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Rimini, ADL Cobas: “Il turismo è ripartito con lo sfruttamento dei lavoratori”. Domani presidio

Come ogni autunno, alla fine della stagione estiva, si tirano le somme. E nonostante una pandemia ancora in corso – scrive in una nota il sindacato ADL Cobas – e le tante paure che imprenditori e politici lamentavano in primavera, i dati ci dicono che nel nostro territorio le presenze turistiche sono state da record, a volte addirittura maggiori che in pre-pandemia. Il mantra “salvate il turismo!” deve aver funzionato, visto che, stando ai numeri delle presenze e visti anche i cospicui sostegni economici pubblici, sembra che il turismo in Italia sia salvo. 

L’industria turistica però, non è composta solo da imprenditori e consumatori, ma si regge su migliaia di lavoratori e lavoratrici per i quali questa stagione, come le precedenti, segna record negativi. A fronte di un’altissima affluenza infatti, questa stagione turistica è stata segnata da un’impossibilità diffusa nel trovare personale e da un lavoro in perenne emergenza e sotto organico per chi ha lavorato. 

Questo ha fatto sì – prosegue il sindacato Cobas – che le condizioni di lavoro, già da tempo troppo pesanti, siano ulteriormente peggiorate, a discapito della salute delle lavoratrici e dei lavoratori. L’impossibilità di trovare lavoratrici e lavoratori per la quale tanti imprenditori hanno pianto e continuano a piangere in TV ha cause ben precise: il lavoro nel turismo stagionale è un lavoro fondato sul forte sfruttamento della manodopera. 

Come sindacato di base ADL Cobas da anni ci battiamo per portare al centro del dibattito sul turismo le condizioni di sfruttamento a cui è sottoposto chi lavora in questo settore e anche quest’anno torniamo in piazza per ribadire che non è possibile parlare di turismo solo in termini di numeri ed incassi e che è necessario ripensare l’industria turistica dalle fondamenta, mettendo al centro i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. 

Per questo sabato 6 Novembre 2021 dalle ore 11.30 saremo in piazzale Fellini davanti al Ristorante Chi Sburoun – continua la nota – a fianco di due lavoratori che, come tanti altri sono stati sfruttati: ore di lavoro ben oltre le 8 previste, assenza di giorno libero, contratti grigi con una manciata di ore segnate in busta paga a fronte di 80 ore effettivamente lavorate, sono solo alcuni degli esempi che accomunano la quasi totalità delle persone che lavorano nel turismo, soprattutto stagionale. 

È un sistema marcio che – scrive ancora nella nota il sindacato ADL Cobas – con il silenzioso supporto di amministrazioni nazionali e locali, permette l’accumulo delle ricchezze in poche mani a discapito della dignità di chi queste ricchezze permette di produrle. Un sistema per cui, ogni anno il lavoro diventa più lungo e pesante e le buste paga si riducono, un sistema basato sulla precarietà e che quindi favorisce la ricattabilità di lavoratori e lavoratrici, un sistema che mentre ingrossa le tasche di qualcuno, impoverisce la qualità della vita di molti e anche della città stessa. 

La turistificazione selvaggia ha infatti anche un enorme impatto sulla dimensione urbana e di vita di cittadini e cittadine nella disponibilità e nel costo delle case in affitto, la stragrande maggioranza delle quali è consegnata al mercato degli affitti brevi o a piattaforme come Airbnb; nella crescente e sempre più visibile sottrazione di spazio pubblico in favore di ristoranti, bar e attività commerciali, ma anche nella mobilità nei termini dell’organizzazione del servizio di trasporto pubblico come nel grande traffico cittadino e del conseguente inquinamento. 

Come ADL Cobas siamo convinti che questo sistema non sia più sostenibile, né per le singole lavoratrici e lavoratori né tantomeno per la collettività. Vogliamo ribadire l’importanza dei diritti e della dignità di chi lavora in questo settore, come mezzo necessario per poter far ripartire davvero il turismo. 

Per questo manifesteremo anche per tutte quelle lavoratrici e quei lavoratori – conclude la nota Cobas – che credono di non poter uscire dalla logica del ricatto che domina l’intero settore turistico. Un’alternativa ad un turismo di sfruttamento c’è, e siamo pronte e pronti a costruirla insieme a lavoratici e lavoratori”.

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