“Madame, bonsoir”: detto così, alle nove di sera, nella splendida lingua della diplomazia, poteva sembrare anche un approccio galante. Non era così, non erano quelle le intenzioni di chi ha pronunciato quella frase. E’ quello che ricorda una signora cinquantaquattrenne, di Rimini, allorché ieri sera, rientrando a casa con la bicicletta, mentre stava sistemando il suo mezzo nell’androne dell’ingresso della sua casa – avendo momentaneamente lasciato il portone aperto – è stata raggiunta da un delinquente che ha aggiunto: “Bicicletta e borsetta”. Immediatamente la signora ha cominciato a gridare e iniziato a spintonare il malintenzionato mentre accorrevano una guardia Civis che casualmente transitava nei paraggi e il marito e il figlio della signora, che abitano al piano superiore. E’ l’unico indizio che fa pensare, comunque, che la nazionalità dell’aggressore può essere nordafricana. Altro, la signora, non ricorda anche perché l’aggressore era coperto da un cappuccio. E’ stato messo in fuga dal figlio che lo ha rincorso per qualche centinaio di metri poi desistendo. “Per fortuna – ha detto il marito – perché ho sempre paura di qualche coltellata. Questa è una zona – ha proseguito – molto frequentata da tunisini, algerini e magrebini in genere. Luogo abituale di incontro per spaccio di droga. Un paio di anni fa è stata fatta una retata da parte della Polizia Municipale e della Questura e qualcosa per qualche giorno è cambiato. Adesso è tornato tutto come prima, forse peggio. Sta di fatto che mia moglie non ne vuole più sapere, vuole andare via. E’ distrutta e impaurita. Possibile non sia possibile fare nulla, nonostante le denunce fatte dal comitato dei cittadini? Nemmeno un minimo di pattugliamento e di presidio del territorio”.