Via i medici di Medicina generale dal banco degli imputati per gli ingorghi nei Pronto soccorso in Romagna e per la carenza di assistenza a domicilio. A ribattere punto su punto agli attacchi alla categoria da parte di “due direttori di strutture di Pronto soccorso Rimini e Lugo” e della “responsabile della Uil sanità di Rimini”, è lo Snami provinciale, il Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani.
Per quanto riguarda gli ingorghi al Ps, precisa il presidente provinciale di Rimini Valerio Nori, “non credo dipendano dalla indisponibilità dei medici di Medicina generale, in particolare di questo territorio”. Infatti “sono tutti organizzati in cosiddetta medicina di gruppo e sopraorganizzati nei nuclei di cure primarie”, il che significa avere una disponibilità ambulatoriale, così come concordato con l’Azienda sanitaria, dalle 9 di mattina alle 19 di sera.
“Più di così, credo, non si possa fare”. Senza dimenticare, prosegue, che l’attività di urgenza è stata “da molti anni” eliminata di fatto dal mansionario dei medici di medicina generale e trasferita all’emergenza territoriale, e che “le persone si recano in Pronto soccorso”, saltando il medico di Medicina generale, “perché c’è un servizio molto più vantaggioso per loro”.
Sul fronte della non partecipazione alle situazioni domiciliari, continua Nori, “non si tratta di una scelta dei medici ma fu scelta della dirigenza aziendale che ritenne opportuno dare in gestione a personale infermieristico tutta la situazione anche dal punto di vista organizzativo dell’assistenza domiciliare”. Mentre “l’evoluzione contrattuale voluta dalla parte pubblica” ha portato a “ridurre sempre più” l’impegno domiciliare dalle attività del medico di Medicina generale per sostituirlo con impegni di controllo della spesa.
Non è la categoria, conclude che deve “risolvere i problemi degli altri servizi sanitari così come pure i direttori dei servizi di Pronto soccorso non si occupano di risolvere i nostri”.
(Agenzia DIRE)