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Processo femminicidio Vera Mudra, Di Rago: “Basta con la retorica del ‘se l’è cercata’”

All’indomani della prima udienza del processo a Giovanni La Guardia, il femminicida reoconfesso della moglie Vera Mudra, la referente di Europa Verde Alessia Lea Di Rago riflette sul fenomeno del femminicidio: “Basta con retorica del se l’è cercata”

È iniziato il processo a Giovanni La Guardia, reo confesso omicida della moglie Vera Mudra, apparentemente una tranquilla coppia di pensionati residenti a Marina Centro, cuore turistico della nostra città. Ricordo bene lo stupore di vicini e conoscenti all’indomani del femminicidio, i vari commenti da bar proprio nel bar che la coppia frequentava. E ricordo bene anche gli articoli di giornale a commento del reato. Come sempre avviene si cercava e si cerca una corresponsabilità della vittima, la quale in questo caso pare che avanzasse delle richieste economiche che La Guardia non riusciva a sostenere.

Ma continuare a cercare risposte analizzando il comportamento della vittima, colpevolizzandola con il celebre “se l’è cercata” non ci aiuterà ad arginare un fenomeno, il femminicidio, che solo in Italia e solo nel 2020 ha mietuto 120 vittime, lasciando orfani i figli e le figlie sopravvissute o uccidendo anche loro. Un dramma sociale che sembra spesso passare in sordina tra una notizia e l’altra, diventando dibattito attraverso una narrazione tossica che alimenta proprio quegli stereotipi di cui si nutre il pregiudizio verso le vittime. È necessaria una grande opera capillare di svelamento del fenomeno della violenza all’interno della coppia, un percorso pedagogico di stampo sociale e culturale rivolto a tutti e tutte, a prescindere dall’età. È urgente creare degli spazi di autocoscentizzazione per le donne, le ragazze e le bambine. Soprattutto le istituzioni, a partire proprio dai territori, devono prendersi in carico la responsabilità anche di quello che succede all’interno delle mura domestiche considerando il problema alla sua radice, partendo cioè dal dato che un omicidio su 2 avviene in famiglia, che sono in aumento i casi di figlicidio e che nel 2019 più del 90% degli omicidi in famiglia sono stati commessi da uomini.

Per avere una risposta puntuale alle esigenze quotidiane delle donne e per intercettare queste situazioni, è necessario avere la fotografia statistica puntuale della condizione femminile nella città, che sappiamo carente per qualità della vita. Quindi non è più rimandabile l’istituzione di un osservatorio comunale permanente, in collaborazione con le associazioni di categoria, che riesca a mettere in luce le criticità della condizione femminile nel territorio e le potenzialità che una città come Rimini, sicuramente ha. Auspichiamo che l’attuale amministrazione comunale abbia la volontà politica di agire in maniera incisiva in questa direzione”.

 

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