L’argomentazione di Fabio Ubaldi per motivare il suo rifiuto di rendere pubblica la sua denuncia dei redditi, come è obbligo di ogni consigliere comunale, è degna di nota.
La legge nazionale fa espresso riferimento alla copia dell’ultima dichiarazione dei redditi soggetti all’imposta su quelli delle persone fisiche. Alla dichiarazione dei redditi va aggiunto lo stato patrimoniale del consigliere comunale. Vigila sulla corretta applicazione della legge anche l’Anac (l’Autorità Nazionale Anticorruzione di Raffaele Cantone).
Colpiscono le motivazioni di Ubaldi per quanto siano del tutto fuori luogo. Dice il consigliere di Patto Civico, già candidato a Sindaco nel 2014 e già segretario del Pd di Riccione: “Da oltre otto anni i cittadini possono avvalersi di tutti i miei documenti di reddito, e da oltre tre anni a questa parte anche delle mie questioni personali sulle quali si è speculato oltre ogni misura”. “Quindi – conclude – in accordo con i miei soci abbiamo deciso di limitare questa esposizione nel loro rispetto soprattutto a fronte dello sciacallaggio che anche in questa circostanza qualche vecchia volpe non si è fatto mancare”.
Delle volpi abbiamo già parlato. Ma non si comprende neanche dove starebbe l’esposizione sua (comune a migliaia di pubblici amministratori in Italia) e soprattutto dei suoi soci. Infatti la legge prevede la pubblicazione dell’Irpef persone fisiche e della situazione patrimoniale personale.
Ubaldi nella passata legislatura ha pubblicato, ad esempio, la denuncia Irpef 2015 (37.042 euro) e la sua situazione patrimoniale (Socio August sas – quota 55% e socio Pastrocchio sas – quota 55%). Non si menzionano chi siano gli altri soci e tanto meno i bilanci delle società. Correttamente. La legge chiede il reddito persone fisiche di chi svolge la funzione pubblica. Anzi proprio per evitare inutili speculazioni, la stessa legge prevede che la moglie ed i parenti sino al secondo grado possono rifiutare di far pubblicare i propri redditi.
In definitiva, quanto sostiene il consigliere Fabio Ubaldi appare molto originale, per non dire pretestuoso .
In ogni caso questa strana situazione di mancato rispetto di leggi nazionali è degna di attenzione. Anche perché in caso di “inadempienza maturano sanzioni che vanno da 500 a 10 mila euro in capo agli amministratori; il dirigente che deve garantire l’applicazione di queste disposizioni matura una responsabilità di risultato in caso di mancato rispetto della previsione”.
“Occorre aprire una stagione nuova in città, fatta di collaborazione, partecipazione e trasparenza“, affermava Ubaldi nel 2014 nel candidarsi alle primarie per designare il candidato a sindaco del Pd, che poi avrebbe vinto. Stagione ora vecchia e ormai chiusa?
L’Arciunés