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Referendum, il commento di Andrea Gnassi

Il sindaco di Rimini Andrea Gnassi commenta il risultato del referendum:

“Per il Sì è stata una sconfitta netta, indiscutibile, dolorosa nelle proporzioni. Questo va detto subito e a scanso di ogni possibile interpretazione, tra quelle interessate e quelle ‘para…le’ tese a prendere le distanze a risultato ancora caldo. Questo voto non si presta a equivoci, va detto chiaramente. Così come inequivocabile è l’enorme partecipazione, dato questo che va letto e preservato come un valore vero in tempi di relazioni tra politica e cittadini improntati al completo disincanto. Viene respinta una riforma costituzionale per cui anche personalmente, come migliaia di altri sindaci in Italia, mi ero speso, considerandone i vantaggi almeno per i territori e per le città, spina dorsale del Paese ma senza alcuna voce e funzione a Roma.

Un Paese che continuo a ritenere debba uscire dalla stagnazione e dalla paura.

Il No al 60 per cento mette in luce invece un giudizio negativo su questa proposta, molto probabilmente un giudizio politico nazionale più largo, e di ciò bisogna responsabilmente prenderne atto. Subito e senza indugi. Perché se c’è un pericolo immediato e reale del voto di ieri è quello di affrontare da oggi una fase politica e istituzionale molto difficile, con possibili/probabili effetti sull’economia e sul presente e il futuro del sistema Paese. A cominciare da subito, con la necessità di approvare la legge di bilancio, cui anche Rimini guarda con concreto interesse. Occorre un gigantesco senso di responsabilità, innanzitutto da parte di tutti i soggetti che fanno politica, ad ogni livello, per gestire questo periodo avendo come obiettivo esclusivo l’interesse dell’Italia e non il tornaconto partitico o corporativo o semplicemente proprio. Le domande dei cittadini, che in primo luogo si rivolgono a Comuni e Sindaci, hanno bisogno di risposte, oggi, subito. Mi auguro che la Legge di Bilancio, i provvedimenti per la costruzione di nuove scuole, le misure contro il dissesto idrogeologico, tutti i temi che toccano in concreto le città, Rimini compresa, non siano gettati nel frullatore del dibattito eterno su ‘quale riforma fare’ con il risultato della paralisi. Dico questo anche e soprattutto per il Partito Democratico: la dialettica interna post voto, necessaria, non può essere l’occasione per una mera, semplice, esclusiva dinamica congressuale e correntizia. Essere il partito ormai unico perno di un sistema squassato e sfiancato significa adesso responsabilità e una lucidità assoluta. A Roma come a Rimini, a Milano come a Bologna. E’ stata bocciata una riforma attraverso la somma di tutti i No che ci sono nel Paese, ma resta ferma l’urgenza di cambiarlo radicalmente questo Paese. Se c’è un punto che accomuna Si e No è che l’Italia debba cambiare: ciò che non può allora fare questo Paese è restare fermo, non cambiare.

Soprattutto non va smarrito il senso originario della missione del PD, quello di una forza riformista e moderna, che fa proposte per cambiare in meglio il Paese e le sue città. Una forza che, ad esempio a Rimini, proprio in virtù dei programmi e dei fatti è stata riconfermata con risultato pieno e nettissimo al Governo della città appena cinque mesi fa. Si può e si deve ripartire (anche) da qui: dalle scelte e non dalla paralisi, dal cambiamento e non dalla palude, dalla forza di un progetto”.

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