui il soprannone di “sindaco”; pertanto Alessandra Gori lo aveva voluto fra i protagonisti del suo documentario del 2015 “E’ Borg, che patachedi”.

Enzo Cicchetti era nato a Rimini nel marzo del 1936. Fin da giovanissimo aveva lavorato come operaio della ditta Angelini poi per Focchi. Sindacalista e con convinzione e successo ha cercato di difendere i diritti dei lavoratori. Poi vennero gli anni delle contestazioni e Cicchetti tenne costantemente la linea del dialogo. prima dipendente della ditta Angelini e poi di Focchi, sindacalista, si era poi messo in proprio come artigiano “ripara tutto” in società paritaria con altri e poi nel settore del cartongesso. Anche rigido nella sue posizioni ma mai violento, cercando sempre di coinvolgere i cittadini e i lavoratori: un atteggiamento sempre presente nel suo rapporto con gli altri. A un certo momento si era messo in proprio come artigiano formando il GRU (Gruppo Riparazioni Urgenti), una società a base paritaria in cui tutti avevano pari dignità e stipendio. Si era specializzato poi nel carton gesso. Si era sposato nel marzo del 1979 con Anna; dal matrimonio nacque l’amata figlia Valeria.
Così la Società de Borg lo ricorda su Facebook:
“Fra tutti coloro che nella città amavano e si interessavano al Borgo, Enzo Cicchetti “Cico” era stato il suo più appassionato e coerente cultore. Fin dagli anni ’70, gli anni della contestazione e dell’assillante impegno politico, Cico aveva scelto di vivere nel Borgo San Giuliano: non solo lo frequentava, ma aveva deciso dopo poco di cercarvi una vecchia casetta; l’aveva trovata in via Ortaggi, l’aveva sistemata, per andarci ad abitare e far nascere e crescere lì la sua nuova famiglia.
Appena usciva dai cantieri in cui lavorava passava gran parte del suo tempo libero a parlare con i vecchi borghigiani, nei bar, nelle cantine e nelle osterie: era affascinato dai quei personaggi che avevano vissuto in prima persona esperienze forti e straordinarie, lotte, guerre, vicende legate alla resistenza, episodi di ribellione e di solidarietà, “settimane rosse”… Non si stancava di ascoltarli. E da loro aveva ricevuto quella stima di cui andava fiero: loro, i vecchi borghigiani, l’avevano come “adottato”, sapevano che su di lui potevano contare, ne conoscevano l’onestà, la sensibilità e il coraggio.
Il Borgo era la sua famiglia e, pur con tutti i cambiamenti che avevano trasformato la fisionomia del nostro quartiere, Cico era rimasto legato per sempre a quel passato che portava dentro come una favola, come una leggenda.
Senza dimenticare il suo impegno a favore del grande sogno borghigiano: La Festa del Borgo.
Ciao, caro Cico”.
Anche l’avvocato Moreno Maresi lo commemora sui social: “Il Borgo perde un pezzo importante della sua storia, io perdo invece quelle lunghe chiacchierate dove Cico con simpatia ed arguzia, mescolava vicende politiche e giudiziarie e mi chiedeva alla fine cosa ne pensavo. Sono addolorato per la sua scomparsa ma il Sindaco del Borgo, resterà sempre nei miei ricordi e nel mio cuore”. Messaggi anche da Enrica Mancini della trattoria La Marianna e dall’illustratrice Marianna Balducci.
E ancora, scrive “Un gruppo di Borghigiani”:
“Fra tutti coloro che nella città amavano e si interessavano al Borgo, Enzo Cicchetti “Cico” era stato il suo più appassionato e coerente cultore. Fin dagli ’70, gli anni della contestazione e dell’assillante impegno politico, Cico aveva scelto di vivere nel Borgo San Giuliano: non solo lo frequentava, ma aveva deciso dopo poco di cercarvi una vecchia casetta; l’aveva trovata in via Ortaggi, l’aveva sistemata, per andarci ad abitare e far nascere e crescere lì la sua nuova famiglia.
Appena usciva dai cantieri in cui lavorava passava gran parte del suo tempo libero a parlare con i vecchi borghigiani, nei bar, nelle cantine e nelle osterie: era affascinato dai quei personaggi che avevano vissuto in prima persona esperienze forti e straordinarie, lotte, guerre, vicende legate alla resistenza, episodi di ribellione e di solidarietà, “settimane rosse”… Non si stancava di ascoltarli. E da loro aveva ricevuto quella stima di cui andava fiero: loro, i vecchi borghigiani, l’avevano come “adottato”, sapevano che su di lui potevano contare, ne conoscevano l’onesta, la sensibilità e il coraggio.
Il Borgo era la sua famiglia e, pur con tutti i cambiamenti che avevano trasformato la fisionomia del nostro quartiere, Cico era rimasto legato per sempre a quel passato che portava dentro come una favola, come una leggenda.
Senza dimenticare il suo impegno a favore del grande sogno borghigiano: La Festa del Borgo.
Ciao, caro Cico”.
Mercoledì alle ore 14,30 il feretro passerà attraverso il Borgo per un ultimo saluto. Gli amici si rivedranno ancora per ricordare il loro caro Cico quando le condizioni imposte dalla pandemia lo permetteranno.
Alla famiglia e conoscenti di Enzo Cicchetti va il cordoglio della redazione di Chiamamicitta.it