Nel 2012 il sogno di diventare genitori, entrambe madri, nei dettagli, era diventato realtà. Serena Galassi e Giada Buldrini – entrambi riccionesi – erano ricorse alla fecondazione eterologa in una clinica di Barcellona, dove a Serena era stato donato un ovulo della sua compagna, Giada.
E così che lei, Serena, ha partorito due gemelli. Entrambe le donne si sentivano madri a tutti gli effetti dei piccioli. Ma l’unico genitore riconosciuto all’anagrafe della Perla era Serena, proprio lei che aveva partorito i piccoli. Ora grazia alla sentenza del Tribunale di Rimini, il loro sogno diventerà realtà anche per la città.
A novembre del 2018 le due ragazze avevano presentato al Comune romagnolo la richiesta di riconoscimento di filiazione fuori da matrimonio. La richiesta era stata però rigettata dall’anagrafe perché riferita “a una coppia di due madri e non a un padre o una madre, come richiede la legge”.
“Noi non possiamo riconoscere il dna di un bambino, negli uffici dell’anagrafe non lavora un’equipe di chimici o di medici – spiega – io non dico che non possano esserci due madri, questo spetta – appunto – a un tribunale o a un medico ma posso dire con certezza che le due ragazze hanno trovato un pretesto per intentare una causa e per trovare facilmente visibilità mediatica”, aveva tuonato la sindaca Renata Tosi.
All’indomani della risposta negativa arrivata dal Comune Giada Buldrini e Serena Galassi hanno presentato tramite l’avvocato Katia Buldrini un ricorso al Tribunale di Rimini per chiedere anche il riconoscimento di Serena come madre dei due gemelli.
E nella giornata di ieri il palazzo di giustizia riminese ha dato di fatto ragione alle due donne.
Come disposto da sentenza del Tribunale di Rimini, l’Ufficiale di Stato civile del Comune di Riccione procederà all’annotazione dell’atto di nascita dei figli della coppia, indicando quale secondo genitore, Giada, la madre che ha donato i propri ovuli per la fecondazione medicalmente assistita e poi portata a termine dalla compagna.
Spiegano dal Comune di Riccione, e più precisamente l’ufficio anagrafe, che “come già chiarito a suo tempo, in seguito alla sentenza del Tribunale civile ordinario di Rimini, dove è stato presentato il ricorso della coppia nel novembre del 2018, si procederà all’annotazione del riconoscimento di filiazione fuori dal matrimonio, trascrivendo il nome del secondo genitore dello stesso sesso. La sentenza depositata sabato scorso, quindi, va a colmare un vuoto normativo, non diversamente sanabile. A tutt’oggi in Italia, non vi è una legge che dice che è possibile indicare come secondo genitore una persona dello stesso sesso del primo, da qui il rifiuto dello Stato Civile di Riccione. Davanti al Tribunale ordinario, volontaria giurisdizione, l’udienza si è tenuta in aprile e la sentenza è stata depositata in questi giorni, dopo 9 mesi, segno della particolare delicatezza della materia trattata”.
Sulla vicenda è intervenuta anche Arcigay: “Bella vittoria a Riccione della famiglia arcobaleno di Giada e Serena, un comune ormai da anni ostile a ogni forma di tutela e riconoscimento dei diritti e delle persone LGBT, e proprio per questo il successo è ancora più significativo. La forza del diritto sconfigge l’omofobia che col pretesto burocratico ferisce ancora molte famiglie omogenitoriali.