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Pietra tombale sul processo Carim, i periti affossano le accuse

Pietra tombale su processo Carim. Ieri i periti nominati dal tribunale di Rimini durante una seduta fiume hanno illustrato le loro conclusioni, che portano tutte alla medesima conclusione: le imputazioni non hanno alcun fondamento. I periti fra l’altro non considerano punibile l’acquisto di azioni proprie, operazione permessa da una delibera dell’assemblea dei soci perché le riserve dell’istituto erano ampiamente capienti.

Secondo i periti del Tribunale non vi sarebbe stato, nei bilanci ‘incriminati’ dalla Guardia di Finanza, il superamento della soglia di punibilità penale previsto per il falso in bilancio, reato fine della contestata associazione per delinquere che andrebbe, in tal caso, a cadere. I periti sono arrivati alla conclusione sulla base del principio del ‘favor rei’, ovvero interpretando a favore della banca situazioni contabili dubbie.

A questo punto la fase istruttoria è stata dichiarata chiusa; non saranno dunque ascoltati centinaia di testimoni, prodotti sia dalle parti civili che da oltre 1000 piccoli azionisti, che ad aprile erano stati ammessi al dibattimento.

Fra gli imputati del processo ci sono  Giuliano Ioni, ex presidente Cda, Alberto Martini e Claudio Grossi, direttore e vice direttore generale a giudizio per associazione a delinquere, e i membri del vecchio Cda per falso in bilancio.

Proprio una settimana fa il Codacons aveva annunciato che avrebbe attivato un’azione collettiva destinata a tutti gli azionisti di Carim Spa, ancor prima della conclusione del processo penale. Nei primi dieci giorni di dicembre l’associazione convocherà un’assemblea per iniziare la raccolta dei mandati e in una nota ricorda che l’azione civile era già stata preannunciata dai propri legali “come normale sviluppo dell’esito della consulenza tecnica d’ufficio del procedimento penale pendente”.

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