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Rimini: “2019-1971=Itinere”. Le opere di Giovanni Lombardini dalla Galleria Zamagni a Bologna

Chiuso domenica scorsa il fortunato primo ciclo delle gite culturali ribattezzato Alla scoperta dei grandi collezionisti, la Galleria Zamagni inaugura la sua seconda stagione di mostre prestando la propria opera “in trasferta”. In attesa di ospitare nel superbo spazio ricavato in via Dante Alighieri 21 a Rimini i lavori di Stefano Ronci e Laura Renna che fra un mesetto saranno protagonisti della prima esposizione riminese del 2020, il nuovo anno si apre con una grande collaborazione con la Galleria 56 di Bologna già coinvolta nel 2019 in Flaneur di Massimo Pulini.  Questa volta sarà la Galleria di Gian Luca e Paola Zamagni a mettersi a disposizione dello spazio di via Mascarella all’ombra delle Due Torri, che sabato 22 febbraio alle 18 vedrà il vernissage di 2019-1971 = Itinere, un percorso che racconta quasi mezzo secolo di opere di Giovanni Lombardini curato proprio da Massimo Pulini. Saranno infatti esposti 50 lavori realizzati dal 70enne corianese fra il 1971 e lo scorso anno di cui il pubblico potrà godere fino al 30 aprile. Carte e tavole, ma soprattutto laminati, accesi dalle pennellate come scie luminose.

Così Massimo Pulini nel catalogo descrive l’artista romagnolo: “… Il crogiolo nel quale prepara la miscela cromatica è spesso calibrato su forze contrastanti, un patto da stabilire tra solventi e catalizzatori, tra essenze che diluiscono e agenti che solidificano, per riuscire a controllare le proprietà attive di quell’impasto e per condurlo verso la giusta destinazione, verso l’approdo dell’opera.
Si potrebbe giungere a dire che il quadro viene dipinto quando ancora si trova nella conca del crogiolo, la pratica e l’esperienza portano l’autore a immaginarlo già prima di venir depositato sul supporto, senza che si precluda l’epifania dell’imprevisto”. 

 

Giovanni Lombardini è nato nel 1950 a Mulazzano di Coriano (Rimini).
Ha compiuto gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino. Nel 1972, la sua opera Scarpe con erba diventa
immagine per il “I Manifesto”, pubblicato dall’Accademia di Urbino. Nello stesso anno riceve il II° Premio dal
Ministero Affari Culturali al “Grand Concours International Musee 2000” in Lussemburgo. Tiene le sue prime mostre personali a Rimini (1980) e a Trieste (1982).
La presenza materiale delle cose e degli oggetti ha condotto, negli anni ’70, la sua ricerca su binari dichiaratamente poveristi. Dai primi lavori con l’erba (1971-72), alle scritte e alle stelle di sapone (1973-74), fino alle grandi superfici pittoriche, ottenute per strofinio di petali e fili d’erba su tela. La scelta dei materiali è ricavata da una cognizione sia
sulla primarietà dei fenomeni naturali che sulla struttura fenomenica dei comportamenti sensoriali.
Dagli anni ’80 la sua ricerca si sposta tendenzialmente su materiali più tecnologici; quindi superfici lucide e non assorbenti; e poi calchi manuali di oggetti e persone con carta stagnola dipinta (1980-86), colate di vernici al rame e bronzo su lastre radiografiche vergini (1987) e fusioni di ghisa e sapone (1989).
Le opere recenti di Lombardini, incentrate su luce, colore e riflesso, nascono dalla scoperta e dall’uso sperimentale di materiali inconsueti: colori mordenti e acrilico lucido trasparente applicati su formica, su tavola o su carta.

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