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Rimini, “Accordo Petitti-Sadegholvaad, inedita tetrarchia”

GNOSEOLOGIA*DI UN ACCORDO: Analisi di un’inedita tetrarchia** alla base dell’accordo Petitti/Sadegholvaad 

Qualche tempo fa ho casualmente incontrato Stefano Pivato. Già rettore dell’università di Urbino, prima ancora assessore alla cultura del Comune di Rimini, nonché di recente co-firmatario dell’appello del No alle primarie condiviso da una trentina di altri intellettuali. Nel lontano mese di gennaio.

Stefano è andato subito al sodo: “Che fine ha fatto il nostro appello?”. Premessa: era quello il periodo in cui la spaccatura all’interno del Pd aveva raggiunto il punto più alto. Si era alla vigilia dell’ennesima Direzione/Assemblea comunale. Calvano, il segretario regionale, reduce dall’ultimo incontro con la coalizione avrebbe aperto la riunione. Già, ma con quale proposta? Certo, avrebbe riferito che Maresi aveva ottenuto la maggior parte dei consensi. Ma non l’unanimità…E soprattutto l’avversione della Petitti. Che non a caso era scesa in campo allorché l’avvocato, a fine ottobre dello scorso anno, aveva annunciato il suo impegno in vista delle elezioni attraverso l’associazione Sarà. Che tradotto significava un’autoinvestitura alla candidatura a sindaco.

Dopodichè anche il Covid ci ha messo del suo. Maresi è uscito dalla terapia intensiva in questi giorni. L’augurio è che recuperi la sua salute in modo radicale e che torni presto a pedalare. Sulla sua bici, ovviamente. Fatto sta che con l’avversione della Emma e della parte del Pd che rappresenta, di una componente la coalizione (Coraggiosa) e del Covid, il segretario bolognese si è ben guardato e di forzare la mano in direzione! Con Maresi se n’era andata l’ultima possibilità del “terzo nome”. L’unico che la coppia tetrarchea di Palazzo Garampi avrebbe accettato. Nel frattempo la Petitti stava raccogliendo le ultime firme per procedere, a norma di Statuto, con le primarie.

Venendo al sodo: la tempesta perfetta si stava materializzando:
1) Niente candidatura terza condivisa dopo una serie di veti incrociati che hanno superato la decina. Niet a Focchi, Ermeti, Carradori, Gabrielli, Affronte…..E, nell’opposto campo, niet a Maresi e ad ogni membro della giunta Gnassi. Ho dimenticato qualcuno? Certo che sì: una figura civica autorevole e stimatissima. Che, lette le pagine dei quotidiani locali di una domenica di metà maggio, si è ben guardata di confermare una sua minima disponibilità.
2) Niente accordo tra Emma e Jamil.
3) Niente primarie (forse), ma voto in Direzione (certo).
4) Firme per lo svolgimento delle primarie depositate a norma di statuto.

Non occorre essere dei geni per capire che la situazione, incancrenita e incarognita da quasi otto mesi di veleni, scontri e colpi bassi, ormai era arrivata ad un punto di non ritorno. Le crepe erano diventate voragini. Pd e Centro-sx ci stavano cadendo dentro, sprofondando. Quanto al Centro dx poteva tranquillamente continuare a dilaniarsi fino a settembre. Il “pane al forno” era assicurato. Anche candidando un bellariese…

Ma, e questo credo non siano stati in molti a capirlo, il casus belli non sarebbe scoppiato sulle primarie sì, primarie no, ma sulle modalità di voto. Avrebbero votato i 50 dell’attuale direzione o i 75 di quella auspicata da Piccari? Come dite? Che la Commissione di Garanzia Nazionale era già intervenuta e chiarito la questione? Come no! Cito testualmente: “la Commissione di Garanzia competente per il ricorso in seconda istanza di M.Melucci e J.Valentini avverso le delibere n.1 e 2 del 9/6/2021 della Commissione Provinciale di Garanzia del Pd di Rimini, è la Commissione Regionale di Garanzia e NON la Commissione Nazionale….”. E dall’altra parte: “…in caso di violazione dello Statuto é previsto il commissariamento del Partito locale, commissariamento che qualcuno invocherà così come non potrebbero escludersi ulteriori ricorsi agli Organi di Garanzia”.

Tre cose, nel caos che ne sarebbe derivato, apparivano abbastanza chiare:
1. Qualcuno in Assemblea si sarebbe alzato e chiesto un voto per impedire le primarie.
2. Verosimilmente lo stesso qualcuno avrebbe chiesto che 70 fossero i votanti.
3. Qualcun altro avrebbe detto che quel voto avrebbe costituito una palese violazione dello Statuto Nazionale. E comunque gli aventi diritto al voto erano 50 e non 70.

Domanda: come sarebbero andate le cose se non ci fosse stato l’accordo? Difficile dirlo con esattezza. Per quanto riguarda le modalità del voto qualora si fosse votato a maggioranza semplice, penso non ci sarebbero stati problemi. Se servivano i 3/5 penso che si sarebbe proceduto a due distinte votazioni: una con i 50. L’altra con i 75. Dopodichè la “palla” sarebbe passata ai legali. A quel punto il Pd riminese prendeva atto di non essere in grado di risolvere politicamente il problema. Problema che anche con il commissariamento da parte del Nazionale sarebbe stato ben lontano da una soluzione accettabile.

Letta e Boccia si sarebbero pronunciati al di là dei ricorsi e controricorsi in itinere? O ne avrebbero atteso gli esiti? Senza accordo, e a quel punto senza primarie, l’unica opzione che rimaneva in campo era la presa d’atto che due erano le candidature e due le liste da presentare ad ottobre. Quale delle due con il logo del Pd? Probabilmente nessuna…

Fantapolitica? Come no! Provate voi ad indicarmi uno scenario diverso da quelli che ho tracciato!
Cosa dicono ora gli inconsolabili vedovi delle primarie? Che dovevamo essere fatte prima! Forse non hanno ben capito che forzando in questa direzione non si andava da nessuna parte.

“Le primarie devono riguardare i 150.000 abitanti della nostra città, con i gazebo ad ogni angolo di strada”. Queste più o meno le parole di Jamil nei confronti delle primarie. Una provocazione, senza ombra di dubbio. Ma che rivelano il retropensiero di chi le ha pronunciate. E soprattutto, come poi ben si comprenderà, dell’Augusto che gli sta alle spalle. Non ci sono primarie nei loro orizzonti e se il partito le avesse fatte, ognuno se ne sarebbe andato per la propria strada.

Credo che Boccia abbia tentato più volte di ricomporre questa frattura tra i due, meglio sarebbe dire tra i “quattro”… Poi la svolta finale. La Cesare (Emma) diventa Augusta e nomina sua Cesare la Bellini, candidandola al ruolo di vicesindaco. Sarà lei, in caso di vittoria alle urne, la garante dei contenuti delle quattro pagine dell’accordo politico che Jamil ed Emma firmeranno. Un ticket del tutto inedito nel nostro Paese. Mutuato, come del resto le primarie, dagli Stati Uniti.

Concludo riprendendo la questione da cui sono partito. La risposta alla domanda di Pivato. In quel momento io, ma credo tutti, non avevano certo gli elementi per rispondere in modo compiuto. Ora sì. Possiamo dire che quell’appello è andato a buon fine. Possiamo dire che i contenuti basici di quell’appello hanno costituito la stella polare di ogni confronto (sic!) sostenuto dentro e fuori l’Assemblea comunale. Possiamo dire che lo spirito di quell’appello “resettato” all’attualità del momento era presente nella penultima riunione della direzione, con un ultimo disperato tentativo fatto per evitare “la conta”, le carte bollate dei ricorsi. Possiamo dire che lo spirito di quell’appello è stato condiviso da una parte significativa non solo del Pd, ma di gran parte della nostra comunità che mal tollera scontri e divisioni. Possiamo dire che lo spirito disinteressato di quel comunicato, di servizio alla nostra città per il bene che le vogliamo, ci ha permesso di sostenere a tratti le figure dei segretari nel loro ruolo tutt’altro che semplice di dirimere lo scontro.

Ma con grande franchezza dobbiamo ammettere che a nulla tutto questo sarebbe valso se la Emma, in modo unilaterale, non avesse fatto un passo indietro. Non sui contenuti, ovviamente. L’altra parte dei tetrarchi non l’avrebbe mai fatto. E le conseguenze sarebbero state quelle che spero di aver ben illustrato.

E’ giusto tutto questo? Se guardiamo la consistenza della voragine in cui abbiamo corso, non dico il rischio, ma la certezza di precipitare, la risposta non può che essere SÌ! Ma abbiamo altresì cancellato la legittima aspirazione di una donna a diventare per la prima volta sindaca di Rimini. Ne parleremo e riparleremo. Ma ora il tempo delle chiacchiere è finito. Ci aspettano 100 giorni di campagna elettole non facile.

Giorgio Grossi

*gnoseologia: teoria o dottrina filosofica della conoscenza. Il titolo ne mutua provocatoriamente la suggestione nel tentativo di fornire utili elementi di conoscenza alla base dell’accordo in questione.
** tetrarchia: sistema di governo a quattro, mutuato dalla Grecia da Diocleziano per risolvere il problema della successione imperiale nell’estremo tentativo di evitare lo sgretolamento dell’impero romano.

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