“Non ho sentito suonare il campanello di casa e non ho aperto“. Così, una delle persone tratte in arresto e poste ai domiciliari lo scorso mercoledì al Lady Godiva nell’ambito dell’inchiesta Privè, ha tentato di giustificare agli agenti della Polizia di Stato di Rimini la propria assenza entro le mura domestiche nella scorsa notte, quando gli agenti erano andati a sincerarsi che l’uomo fosse effettivamente rimasto in casa in ossequio alla misura cautelare che gli era stata imposta. Peccato per lui che le divise abbiano fatto ritorno alla sua abitazione già al mattino e che non abbiano creduto alla versione fornita dal soggetto, provvedendo a deferirlo all’Autorità Giudiziaria per il reato di evasione.
Per la cronaca l’inchiesta “Privè” aveva portato alla luce l’esistenza di un sodalizio criminale dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti ed al favoreggiamento della prostituzione.