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Prezzo del petrolio: ecco tutti i motivi per cui è tornato a scendere

I.P.

Un aumento che è andato avanti praticamente per più di un anno, ma adesso lo scenario sta cambiando. Il petrolio, infatti, nel corso delle ultime sedute, sta perdendo sempre più quote, visto che si sta abbassando al di sotto della soglia dei 60 dollari al barile.

Anche per chi è sempre attento alla quotazione petrolio ed è solito fare investimenti in questo campo, effettivamente è molto interessante comprendere il motivo, anche se sarebbe meglio parlare al plurale in questo caso, per cui il prezzo del petrolio sta andando al ribasso.

Anche se le energie rinnovabili stanno facendo registrare uno sviluppo molto importante, è chiaro che il ruolo del petrolio nell’economia mondiale è ancora fondamentale. A partire dal combustibile fino arrivare alla produzione industriale, è chiaro che il legame con quello che viene chiamato “oro nero” è decisamente forte. Ecco spiegato il motivo per cui, di conseguenza, il prezzo del petrolio rappresenta uno di quei fattori da non perdere assolutamente di vista, visto che svolge un ruolo di primo piano in riferimento all’inflazione, senza dimenticare come, per colpa della pandemia da Coronavirus, la volatilità che l’ha caratterizzato è stata altissima.

 

L’impatto del Covid sul prezzo del petrolio

Come si può facilmente intuire, la pandemia ha condizionato notevolmente il prezzo del greggio. Giusto per fare un esempio, il WTI aveva toccato i 65 dollari al barile nel corso della primissima fase dell’anno scorso, arrivando invece persino al di sotto della soglia di 10 dollari nel corso del primo tremendo impatto del virus sull’economia mondiale.

Una volta passata la fase più difficile, ecco che il prezzo del petrolio ha fatto registrare un trend nuovamente in aumento, raggiungendo nuovamente in estate del 2020 i 45 dollari al barile. Da quel momento, ha fatto registrare un trimestre piuttosto debole e poco incisivo, salvo poi riprendere la sua inesorabile corsa fino a toccare nuovamente i 65 dollari al barile. Insomma, una vera e propria montagna russa, riprendendosi i livelli che erano stati toccati a inizio 2020.

 

Si scende ancora: quali sono le ragioni di fondo?

Nel corso delle ultime settimane, il prezzo del petrolio ha ripreso la sua corsa al ribasso, ritornando al di sotto della soglia di 60 dollari al barile. Le ragioni, come si può facilmente intuire, sono le più disparate, ma possono essere senz’altro riassunte in tre categorie principali.

In primis, infatti, si tratta di forti preoccupazioni che riguardano chiaramente la domanda: è abbastanza facile intuire come, nel breve termine, difficilmente la domanda potrebbe essere forte. Di conseguenza, ecco che le scorte tendono ad aumentare notevolmente. una seconda ragione è senz’altro legata al processo di incremento del valore del dollaro. Dal momento che l’oro nero presenta una quotazione in dollari, ecco che un processo che va a rafforzare la valuta porta inevitabilmente con sé un raffreddamento del prezzo. Infine, la terza motivazione strutturale di questa nuova discesa del prezzo del petrolio è indubbiamente legata all’incremento della produzione che è stato deciso da parte dell’OPEC.

Analizzando i tre motivi, si può notare molto chiaramente come i primi due siano strettamente contingenti e anche esauribili nel breve termine: discorso totalmente differente, invece, per l’aumento della produzione che è stato deciso dall’OPEC, che potrebbe anche essere spostato a Roma, che potrebbe avere delle conseguenze decisamente più di carattere strutturale. L’incremento stabilito dovrebbe toccare i 350 mila barili al giorno nel corso del mese di maggio, idem a giugno, per arrivare poi fino a 441 mila barili al giorno durante il mese di luglio. Buona parte di tale incremento proverrà dall’Arabia Saudita. La scelta di aumentare la produzione è stata presa per capitalizzare in modo progressivo, da parte dei Paesi produttori ovviamente, ma anche per far fronte a una domanda in ripresa. 

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