A marzo 2019 era stata notificata la sospensione della licenza del Cocoricò per tre mesi da parte del comune di Riccione per il mancato pagamento di una rata della Tari (Raccolta rifiuti). La sospensione della licenza terminava a metà maggio ma a tutt’oggi non vi sono “segnali” di ripresa dell’attività.
Anche per questa ragione vi è stato chi ha lanciato una petizione sul sito change.org “No alla chiusura del Cocoricò”. “Una cattiva gestione del locale negli ultimi 4-5 anni non possono mettere in discussione 30 anni di Storia da Numeri 1 della riviera romagnola.” Ad oggi la petizione aveva raccolta oltre 600 firme.
Ma i problemi per il Cocoricò non sono solo il pagamento della Tari.
Lo storico logo del club è finito all’asta insieme ai due marchi che identificano due tra le serate più apprezzate dai clubber della Piramide sulle colline riminesi, Titilla e Memorabilia. Solo la richiesta di concordato, da parte della proprietà ha bloccato la procedura di vendita chiesta da un debitore.
Pochi giorni dopo la Guardia di Finanza pone sotto sequestro preventivo il club contestando a Fabrizio De Meis, patron del locale, presunte irregolarità fiscali per un ammontare complessivo di 800.000 Euro, contestate in qualità di Amministratore unico della Mani Avanti (società di gestione negli anni 2015-2016 oggetto dell’accertamento).
La speranza che il Cocoricò possa aprire per la stagione estiva 2019 si ridotte al lumicino.