La provincia di Parma conquista la vetta della classifica sulla qualità della vita, seguita sul podio da Trento e Bolzano.
Tutte del Sud le ultime, secondo il Rapporto sulla Qualità della Vita in Italia 2021 di ItaliaOggi e Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con Cattolica Assicurazioni, giunta alla 23esima edizione.
Quest’anno la maglia nera va a Crotone, preceduta da Napoli e Foggia (che era ultima lo scorso anno). A metà classifica Roma, che scivola al 54/mo posto (l’anno scorso era al 50/mo), seguita dalla prima provincia meridionale per qualità della vita, che è Matera.
Otto province emiliano-romagnole su nove occupano il gruppo di testa. Città in cui la qualità della vita è alta o accettabile. Nell’ordine, compaiono Parma (prima), Bologna (quarta), Modena (15esima), Reggio Emilia (16esima), Ferrara (24esima), Ravenna (29esima), Forlì-Cesena (37esima) e Piacenza (43esima). Resta fuori Rimini, 61esima. Anche se migliora rispetto al 68esimo posto assegnatole lo scorso anno e ottiene un secondo posto alla voce “Turismo e tempo libero”, la città felliniana schiva per un soffio il gruppo delle città in cui la qualità della vita è bassa. Bologna è la seconda città migliore d’Italia per gli affari e il lavoro, Reggio Emilia è prima per la dimensione ambientale.
Il rapporto registra quest’anno la scalata dei grandi centri urbani del Centro-Nord, con Bologna che era 27ma lo scorso anno e ora è quarta, Milano, che guadagna ben quaranta posizioni (dalla 45ª alla quinta) e Firenze, da 31ma a sesta. “Nella fase di uscita dall’emergenza pandemica, sono le grandi aree urbane del Centro-Nord che hanno mostrato la maggiore resilienza”, sottolinea il coordinatore della ricerca, Alessandro Polli, del dipartimento di Scienze sociali e economiche della Sapienza.
“Rimane invece costante, anzi si accentua – spiega Italia Oggi – la distanza tra le province del Nord e quelle del Mezzogiorno. Basti pensare che tra le realtà del Centro-Sud solo Perugia, Macerata, Ascoli Piceno, Ancona, Terni, Grosseto e Fermo sono nella prima metà della classifica“.
Nel gruppo 2 si piazzano infatti 18 province del nord-ovest (le province piemontesi non classificate nelle posizioni di testa, le analoghe province lombarde ad eccezione di Lodi, quelle liguri), 4 province del nord-est, contro le 3 dello scorso anno (Belluno e Vicenza in Veneto, Gorizia in Friuli-Venezia Giulia e Rimini in Emilia-Romagna), le citate 7 province del centro (le restanti province toscane, la due province umbre, Ancona nelle Marche).
Nove le sezioni in cui si articola la classifica. Il miglior piazzamento di Rimini è in “Tempo libero e turismo”, seconda dietro a Siena. Seguono Aosta e Verbania- Cusio-Ossola. Incide la diffusione e qualità di agriturismi, alberghi, ristoranti, cinema e palestre. Chiudono la classifica invece Enna, Caserta, Caltanissetta e Crotone.
In “Ambiente” Rimini è nel gruppo di testa insieme a tutte le province dell’Emilia Romagna ad eccezione di Piacenza e Ravenna. Prima è Reggio Emilia.
Nella sezione “Affari e lavoro” Bologna è prima, con l’Emilia Romagna che piazza 8 province su 9 nel gruppo di testa, mentre Rimini è anche qui nel gruppo 2.
Rimini fra le ultime invece nel “Disagio sociale e personale”. Tra i fattori valutati: gli incidenti sul lavoro, i tasso di suicidi, la disoccupazione. La provincia capofila è Matera, che scala 53 posizioni rispetto allo scorso anno, seguita da Agrigento e da Avellino, Salerno e Caserta. In particolare Agrigento ha scalato in un solo anno 90 posizioni in classifica. Chiudono la classifica Sicurezza sociale: Udine, Prato, Rimini, Forlì-Cesena e Ancona.
La qualità della vita viene definita “buona” o “accettabile” in 63 province su 107, lo scorso anno erano 60 su 107. Tradotto in termini di popolazione, 22 milioni 255 mila residenti (pari al 37,4% della popolazione italiana) vivono in territori contraddistinti da una qualità della vita scarsa o insufficiente, contro i 25 milioni 649 mila residenti della passata edizione, pari al 42,5% della popolazione.
Le 42 posizioni censite nei gruppi 3 e 4 comprendono come nelle passate edizioni quasi esclusivamente province dell’Italia meridionale e insulare, con l’eccezione di Lodi, che scivola nel gruppo 4. Con particolare riferimento al gruppo di coda, composto come lo scorso anno da 21 province, vi figurano nella quasi totalità province appartenenti all’Italia meridionale e insulare. Per l’Italia centrale, sono presenti nel gruppo di coda le 3 province laziali di Roma, Latina e Frosinone. Inoltre, si collocano in fondo alla classifica 4 delle 5 province campane (nell’ordine Benevento, Salerno, Napoli e Caserta); 3 delle 6 province pugliesi (Lecce, Barletta-Andria-Trani e Foggia); le 5 province calabresi; 5 delle 9 province siciliane (nell’ordine Messina, Catania, Palermo, Siracusa e Agrigento). A chiudere la classifica, come nelle due passate edizioni, Crotone.