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Quella luce dell’alba sul nostro Duomo

In una mia recente Cronaca (arricchita dal richiamo a un bellissimo saggio di Paolo Zaghini) ho ricordato Glauco Cosmi non solo come promotore e anima della Sagra Musicale Malatestiana ma anche come grande poeta dialettale.
E’ Dom (Il Duomo) è certamente una delle sue composizioni più suggestive.

La calda notte estiva è giunta ormai alla fine e lui, “t’un bagn’ d sudòr” non è riuscito ancora a chiudere occhio. Infine accende la luce, si alza, esce di casa e monta sulla bicicletta.

Le strade sono deserte. Glauco pedala lentamente, insonnolito, quando, a un certo punto, per poco non cade dalla bici, fulminato dinanzi alla visione del Tempio Malatestiano baciato dalle prime luci dell’alba.

…e dòm , sa di culòr da fè paura/ e pareva un fantèsma, d’un ciaror/ che trasfurmèva al pietri in èria pura/ A m so farmè. Dasdè se marciapìd/ a m so incanted a guardèl piò d’un quert d’ora./A m sèra strac, mo n’ò putù resèst;/A i sarò pas davanti un milioun d’volti/ mo isè bèl an m’arcord d’avel mai vèst.

(“Il duomo, con dei colori da far paura/ sembrava un fantasma, di un chiarore/ che trasformava le pietre in aria pura/ Mi sono fermato. Seduto sul marciapiede/ mi sono incantato a guardarlo più d’un quarto d’ora./ Ero stanco ma non ho potuto resistere/ ci sarò passato davanti un milione di volte/ ma così bello non ricordo di averlo mai visto.”)

La luce l’al fasceva d’un culòr/ ch’un gn’è pitòr che tènga, ch’en spo di…

E non c’è pittore che possa riprodurre quella luce indescrivibile, che fascia i marmi della facciata.

Bisogna allora seguire il consiglio che il poeta rivolge “ma quìl chi dorma poc”, a quelli che dormono poco. Perché…
“E’ dom sla prima luce ch’l’al carèza/ sa l’andè a veda, l’è d’una beleza!”

A proposito di albe a Rimini permettetemi una domanda. Da quanto tempo non assistete allo spettacolo straordinario del sole che sorge sul mare? Vi siete mai immersi in estate, quando l’acqua al mattino è calda e calma, nella scia rossa di quel sole, seguendola a lente bracciate, e ad occhi socchiusi? E vi siete mai chiesto che effetto vi farebbe quel grande sole che si affaccia all’orizzonte se fosse punteggiato da tanti piccoli scarafaggi neri?

Eh già. Le pale che girano.
Giriamole molto ( ma molto) al largo.
Per evitare che girino troppo (ma troppo) in basso.

Giuliano Bonizzato

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