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Riccione Teatro vince il Premio Ubu. Bruscia: “Un miracolo che si rinnova dal 1947”

Riccione Teatro vince il Premio Speciale Ubu 2019. L’associazione che promuove il Premio Riccione e TTV e che gestisce lo Spazio Tondelli ha ricevuto ieri a Milano il prestigioso riconoscimento nazionale grazie alla sua attività di promozione della cultura teatrale.

Nella motivazione della giuria infatti si legge: “Per l’impegno profuso verso la promozione della cultura teatrale contemporanea e degli autori italiani, sviluppato sul piano della drammaturgia, della ricerca e della sua relazione con le arti sceniche visuali dell’archiviazione e della diffusione della conoscenza teatrale”.

A ritirare il premio il direttore Simone Bruscia, che porta avanti con orgoglio un “miracolo che si rinnova ogni anno dal 1947”, come lo ha definito lui stesso.

“L’Ubu è l’Oscar del teatro in Italia. È un riconoscimento straordinario che ci riempie d’orgoglio e felicità, ed è al contempo un punto di partenza – commenta Bruscia –. Ci dà la forza di credere ancor di più al lavoro che stiamo portando avanti in questi anni a Riccione, dal nostro piccolo osservatorio di provincia, con l’ambizione di guardare sempre oltre, senza temere l’utopia, coniugando ricerca e sperimentazione, studio e passione”.
“L’Ubu a Riccione Teatro vale due dediche – continua – : la prima alla Città di Riccione, che dal 1947 ha deciso di guardare il mondo attraverso le lenti della drammaturgia e rinnova questo miracolo ogni anno, credendoci sempre e sempre di più; l’altra dedica ci impone lo sguardo rivolto al futuro e va ai giovani autori, a quelli che ancora non conosciamo, che parteciperanno alle prossime edizioni. È una dedica cui tengo particolarmente, perché il Premio Riccione non si limita alla scoperta di nuovi autori, ma vuole dare valore ai giovani, al loro pensiero, alla loro creatività, e conserverà e proteggerà sempre la sua vocazione maieutica, un’attitudine che rende questo progetto unico e speciale. A Riccione la parola del teatro deve sbocciare, deve scaturire. Viviamo un tempo in cui la parola è semplificata, ghettizzata, se non addirittura volgarizzata e banalizzata, da tutti gli organi di comunicazione, dalla televisione ai social network. Ed ecco che il teatro diventa quel luogo prezioso dove qualcosa di diverso davvero accade, quel luogo dove avviene il riscatto, il rilancio civile e pubblico della parola, la parola come scrittura, come gesto e azione. A teatro la parola risuona, si fa meraviglia, respiro e voce, soffio vitale.”

Da sinistra: Marco Molduzzi, Andrea Argentieri, Chiara Lagani e Luigi De Angelis.

Tra i vincitori c’è inoltre un altro talento romagnolo, l’attore riminese Andrea Argentieri (migliore attore e performer under 35) protagonista dello spettacolo della compagnia ravennate Fanny&Alexander “Se questo è Levi” premiato per “la progettualità complessa che attraversa scrittura, corpi, luoghi simbolici e concreti per indagare la personalità dello scrittore e l’eredità politica e umana che ci tramanda”.

Lo spettacolo è stato rappresentato anche a Rimini la scorsa estate nell’ambito del festival Le città visibili in tre location diverse della città (lo studio privato dell’antiquario Maurizio Balena, la scuola Ceis e la sala del Consiglio del Comune di Rimini), poiché è insito nella messinscena cercare ogni volta un ambiente adatto ai tre testi che lo caratterizzano.

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