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Rimini: a mezzogiorno il funerale di Zannuccoli. Il ricordo di Nando Piccari

Una sala del commiato gremita di persone questa mattina per l’ultimo saluto a Giancarlo Zannuccoli, deceduto  venerdì 11 ottobre all’età di 91 anni. Stretti ai familiari vecchi compagni e amici, sindacalisti, uomini e donne della sanità riminese, militanti dell’ANPI. Tutti ad ascoltare la voce commossa di Nando Piccari che racconta la vita di militante comunista e di pubblico amministratore di Zannuccoli.

Il testo del ricordo di Nando Piccari di Giancarlo Zannuccoli:

Nel 2017, in occasione della bella festa per i novant’anni di Giancarlo, gli facemmo dono di un album di foto che fissavano alcuni dei tanti momenti della sua lunga e operosa attività di sindacalista, dirigente politico e pubblico amministratore.

In realtà non fu facile reperire negli archivi un numero di foto sufficiente a dare compiutezza a quella raccolta.

Questo perché nel suo instancabile protagonismo (basato su di un attivismo forte, intenso) Zannuccoli si  è sempre posto più il problema del fare che dell’apparire, evitando cioè di venire contagiato da quella dose di veniale narcisismo dal quale non sempre riusciva a rifuggire chi si trovasse nelle sua condizione.

Anch’io, come altri delle mia età arrivati qualche decennio dopo alla Federazione Giovanile poi al Partito Comunista, avevo fatto in tempo a vedere – mi pare fossi in prima media – la scritta “Liberate Zannuccoli”, rimasta a lungo su di un muro della città. Chiedendomi, con adolescenziale curiosità, chi fosse e cos’avesse mai combinato il personaggio di cui si chiedeva con tanta enfasi la liberazione.

Solo anni dopo appresi trattarsi di quel ragazzo della cui ingiusta detenzione, io che all’epoca avevo cinque anni, sentivo parlare, in un misto di rabbia e  ammirazione, da mio babbo con alcuni vicini di casa, ed al quale venivano rivolte accorate espressioni di solidarietà dall’altoparlante della Topolino che nella campagna elettorale del 1953, per la gioia di noi bambini, ogni tanto faceva tappa alla Grotta Rossa, percorrendo un lungo tratto della Via San Marino, per  poi immettersi nelle stradine interne.

Al Congresso Nazionale della FGCI del 1953, a Ferrara, Zannuccoli non potè dunque partecipare, e Davide Lajolo – il celebre Ulissse Direttore de L’Unità – gli dedicò un bellissimo e commovente articolo, il cui titolo – “Il sorriso di Giancarlo” – coglieva fin da allora la caratteristica che poi mi avrebbe forse di più colpito (ma credo di non essere stato il solo) durante la nostra lunga frequentazione. 

Sì, perchè nell’ultima fase della sua esistenza il PCI – checché se ne sia detto – costituiva una palestra di dibattito vero, non di rado anche acceso, al quale Zannuccoli non si sottraeva certo, essendone anzi un protagonista tenace, se necessario perfino puntiglioso nel sostenere le sue idee ed i suoi convincimenti. Ti saresti dunque aspettato fosse normale che a tanta determinazione si accompagnassero roboanza oratoria, o un gesticolare concitato, o una mimica facciale contratta e seriosa.

Niente di tutto ciò: Giancarlo Zannuccoli non si scomponeva mai. Nemmeno nei momenti più accesi abbandonava le pacatezza dei toni e quel garbato accenno di sorriso, prima degli occhi che sulle labbra. Lo stesso sorriso che immancabilmente ritroviamo in ognuna delle foto raccolte nell’album per il suo 90° compleanno.

Fra i tanti, sono due gli episodi che mi piace ricordare, nel dare voce al dolore e alla commozione di tutti noi che oggi siamo qui a salutarlo ed a stringerci in un forte abbraccio alla figlia Giuliana, al genero Giuseppe, alla nipote Laura, alla sorella Carla e a tutti gli altri suoi congiunti, unendovi il ricordo della cara e indimenticata Elda.

Nel 1979 si propone il tema del ricambio del segretario del PCI Riminese. Con risvolti non semplici, in una Federazione nel cui gruppo dirigente mancava del tutto la generazione intermedia, quella di congiungimento fra i compagni storici, formatisi nei primi anni del dopoguerra, ed i più giovani, quasi tutti sotto i dieci anni di anzianità di partito.

Anche per questo fu una delle prime occasioni in cui si fece ricorso alla consultazione individuale del vasto numero di dirigenti federali, comunali e di sezione. Una commissione appositamente nominata trasmise all’organo dirigente il verbale contenente il risultato finale della consultazione, ma senza specificare il pronunciamento dei singoli consultati.

Qualche giorno dopo l’insediamento, mi contatta Zannuccoli: “Per correttezza – mi dice – credo tu debba sapere che io non mi sono espresso a tuo favore, ma solo perchè credo tu sia troppo giovane e quindi non ancora del tutto pronto. Per questo ti avevo intanto proposto come vicesegretario. Ma ora che sei il segretario di tutti noi, avrai da me lealtà e sostegno”.

Nel 1983 sopraggiunse un certo sommovimento all’interno della Giunta Comunale di Rimini, dovuto non solo all’arrivo, per la prima volta, del sindaco socialista. Ma anche alla necessità di rafforzare la direzione politica della Federazione, riportando al lavoro di partito alcuni assessori di primo piano, senza tuttavia indebolire la presenza comunista in Amministrazione.

Fu in base a tale presupposto che incontrai Giancarlo per prospettargli l’eventualità che lasciasse la presidenza dell’USL per tornare in Giunta, dov’era già stato in passato, assumendo questa volta l’importante delega all’edilizia.

Non è un mistero che fra le tante responsabilità da lui ricoperte, l’impegno connesso alla sanità abbia rappresentato una sorta di pressoché ininterrotta sua vocazione. Al punto che la volta in cui andai a trovarlo all’ospedale, in occasione del ricovero per un piccolo intervento, non capivo se fosse lì da paziente o avesse solo cambiato l’ubicazione presidenziale, tanto era l’andirivieni di collaboratori e dipendenti con i quali interloquiva come avrebbe fatto in ufficio. 

Quel pomeriggio parlammo a lungo, con me che cercavo di smontare in ogni modo la sua contrarietà. Nel lasciarci gli chiesi di pensarci qualche giorno, specificando, con una sorta di rassegnazione preventiva, che avrei dato seguito a quella scelta solo con il suo consenso.

Con mia grande sorpresa, dopo qualche giorno si presentò a dirmi: “Dovessi decidere io, rimarrei all’USL. Ma ho pensato che in fondo, al tuo posto, forse farei anch’io il ragionamento che fai tu, dovendo tener conto di più esigenze insieme. E in fondo la tua proposta mi fa capire che ho ancora qualcos’altro da dare a questo nostro partito”.

Anche questo era Giancarlo, il giovane del popolo che insieme alla capacità  politica, ha saputo accrescere pure la sua tempra umana, la sua cultura, la sua sensibilità sociale, sulla scia di un grande ideale.

Un ideale che nel tempo ha sì cambiato qualche volta nome e contenitore, lasciando però sempre immutati il contenuto e la sostanza. Un ideale che, anche in questi ultimi anni di vita, Giancarlo ha voluto coltivare, con le forze che diminuivano ma con immutata dedizione. In continuità con le speranze e i sogni da cui tutto era partito negli anni difficili del dopoguerra.

Certo, non di rado, per lui come per tanti di noi, quelle speranze hanno generato delusioni. Ed i sogni, dovendo fare i conti con la dura realtà, non tutti e non sempre si sono realizzati.

Ma come fa dire Veltroni a uno dei ragazzi riminesi che, nel suo romanzo “L’Isola e le Rose”, immagina siano protagonisti di quell’avventura, “non sono i sogni non realizzati, ma quelli non fatti a rendere insulsa una vita”.

Un pericolo che tu, caro Giancarlo, non hai mai rischiato di correre”. 

Giancarlo Zannuccoli (1927-2019)

In copertina: Il saluto di Nando Piccari a Giancarlo Zannuccoli fatto nella Sala del Commiato questa mattina.

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