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Presunti abusi e trasferimento? Ceis pronto alla fase 2: in tempi e modi giusti

Oggi tutti gli organi di informazione hanno scritto sull’incontro svoltosi ieri, promosso dalla 2a E 4a Commissione del Consiglio Comunale di Rimini, avente come oggetto: “Ceis: stato di fatto del procedimento di verifica su gli abusi e punto sui piani di trasferimento con identificazione delle possibili aree di trasferimento”. Non l’ha fatto Chiamamicitta.it perché il suo direttore riteneva dovessi scrivere io su questo incontro, visto che in passato mi ero occupato più volte della situazione del Ceis, dimenticando però che una decina di giorni fa il Consiglio di Amministrazione del Centro Educativo Italo-Svizzero mi ha eletto suo Presidente. E quindi faccio molta fatica riuscire a scindermi in due: da un lato il giornalista che deve informare nel miglior modo possibile dell’esito dell’incontro e dall’altro il responsabile di quell’istituzione necessariamente protagonista di quell’incontro.
Ho scelto dunque, per l’ultima volta su Chiamamicitta.it, di scrivere del Ceis, ma limitandomi ad alcune brevi considerazioni riprendendole dagli interventi che ho fatto nel corso dell’incontro.

La prima affermazione, la più importante per i genitori dei 330 bambini iscritti, è che il 14 settembre il Ceis sarà pronto per l’avvio del nuovo anno scolastico. Tutti i nostri insegnanti ed educatori stanno preparandosi ad affrontarlo nel rispetto delle norme prescritte dal Ministero della Pubblica Istruzione, sperando di avere presto tutte le indicazioni ancora necessarie.

La seconda considerazione è sull’importanza delle affermazioni fatte dall’Assessore Roberta Frisoni rispetto al percorso da concordare con il Ceis per gli interventi sui “presunti” abusi (ho detto ai commissari che purtroppo la mancanza delle carte autorizzative portano a considerarli tali dopo oltre trent’anni dall’ultimo intervento edilizio all’interno del villaggio, ma il CdA di oggi ha deciso di incaricare una task force di tecnici per ribaltare gli archivi di tutti gli enti che li possono possedere: del resto nessuno di noi crede che presidenti come Gomberto Bordoni, Armando Bascucci, Giordano Gentilini, Liliano Faenza, Guerrino Giusti, Floriano Biagini, Corrado Bertozzi, Silvio Sancisi, Luigi Nanni, Piero Baffoni, Umberto Farneti, Rodolfo Pasini, Ivo Pazzagli che in questi 74 anni si sono succeduti possano aver agito in maniera men che meno corretta) e sul trasferimento della sede nell’area di fronte, di proprietà delle Ferrovie.

Il Ceis ha ricevuto in data 7 luglio un’ordinanza di demolizione degli “abusi” da eseguirsi entro 90 giorni (direi, con agosto di mezzo che non si conta, da farsi entro i primi di novembre): questa ordinanza riguarda otto immobili, o pezzi di immobili. Due di questi sono già stati eliminati (erano una tettoia per le biciclette e un piccolo ripostiglio). Ne rimangono sei, di varie metrature e rilevanza per la vita scolastica. Due di questi perché hanno alcuni inserti in muratura nella struttura in legno. Il CdA affronterà tutte le problematiche legate a questi presunti abusi nella prossima seduta dei primi di agosto, per decidere il percorso da intraprendere se non si riuscirà ad addivenire ad una soluzione concordata con il Comune. Nessuno gridi allo scandalo per presunti favoritismi: stiamo parlando di strutture in legno, ad uso scolastico, presenti ed usate da oltre cinquant’anni. Qui, in queste “baracche” di legno si è fatta un pezzo della storia educativa riminese e nazionale. Nessuno ha speculato, nessuno ha fatto il “furbo” per edificare abusivamente. Siccome riteniamo la soluzione di questa situazione prioritaria, faremo di tutto nelle prossime settimane per porvi rimedio.

Devo ringraziare i consiglieri di minoranza Gioenzo Renzi, Carlo Rufo Spina, Marzio Pecci, Marcello Mauro per le parole di stima e di considerazione che hanno espresso nel corso dell’incontro verso l’attività educativa del Ceis. Questo naturalmente non ha però loro impedito di chiedere il ripristino della “legalità” (parziale rispetto agli “abusi” e totale rispetto al fatto che il Ceis occupi un’area archeologica, quella dell’anfiteatro romano). Nell’un caso e nell’altro essi chiedono all’Amministrazione Comunale l’immediato trasferimento del Ceis, temendo che ogni giorno in più che questo occupi questo spazio provochi chissà quale danno. Vorrei ricordare che in questa area, nel corso dei secoli, vi è stato (sempre sopra l’anfiteatro romano) il lazzareto della Città, un monastero e che questa area ha subito alcuni dei peggiori bombardamenti aerei della Seconda Guerra Mondiale. Non credo che il tempo necessario per decidere dove e quando trasferire il Ceis possa provocare danni ulteriori. Detto questo ho sostenuto in tempi non sospetti, anni fa, che era giusto pensare per questo spazio un parco archeologico, fondamentalmente un’area verde a disposizione della Città (ma qui la querelle su che cosa ci possa essere “sotto” anche ieri è stata vivace, fra i sostenitori del nulla, di qualcosa, di un intero anfiteatro: l’Assessore Piscaglia è stato aggredito verbalmente per alcune sue affermazioni, in particolare sulla necessità prioritaria di reperire fondi che oggi Rimini non possiede per questo progetto di recupero). Non credo che questa Amministrazione Comunale sottovaluti l’importanza del recupero dell’area dell’anfiteatro, ma certamente essa è pienamente cosciente che occorra per realizzarlo predisporre il quadro normativo, urbanistico, economico necessario. E tenendo conto di ciò che c’è.

Comunque io, a nome del Ceis, ho confermato la disponibilità a trasferirci in area idonea, con i tempi giusti per farlo.

Riepilogando le questioni da risolvere nei prossimi mesi sono le seguenti: soluzione per i presunti “abusi”, firma di una convenzione fra Comune e Ceis che ne normi il rapporto, definizione del percorso per il trasferimento. Ho parlato di una fase 2 per la vita del Ceis: oggi in Consiglio ho ribadito che non dobbiamo avere paura del futuro; che la strada la costruiremo assieme, come sempre, con la Città; che la nostra storia è un valore che in tanti condividono ed è un valore prezioso per i riminesi.

Paolo Zaghini

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