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Qualche domanda su “Parco del Mare” e “Triangolone”

L’ amministrazione Comunale, visto lo slittamento al 2020 del finanziamento deliberato in Senato con il famigerato emendamento su “il Bando delle Periferie” , si sta adoperando, di concerto con l’ ANCI e con tutti gli Enti Locali che si sono visti congelare i fondi,  per perorare le proprie ragioni e per vedersi ripristinare al prossimo esame della Camera “il maltolto” da Palazzo Madama.

Ritengo sia un comportamento doveroso, sia dal punto di vista istituzionale che da quello politico.

Ma non è questa la questione che volevo portare all’attenzione dei lettori.

Rimaniamo sul “demanio” riminese e proviamo a far  chiarezza sullo stato dell’arte attuale  inerente ai due capisaldi “che ruotano“ intorno all’ intervento globale del Parco del Mare, quelli che dovrebbero ( o avrebbero dovuto) connotarne la filosofia strategica  da declinare poi sulla morfologia della fascia litoranea. Mi riferisco in particolare :

  1. alle “manifestazioni di interesse” ritenute meritevoli di accoglimento,. Le 128 risultate “strategiche e adattabili”, rispetto alle 155 proposte di intervento presentate all’Amministrazione in forma singola o associata, che hanno coinvolto nel complesso 365 operatori economici privati;
  2. alla situazione attuale del cosiddetto “Triangolone di P.zzale Boscovich”.

Per quanto riguarda le prime, come ricorderete,  nell’ intenzione dell’ amministrazione erano preliminari alla successiva fase di ‘negoziazione” con i privati, che si sarebbe dovuta sviluppare in vari step tra cui la redazione di una “rappresentazione schematica preliminare” dell’intervento per l’armonizzazione del progetto dell’opera pubblica con i “campi di intervento” che verranno dati in concessione agli operatori, la cui attuazione sarà regolata dal successivo “Accordo con i Privati”.

Ritengo che la cittadinanza debba essere informata su quante di tali proposte abbiano completato la fase della negoziazione e siano “approdate” (per rimanere nel linguaggio marinaresco) nella stipulazione di un accordo negoziale con i privati: 40, 20, 10, 5 o “nessuna”?

Ricordiamo che esse rappresentano la linfa vitale del “Progetto Strategico Parco del Mare”, la novità politica sbandierata, il volano sul quale poi, a livello complementare, avrebbero dovuto innescarsi i pubblici finanziamenti;  se no saremmo rimasti alla classica e ordinaria (forse “troppo” normale e quindi non in linea)  previsione e procedura di “opere pubbliche”.  A proposito di queste,  è dato conoscere quanto è arrivato in cassa ( denaro effettivo, spendibile, non virtuale) dallo Stato e dalla Regione per i tratti (1-8) del lungomare che sarebbero dovuti “partire” ?  In questo momento dove la battaglia politica si è fatta incandescente per i 18 Milioni di € sì o i 18 milioni di € ..forse…per la zona nord è estremamente importante sapere su quali risorse, invece, può contare il Comune di Rimini per la zona Fellini-Kennedy e per  il lungomare Spadazzi.

Veniamo al “Triangolone Boscovich” e qui la situazione è più delicata perché agli aspetti di legittima “aspirazione politica”, si sovrappongono altrettanto legittime e preliminari situazioni giuridiche di una certa pregnanza.

Anche per questo tratto di lungomare si prevedeva un “bando” per la presentazioni di “ manifestazioni di interessi”  di chi poteva essere sollecitato ad investire in loco tant’ è vero che in passato si è istituito tra gli imprenditori del porto un Consorzio appositamente creato per raccogliere adesioni preordinate alla presentazione di un progetto comune. Situazioni di contrasto insanabili tra operatori hanno rallentato, se non definitivamente compromesso, la fase di negoziazione tra privati.

Veniamo alla parte che più interessa, cioè quella pubblica e qui la matassa è veramente difficile se non impossibile da sbrogliare. Proviamoci:

  • qualifica giuridica del bene oggetto di intervento. Il Comune di Rimini ha inserito con apposita delibera le aree trasferite dallo Stato, all’ interno dei beni “patrimoniali indisponibili” dell’ ente. Ero già intervenuto manifestando perplessità su tale determinazione o qualifica che dir si voglia. Ora alcuni operatori ex pertinenziali hanno convertito “giuridicamente” tali  perplessità, impugnando  la delibera comunale in quanto ritengono sbagliato e penalizzante per loro tale inquadramento, ritenendo di contro più appropriato l’ inserimento nella categoria dei “beni comunali disponibili”. Ricordiamo che tale ricorso si aggiunge a quello presentato lo scorso anno da altri operatori contro il decreto di trasferimento facendo anche leva su altre questioni riguardanti il principio di accessione e il diritto di superficie;
  • attuale titolo legittimante degli “ex concessionari demaniali”. Essendo decadute le “concessioni demaniali marittime a scopo turistico ricreativo” in quanto è cambiata la qualifica giuridica del bene in concessione ( non più demanio, ma bene patrimoniale), è legittimo porsi la domanda a quale titolo gli imprenditori occupano “il bene comunale” e come il Comune di Rimini si è tutelato in proposito a cominciare dalle somme che avrebbe dovuto richiedere, se non altro a titolo di “occupazione temporanea”, agli attuali operatori che continuano ad esercitare la propria attività. A che punto è la “querelle” sul valore delle aree tra Agenzia del Demanio e Agenzia delle Entrate ? A quanto ammonta il mancato trasferimento erariale dello Stato al Comuna di Rimini che era la “controprestazione” per la cessione ( non a titolo gratuito) di tali bene tra i due enti pubblici ?
  • situazione urbanistico-edilizia dei beni ceduti. A tali aspetti se ne aggiunge un altro nient’affatto secondario: la legittimità edilizia degli immobili oggetto del trasferimento. Siamo tutti a conoscenza che l’ Ufficio Condono del Comune di Rimini, visti i pareri negativi della Sovrintendenza, sta notificando i dinieghi sulle sanatorie presentate anni fa dai proprietari di tali immobili e,  a cascata, prima il SUE del Comune di Rimini ordina i conseguenti ripristini e se del caso l’ inibizione all’ uso, e poi il SUAP apre i procedimenti amministrativi di “sospensione della licenza” per quanto concerne l’attività esercitata su quelle parti degli immobili dichiarate abusive. Anche qui si ha conoscenza di ricorsi presentati contro tali provvedimenti.

La delicatezza delle questioni accompagnata dalla “sensibilità dell’ autorità giudiziaria nel suo controllo preventivo e repressivo delle potenziali condotte illecite nelle quali possono “cadere” privati proprietari e pubblici funzionari, non propendono a favore di una prospettiva a breve termine per vedere realizzati progetti anche  in questa  parte strategica della città.

 

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