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Rapporto 2016: ospedali riminesi al top in Italia, per questo vogliamo preservarli

Sono stati pubblicati recentemente i dati del Piano Nazionale Esiti (PNE) dell’“Agenzia Nazionale per lo studio della situazione e funzionamento delle strutture sanitarie” (Agenas); in particolare di quelle ospedaliere, ma non solo.

A cosa servono?
La Sanità è un mondo complesso, difficile da comprendere per chi non è del settore, che cambia nel tempo in relazione alle persone che vi operano, all’organizzazione e al continuo progresso di terapie e tecnologia.

Serve quindi uno strumento nazionale come l’Agenas, che in modo il più possibile indipendente e flessibile, fornisca del dati chiari sul funzionamento dei Servizi sanitari, comparandoli fra di loro e con quelli di altri Paesi.

IL PIANO SANITARIO ESITI 2016. Appare ovvio dire che oggi gli ospedali sono giudicati complessivamente per le loro attività; sono delle ‘macchine integrate’, per cui un ospedale è giudicato per il complesso delle attività che svolge nei diversi settori, da quello Ortopedico, in cui si valutano anche i tempi di intervento nelle fratture di femore, a quello Cardiologico, che si interessa anche del tempo che occorre per eseguire una Angioplastica coronarica per via percutanea in caso di ischemia (sofferenza) cardiaca (con dolore retrosternale), a quello Ostetrico che valuta il numero dei Cesarei sul totale dei parti, a quello Chirurgico che valuta anche la percentuale di colecistectomie laparoscopiche sul totale delle stesse e il numero di interventi operatori per le varie Neoplasie e così via.

E’ chiaro che molto spazio vengono dedicati ai ‘volumi’ di attività, nel senso che solo una base consistente di interventi dello stesso tipo ti conferisce la capacità di affrontarli con adeguatezza. e in particolare vengono analizzate le complicanze o la mortalità per i diversi interventi, i cui indici, se fossero alti, testimonierebbero l’inadeguatezza della struttura ad affrontare le singole patologie.

In questo quadro generale, che come dicono gli estensori non vuole essere assolutamente una classifica, emerge una realtà che già conosciamo da tempo. E cioè un gradiente di maggiore funzionalità che degrada dal Centro-Nord al Sud, dove però non mancano numerose isole di eccellenza, dimostrando che migliorare si può.

Ma come se la cavano i principali ospedali del Riminese comparati ai dati nazionali? E in particolare, che dati emergono dall’Infermi di Rimini, il Ceccarini di Riccione, il Franchini di Santarcangelo e il Cervesi di Cattolica per alcune patologie, quelle più significative per valutare funzionamento e qualità?

INFERMI DI RIMINI. È l’Ospedale più grande e strutturato del nostro territorio, con il maggior numero di discipline. Vediamo allora alcuni parametri del PNE quali ‘Frattura di femore’, ‘Angioplastica coronarica’ (PTCA) , ‘parti cesarei’ sul totale dei parti , interventi per alcune ‘Neoplasie di colon e stomaco’, e percentuale di ‘Colecistectomie con tecnica Laparoscopica’ sul totale delle Colecistectomie.

Per le fratture di femore (231 in un anno), l’intervento entro 2 giorni è stato eseguito nel 76.7% dei casi , ampiamente superiore alla media italiana del 49.94%.

Per l’Angioplastica coronarica sempre entro 2 giorni dal ricovero su 465 procedure nel 55.90% contro il 41.40% media italiana.

Riguardo i Cesarei, su 2.466 parti lo sono stati 13.77%, a fronte di una media italiana del 25.69%.

Per quanto attiene alle Colecistectomie con tecnica Laparoscopica si raggiunge quasi la totalità.

Per quanto si riferisce invece ad alcune neoplasie, il PNE stabilisce che al di sopra di un certo numero di interventi si crea negli ospedali una expertise sufficiente a garantire qualità. Per il colon la soglia è 50 casi all’anno, per lo stomaco 20 casi, per il polmone 150 casi anno, per il seno 135 casi anno. Esaminando le diverse patologie, notiamo che per la Neoplasia del colon sono 173 gli ospedali italiani che si collocano al di sopra dei 50 casi operati; per lo stomaco sono 97 al di sopra di 20 casi, per il polmone 37 al di sopra di 150, per il seno 123 sopra i 135 casi.
Si badi bene che avere numeri adeguati significa anche minore mortalità e maggiore sopravvivenza nel tempo.

All’Infermi di Rimini vengono operati anno 191 pazienti con tumore del colon, 120 con tumori dello stomaco, con mortalità operatoria molto bassa, molto al di sotto delle medie nazionali.

OSPEDALE CECCARINI. A Riccione vengono operati ogni anno 115 tumori del colon, 63 tumori dello stomaco e 172 tumori del polmone.

Anche le fratture di femore rientrano in parametri alti di intervento entro 48 ore, come pure alta la percentuale di Laparotomie per la Colecistectomia.

Un dato molto confortante è anche quello della Chirurgia toracica, che con i suoi 172 interventi all’anno è fra i 37 reparti italiani con i numeri più alti.

OSPEDALE FRANCHINI. L’ospedale di Santrcangelo è noto per il reparto di Chirurgia senologica. I numeri ci confermano l’elevato numero di interventi per Tumore del seno, 394 all’anno, con il 99.49% dei casi entro i termini stabiliti dal protocollo, contro una media italiana del 66.42%.

Un ottimo reparto anche per il numero di ricostruzioni della mammella post-mastectomia; mastectomia che, inoltre, rimane entro i numeri stabiliti, essendo prevalenti a Santarcangelo gli interventi di Chirurgia limitata.

OSPEDALE CERVESI. Cattolica si è fatta una fama principalmente per la Chirurgia della spalla, punto di riferimento per tanti pazienti locali, ma che arrivano anche da altre regioni.
Il numero di questi interventi risulta essere di 177 all’anno, il che garantisce alta professionalità e risultati ottimali in una patologia di nicchia, ma pur sempre importante.

Avrete già capito che gli ospedali del nostro territorio forniscono parametri oggettivi di assoluta eccellenza, con volumi adeguati e professionisti che sanno mantenere il livello di qualità nel tempo e negli anni.

È quanto ovviamente desiderano i pazienti innanzi tutto, oltre ad una buona accoglienza e l’accessibilità ai servizi.

Ed è questa la preoccupazione di tanti cittadini e amministratori locali: conservare questi livelli che sono, a mio parere, assolutamente assimilabili senza contrasti in politiche di Area Vasta per la Sanità, che la nostra Regione ha intrapreso da alcuni anni.

Non ho esaminato i rimanenti ospedali romagnoli, non era l’intento di questo scritto. Ma sono certo che anche queste altre realtà rientrino negli standard nazionali più elevati.
Vi sarebbero tanti altri parametri da analizzare, sia per le discipline cui ho accennato che per altre. sarà materia per una prossima riflessione.

Alberto Ravaioli

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