Doveva tutelarle e proteggere e invece pensava a ogni stratagemma per poter spillare loro soldi, truffandole e estorcendo loro denaro, fino a molte centinaia di euro. Loro erano state vittima di violenza domestica o familiare, lei la presidente di un noto centro anti violenza di genere di Riccione, l’assocazione Buttrerfly che spesso faceva sentire la propria voce in occasione di episodi di cronaca che hanno avuto risonanza mediatica anche a livello nazionale.
I carabinieri di Riccione hanno arrestato questa mattina a Morciano Clarissa Matrella, trentacinquenne di origine foggiana. La donna vive in un abitazione che sarebbe appartenuta a una delle sue vittime. Secondo gli inquirenti la Matrella avrebbe approfittato delle donne che si erano rivolte al centro antiviolenza di Riccione e la Procura l’ha indagata per estorsione, malversazione e truffa. Al momento si trova agli arresti domiciliari, al termine di un’indagine coordinata dal sostituto procuratore Davide Ercolani partita nell’agosto del 2017 su segnalazione di una delle vittime e in virtù di un’ordinanza emessa dal gip Benedetta Vitolo. Il centro antiviolenza, per la cronaca, ha chiuso i battenti lo scorso anno in seguito alle perquisizioni effettuate dai Carabinieri in sede e nell’abitazione della presidente.
La Presidente del centro antiviolenza proponeva servizi a pagamento, in alcuni casi anche ai limiti della legalità, approfittando dell’indole debole di donne già provate dalle violenze subite, spesso da condizioni economiche poco fortunate. Donne – una ventina i casi accertati di truffa – di diversa nazionalità.
In particolare, la trentacinquenne proponeva di svolgere previo pagamento attività di investigazione privata – che lei stessa avrebbe svolto – o di sottoporre lo smartphone a backup. Addirittura venivano proposti consigli di natura giuridica, sempre previo pagamento. Qualora le vittime si rifiutassero di pagare o di accettare i servizi, arrivavano le minacce. Più volte la trentacinquenne le avrebbe rivolte a quelle che non si allineavano, paventando di condizionare negativamente il processo che le vedeva coinvolte, di solito per divorzi o affidamento di figli minorenni. Per impressionarle la Matrella arrivava a spacciarsi per avvocato o psicologa, oltre che partecipare a numerose iniziative pubbliche con istituzioni e forze dell’ordine.
Ma non è tutto. Il profilo criminale emerso, appare infatti piuttosto complesso. La donna intascava soldi chiesti ad amministrazioni locali e Regione Emilia-Romagna a titolo di rimborsi o di finanziamenti per progetti di aiuto sociale e psicologico per minori, in particolare la gestione di una casa famiglia di Cattolica. Soldi che la donna avrebbe utilizzato per pagarsi cene in ristoranti o andare dal parrucchiere. Alla trentacinquenne è stato inoltre notificato un provvedimento di sequestro preventivo. Avrebbe intascato diversi migliaia di euro dai fondi erogati dalle istituzioni. Oltre ad altro denaro dalle donne che si rivolgevano al centro antiviolenza cui venivano spillati singolarmente da qualche centinaia a qualche migliaia di euro.