Il Comunicato di Cgil Csir.
“In questo primo maggio il tema delle frontiere è più che mai attuale anche e soprattutto quando è vissuto quotidianamente da lavoratori che in questa fase di pandemia, si trovano ad affrontare un doppio disagio, perché vivono e lavorano tra il Paese di residenza e quello del luogo di lavoro con diverse condizioni e tutele
Il tema del lavoro di frontiera è un tema assai complesso che vede vecchie e nuove questioni, resta infatti ancora irrisolto l’annoso problema del mancato riconoscimento delle tutele legislative previste per i lavoratori non residenti con figli/famigliari disabili. Problema che colpisce sia i lavoratori italiani occupati a San Marino, sia i lavoratori sammarinesi occupati in Italia.
Vi sono poi ancora da risolvere i temi legati alle tre aree più critiche per i lavoratori frontalieri: la fiscalità, la sicurezza sociale e la legislazione del lavoro.
E’ evidente e non più rinviabile, come da tempo chiediamo nel confronto con le istituzioni, affrontare il tema delle discriminazioni dei frontalieri che, per gran parte, sono legate al non aver riconosciuta chiaramente la condizione specifica di lavoratori che risiedono e abitano in un Paese e lavorano in un altro. Condizione che non può essere correttamente affrontata se si continua a considerare, come base per il riconoscimento dei diritti, il requisito della residenza. Continuare a disegnare i diritti di un lavoratore non residente sulla base della residenza rappresenta davvero una contraddizione che stride con il buon senso e non più tollerabile.
Coerentemente con le linee guida del trattato sul funzionamento dell’Unione europea e degli accordi bilaterali i diritti devono seguire il lavoro, non la residenza. Parità di lavoro, parità di trattamento, anche quando ci si muove per lavoro.
In questi tempi di difficoltà generale legate a condizioni economiche, sanitarie e sociali che toccano anche i lavoratori frontalieri, chiediamo alle istituzioni uno sguardo più attento evitando miopi visioni a corto raggio
Si continua infatti ad ignorare la forte preoccupazione che abbiamo pubblicamente espresso per una serie di temi rimasti irrisolti alla luce del cambio del Governo italiano e ci riferiamo alla previsione di un contributo da 6 milioni di euro in favore dei lavoratori frontalieri dipendenti ed atipici rimasti senza lavoro e senza alcuna copertura assistenziale che avrebbero quindi potuto beneficiare di un ristoro economico, previsione presente nel decreto rilancio 34/2020 ma che non ha visto la luce il decreto attuativo necessario all’erogazione dei ristori.
Come CSIR vogliamo ricordare questo primo maggio e dedicarlo ai lavoratori frontalieri e rivolgendoci alle Istituzioni crediamo sia urgente e necessario costruire una nuova qualità delle relazioni per rispondere ai bisogni di chi lavora attraversando una frontiera”.