Si è conclusa la lunga campagna elettorale di Riccione. Era iniziata il 23 febbraio, quando 13 consiglieri comunali (8 di minoranza e 5 della maggioranza di Renata Tosi) si recavano da un notaio e si dimettevano dalla loro carica, decretando la fine della legislatura ed aprendo le porte alle elezioni anticipate.
Checché se ne dica, sono rari i casi di scioglimento così “violento” di un consiglio comunale. Soprattutto in realtà importanti come Riccione. Evidentemente le difficoltà della maggioranza di centro destra di Renata Tosi erano molto più profonde di quelle che trasparivano dalla paralisi progressiva di quella giunta.
Una campagna elettorale, dunque, durata quattro mesi. Senza esclusioni di colpi e con un risultato elettorale al primo turno in linea con il dato politico nazionale: scarsa affluenza al voto, 5 Stelle in difficoltà e ritorno al confronto/scontro tra centro sinistra e centro destra.
Un ritorno al passato? Per alcuni aspetti sì, ma per molti altri no.
Non è un ritorno al passato perché nell’elettorato sta prevalendo l’idea che i populismi, le improvvisazioni, il pressapochismo, i salti nel buio, i movimenti che pensano a soluzioni dettate dall’opportunismo del momento, non offrono prospettive serie. In particolare i 5 Stelle, messi alla prova del governo locale, hanno mostrato tutti i limiti della capacità di governare.
Non è un ritorno al passato perché la società è profondamente cambiata dalla fine degli anni ’90 ad oggi. Le paure (tante), le migrazioni, i conflitti, il terrorismo, la crisi economica hanno segnato profondamente questi anni. Le ricette non possono essere le stesse di allora.
E però a Riccione si ritrovano a misurarsi centro destra e centro sinistra, nel ballottaggio tra Renata Tosi e Sabrina Vescovi.
Non sono due proposte simili, ma alternative. I programmi e le proposte per Riccione non sono affatto uguali. Al contrario, vi sono due idee opposte di città.
Anche alcuni gesti della campagna elettorale dimostrano questa differenza. Renata Tosi ha usato, negli ultimi giorni di campagna elettorale, due strumenti molto “anni ’90”. Una è stata l’appello a votarla con lettera firmata da Silvio Berlusconi; è come se Sabrina Vescovi avesse risposto con una lettera di Achille Occhetto. E poi lo striscione trainato dall’aereo, con scritto votate Renata Tosi: davvero un’immagine plastica del passato. Poi c’è stata anche una puntata nelle gloriose giornate del 1948, con il megafono montato su auto (multato dai vigili) e le affissioni un tantino debordanti. In linea con questo mood, il programma appare divisivo, l’idea di città senza un filo conduttore, la coesione sociale declassata da valore a pratica burocratica.
Più che sulla sostanza delle cose, tutta la campagna della Tosi si è giocata sul “tradimento” subìto, senza sfiorare una delle questioni che hanno portato al collasso della sua ex maggioranza. Il suo è un appello al voto di appartenenza e gli ultras dei social ce lo hanno rammentato ad ogni post.
Se non che Riccione, dopo gli ultimi anni trascorsi in questo clima, avrebbe bisogno di recuperare quella che da sempre è stata la sua grande forza ed è la sua unicità: l’orgoglio di una comunità coesa in modo formidabile, capace di inventarsi, in nemmeno cento anni di storia, una città dove tutti vorrebbero vivere. Da questo punto di vista, Riccione è davvero una città “americana”, protesa al futuro con fiducia e aperta alle sfide senza complessi di sorta.
Anche il centro sinistra ha subito le sue brave deflagrazioni – Fabio Ubaldi docet – e si è ritrovato in una campagna elettorale che non aveva certo preventivato. Sabrina Vescovi è riuscita nell’impresa non facile di mettere in campo una proposta competitiva grazie una visione che va oltre il contingente. Non era affatto scontato. La sua campagna elettorale è apparsa più lineare, più concreta, meno passatista. Ha comunque proposto una visone per il futuro, che può piacere o meno, ma almeno è chiara. Più che dal confronto con la Tosi sui temi, la Vescovi deve guardarsi dalla stanchezza generalizzata dell’elettorato di centro sinistra, in questa regione ancora più accentuata.
La manutenzione della città, la riduzione della pressione fiscale, la soluzione di alcune partite come il Marano, il porto, l’area intorno alle Terme, la sicurezza, la sanità: tutte cose sacrosante su cui le candidate hanno, o dovrebbero avere le loro proposte.
Ma Riccione, secondo noi, ha bisogno di ritrovare innanzi tutto il suo straordinario senso di comunità, l’orgoglio dell’essere e di appartenere. Tutt’altro che campanilismo rancoroso e piagnone, quello che va sempre in cerca di chi “ci vuole male”. Riccione può e sa guardare al futuro non tralasciando ciò che si è fatto in positivo (tanto) e superando gli aspetti negativi.
Ci piacerebbe che la Perde Verde volesse stupire ancora una volta. Per esempio, che domenica il risultato dell’affluenza fosse più alto del primo turno. Solo un sogno, ma sarebbe davvero un bel segnale per Riccione e per il sindaco che verrà eletto.