“Qui volano querele!”, minacciava il Totò del lei-non-sa-chi-sono-io. Sia lui l’ispiratore, o il politologo Piero Ignazi, teorizzatore della “giurisdizzazione della politica”, nel Pd di Riccione si rischia davvero di finire a carte bollate.
È quanto si legge oggi in un articolo di Repubblica, titolo: “Idice ha fatto scuola, a Riccione 4 consiglieri dal pm”. I quattro consiglieri in questione sono ovviamente quelli prima auto-sospesi, poi da poco espulsi dal partito: Fabio Ubaldi, già candidato a sindaco e sconfitto da Renata Tosi; Daniele Marchetti, Ulrike Bonfini, William Casadei. Cioè il gruppo di “Democratica“, sostenuto da una ventina di iscritti.
Ma perché in tribunale? Casadei due giorni fa avrebbe scritto una lettera contente accuse pesanti: il dirigenti del Pd avrebbero esercitato per mesi “minacce e intimidazioni nei confronti di chi svolge il ruolo di amministratore nell’interesse della collettività, impedendogli negli ultimi anni il libero confronto dentro il partito e uccidendone la sua anima democratica”.
Alla domanda di Repubblica, se ciò significa passare alle vie legali, Casadei risponde: “Sì stiamo facendo le nostre verifiche. Loro ci impediscono di fare il nostro ruolo di consiglieri. Volevano persino che le nostre decisioni passassero prima per la direzione Pd”.
Cade dalle nuvole il segretario del Pd riccionese, Marco Parmeggiani: “Minacce? Se avessi in mano questa lettera andrei io immediatamente dai magistrati, per denunciarli. Mai fatto minacce. In un partito capita di mandarsi a quel paese, ma non è certo una minaccia”.