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Referendum e Regionali, cosa cambia anche a Rimini

Le elezioni di domenica e lunedì consegnano al Paese e alla politica uno scenario che fino a poche ore prima era impensabile. Diciamo subito che ancora una volta i sondaggi e gli stessi exit poll erano sbagliati. Il testa a testa in Toscana non vi è stato. La vittoria di Emiliano in Puglia è stata netta. Ancora più pesante del previsto la vittoria di De Luca in Campania. Gli stessi modelli matematici su chi ha votato SI o NO tra l’elettorato delle varie forze politiche lasciano molte perplessità.

I SÌ hanno vinto nettamente 70% a 30%. Non credo che abbiano prevalso il populismo e l’antipolitica, ma semmai la consapevolezza in una parte ampia di elettorato che senza le vittoria del SÌ le riforme non si sarebbero più fatte per anni. Ora la sfida è aprire una nuova stagione con una nuova legge elettorale, la modifica ai regolamenti di Camera e Senato e correzioni costituzionali da realizzare con il contributo di tutti. E’ una sfida per recuperare lo scetticismo di una parte degli elettori che hanno votato NO. Le elezioni anticipate non vi saranno.

Con il referendum e le elezioni regionali non vi è stata la “spallata” che il centrodestra voleva dare al Governo. Non vi è stata neppure la spallata a Zingaretti per la leadership del PD. In questo caso una spallata tutta interna. Escono rafforzati il Governo e il PD. Il partito di Zingaretti è l’unico argine alla Destra italiana, alla peggiore Destra italiana.  Ciò non eviterà una discussione ancora più calda tra PD e 5 Stelle su MES, sui Decreti Sicurezza e su come investire il recovery fund. Il primo ministro  non può continuare a rinviare questi nodi politici. Ieri Giuseppe Conte ha evitato ogni commento di merito, ma non potrà stare in silenzio anche nelle prossime settimane.

I 5Stelle cercano di coprire un risultato elettorale disastroso nelle regioni e nei comuni con la vittoria del SÌ. Un tentativo destinato a durare qualche ora. Si riaprirà inevitabilmente uno scontro interno al movimento. Lo stesso Di Battista esce male da questa consultazione elettorale. Sostenitore di un MoVimento che si presenta alle elezioni senza allearsi con nessuno, ha registrato solo clamorosi insuccessi, ad iniziare dalla Puglia. Un’alleanza con il centrosinistra in tempi adeguati avrebbe potuta essere vincente anche nelle Marche.

Italia Viva, alla prima prova elettorale, esce molto ridimensionata. I voti del partito di Matteo Renzi non sono decisivi in nessuna regione. Voleva essere determinante sia in Puglia, facendo perdere Emiliano, che in Toscana, facendo vincere Giani. Non è andata così. In Puglia la lista guidata da Scalfarotto è andata poco oltre l’1,5% pur mettendo insieme Italia Viva (1,08%), la lista di Calenda (0,30%) e quella dei ragazzi di Volt (0,11%). In Toscana Italia Viva rimane sotto il 5%. In conclusione un risultato molto modesto che rischia di aumentare la conflittualità nel Governo per avere maggiore visibilità, tecnica che d’altra parte Renzi ha ampiamente usato anche in passato.

Nel centrodestra prevale la delusione. Soprattutto nella Lega. Fallito per la seconda volta l’assalto alle Regioni rosse, prima l’Emilia Romagna e ora la Toscana, il Segretario deve subire anche il super Zaia in Veneto e il mezzo flop dei voti della Lega al sud. Salvini non sfonda.

Giorgia Melloni piazza un altro presidente di Regione, quello delle Marche, anche se deve subire la sconfitta netta del neo acquisto Raffaele Fitto in Puglia.

Forza Italia vede l’unico candidato che aveva in campo, Caldoro in Campania, uscire surclassato dal presidente De Luca. Non vi è stata partita. Forza Italia si può consolare con il 5% dei voti conquistati in Campania alla pari della Lega e Fratelli d’Italia. Magro bottino per tutti.

Il centrosinistra ha perso le Marche. Una sconfitta annunciata. La mancata  ricandidatura del presidente uscente e la difficile scelta del successore hanno spalancato le porte alla vittoria del centrodestra. Nella Marche, secondo la sindaca  di Ancona Valeria Marcinelli, è mancato tutto: “Un governo regionale efficiente, un radicamento nel territorio e un candidato forte e riconosciuto”. Difficile fare peggio di così.

Questo voto apre prospettive interessanti anche per il voto amministrativo del 2021 che vedrà protagonista Rimini. Si rafforza l’ipotesi di un accordo con i 5Stelle. Il Movimento non ha ancora deciso. Molto dipenderà da cosa succederà a Cattolica con la ricandidatura di Gennari. Il Pd, dopo 5 anni di opposizione anche dura, è disposto a sostenerlo? Cattolica può essere sganciata da Rimini? Domande a cui dare delle risposte nelle prossime settimane. I candidati che hanno vinto nel centrosinistra provengono tutti da consolidate esperienze politiche ed amministrative di primo piano e radicate nel territorio. Un segnale da tenere in considerazione anche per la prossima tornata elettorale.

Maurizio Melucci

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