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Renzi ha fallito il cambiamento

Renzi ha fallito sul suo terreno del cambiamento. Altro che riformismo efficiente! Il partito ha avuto ed ha le carte in regola per essere realtà trainante ma Renzi queste carte non le ha usate, e quando le ha usate le ha usate male. Si è ripiegato su se stesso in maniera autoreferenziale e tecnocratica. Chiuderti in una stanza, con i tuoi quattro amici che parlano rigorosamente con accento toscano, non rilancia l’Italia, non ravviva il paese, non rende il centrosinistra italiano una forza compatta e unita. Mischiare, come si prova a fare in queste ore qui a Rimini, le begucce divisive locali ai temi congressuali non fa un buon servizio al valore strategico di un congresso come questo, che ha bisogno invece di rifondare il partito e di dotarlo di un progetto di governo per fare da motrice e non da vagone del civismo, col quale il Pd deve dialogare alla pari e non con fare subalterno e referenziale. Il civismo vero è quello della gente e si costruisce fra la gente non ai caminetti.

Sostenendo Andrea Orlando non cerco rifugio nella nicchia della sinistra del partito. Non è la mia coperta di Linus. Tutt’altro. Anche perché in quel caso bisognerebbe ragionare su cos’è la sinistra e cos’è di sinistra oggi. Sostengo Orlando perché sostengo la necessità di mettere in campo un cambiamento vero ed un riformismo di popolo. Quello che, messo alla prova, non è stato in grado di fare Renzi durante il suo mandato. L’energia di Renzi, quella in cui tutti speravamo, si è arenata sulle sue presunzioni e sulle sue arroganze. La sua spinta propulsiva è stata soffocata dal sistema chiuso, amicale, familistico messo in campo da lui stesso come forma di autotutela, mostrando in realtà tutta la sua debolezza e inadeguatezza.
Sto quindi con chi sfida Renzi e il renzismo sul suo stesso terreno del cambiamento e del riformismo. La differenza stà nel fatto che il riformismo tecnocrate, ingegneristico ed isolazionista ha fallito.

Oggi occorre mettere un riformismo progettuale, di popolo, sociale.

Avere guardato la realtà solo dal punto di vista delle eccellenze e delle avanguardie ha impedito di vedere cosa davvero stava succedendo nel paese. Ciò che è avvenuto con il voto al referendum è emblematico. Periferie e giovani hanno detto no al renzismo. Il fenomeno l’ho visto bene nel mio comune dove il no ha prevalso nettamente. Ebbene è stato tutt’altro che un fenomeno isolato per caratteristiche locali. E’ stato lo specchio nitido di un risultato nazionale che ha messo in luce la distanza siderale fra l’azione verticistica renziana e il sentimento comune della gente. Io ho sostenuto la bontà delle riforme istituzionali, ed in quanto tali ancora lo sostengo. Il problema è che non c’è riformismo senza popolo, non c’è cambiamento senza consenso, non si vince se non si convince.
Avrei sperato diversamente ma Renzi in questi mesi ha mostrato di non avere capito cos’è successo. E questo è un altro grande limite, che sinceramente non mi aspettavo.
Per questo se si vuole riprendere la strada del cambiamento e delle riforme occorre cambiare e Andrea Orlando, non Matteo Renzi, in questo congresso è il candidato che interpreta il cambiamento.

Riziero Santi

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