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Piero Meldini ricorda Calasso: “Addio mio primo editore”

Roberto Calasso è morto ieri a Milano. Aveva da poco compiuto 80 anni, essendo nato a Firenze il 30 maggio 1941. Uno scrittore e un editore italiano fuori da comune, perchè a esso infinitamente superiore. Saggista e narratore, è stato proprietario e direttore editoriale della casa editrice Adelphi. I suoi libri sono tradotti in 25 lingue e pubblicati in 28 paesi.

Con un post su Facebbok lo ricorda oggi e lo ringrazia lo scrittore riminese Piero Meldini. I suoi primi tre libri – L’avvocata delle vertigini, 1994; L’antidoto della malinconia, 1996; Lune, 1999 – furono pubblicati proprio dall’Adephi di Calasso.

È morto Roberto Calasso. Avevo saputo solo pochi giorni fa, incontrando casualmente il fotografo Basso Cannarsa, che era gravemente ammalato.

Calasso è l’editore che, senza cedere di un millimetro sulla qualità dei suoi libri, è riuscito a farne non di rado dei successi e, soprattutto, a crearsi una cerchia – starei per dire una comunità – di lettori attenti e fedeli. L’Adelphi, la sua casa editrice, è quella che, come lettore, seguivo (e ancora seguo) con speciale attenzione, ed è quella con cui ho avuto il privilegio, come scrittore, di pubblicare i miei primi tre romanzi.

Calasso era un intellettuale rigoroso ma non elitario, dall’immensa erudizione (che ho avuto modo di saggiare in più occasioni) e dalla curiosità insaziabile. Non era facile nei rapporti. Per difendersi, e forse anche un po’ per timidezza, amava tenere a distanza i suoi per altro poco numerosi autori italiani. Di solito era molto controllato nei modi, se non proprio gelido, ma ricordo il calore della sua voce in alcune telefonate: quella con cui mi annunciò che avrebbe pubblicato il mio primo romanzo, L’avvocata delle vertigini; quella con cui, quasi scusandosi, volle farmi sapere che il secondo romanzo, L’antidoto della malinconia, gli era piaciuto, «se mi posso permettere» disse, quasi più del primo; e infine quando mi comunicò che L’antidoto era stato venduto a un editore tedesco per centomila marchi.

Le difese si allentavano, e Calasso si mostrava allegro e brillante conversatore, durante alcuni, rari, momenti conviviali: la cena al rinomato Cambio di Torino con Luciano Foà, Carlo Fruttero e Rosellina Archinto durante il Salone del Libro del 1994; quella al ristorante Bagutta, nello stesso anno, in occasione del premio, con la moglie Fleur Jaeggy e lo stato maggiore dell’Adelphi.

Grazie alla sua idea di cultura radicalmente laica, senza paraocchi ideologici di alcun genere, Calasso ha aperto al lettore italiano percorsi di conoscenza originali e a volte eccentrici, ma sempre affascinanti; da lettore onnivoro e appassionato di storie, ha consentito la scoperta (o la riscoperta) di eccelsi narratori come Simenon, Joseph Roth, Isaac Singer, Kundera, Chatwin. Quanto agli undici volumi del suo opus magnum, da La rovina di Cash a Il libro di tutti i libri, credo che solo Calasso ne avesse chiaro il disegno. Io ne ammiro la raffinata prosa e la straordinaria erudizione, ma non so come giudicarli.

Piero Meldini

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