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Pet Therapy e visori a realtà aumentata, le nuove frontiere per la cura dei piccoli pazienti oncologici

Un gioco in realtà virtuale, per viaggiare con la fantasia, sognando di guardare oltre i muri spogli della stanza di un’ospedale. Al reparto di Oncoematologia pediatrica dell’Infermi di Rimini l’avanguardia passa per le nuove e avveniristiche tecnologie al servizio delle terapie – quelle vere, medico sanitarie. Nei dettagli parliamo di un visore – Tommy – sviluppato da una start up con base in Abruzzo e Lazio, la Softcare Studios contattata dall’Istituto Oncologico Romagnolo che in collaborazione con il Gruppo Cicloturistico Fausto Coppi  ha donato all’Infermi uno di questi speciali. Più in generale il GC Fausto Coppi ha contribuito con una donazione di 40.000 euro in due anni alla realizzazione di questa e altre iniziative nell’ambito di #Novecolli4children, gara di solidarietà ospitata all’interno della celebre gara cicloturistica tra le più rinomate in Italia.

Il Visore donato all’Infermi di Rimini visto da vicino.

I caschi permettono ai piccoli pazienti di interagire in un’ambiente digitale, tridimensionale e realistico al tempo stesso. L’obiettivo? Permettere ai piccoli di provare la sensazione di trovarsi altrove, pur rimanendo stesi sul loro lettino. “Il paziente sa che si tratta di una simulazione, ma il suo cervello reagisce agli stimoli come se questi fossero reali – spiegano i progettisti – e questo ha ripercussioni positive su ritmo cardiaco, respiratorio, stato emotivo e memoria“. In particolare, l’esperienza permette da una parte ai bimbi malati oncologici di mettere alla prova la loro fantasia dall’altra ai medici di eseguire i trattamenti necessari alle cure con maggiore tranquillità . “Un aspetto importante – spiegano dal reparto – è la possibilità di vedere ridotta l’assunzione di farmaci calmanti e sedativi“. Molti trattamenti vengono infatti rifiutati dai bambini, in cura, spesso spaventati all’idea di doversi sottoporre a cure talvolta anche dolorose e in molti casi la sedazione è l’unica strada per poter permettere ai medici di lavorare.

L’assegno donato da Nove Colli all’Istituto Oncologico Romagnolo

Tanto per fare un esempio, indossando uno di questi speciali caschi è possibile sperimentare l’illusione di trovarsi distesi su un lettino, “digitalizzato” a regola d’arte all’interno di una stanza colorata in cui compaiono figure e personaggi di fantasia. Una sorta di “filtro” che permette di evadere dalla stanza spoglia e triste di un reparto ospedaliero e che è comunque una delle tante ambientazioni disponibili che possono essere cambiate con un telecomando.

Nel reparto di Oncomatologia Pediatrica dell’Ospedale Infermi di Rimini i piccoli pazienti possono contare anche sul supporto degli amici a quattro zampe. Eddie, Giotto, Frida e Petra sono quattro cani dell’età compresa tra i 3 e i 6 anni, sottoposti a uno specifico iter educativo e di addestramento. In ospedale non “lavorano”, ma “giocano” con i piccoli pazienti del reparto, con cui interagiscono grazie a una guida speciale, la psicologa Samanta Nucci sotto la supervisione della dottoressa responsabile del reparto Roberta Pericoli. L’obiettivo è sempre quello di rilassare i piccoli i paziente, ridurre i loro stress, evitare di ricorrere alla sedazione farmacologica. Al reparto dell’Ospedale Infermi di Rimini l’iniziativa è resa possibile grazie alla sinergia che intercorre tra l’Ospedale Infermi di Rimini, l’Istituto Oncologico Romagnolo e l’associazione Dog Galaxy di Forlì. I destinatari sono i bambini ricoverati in reparto – soggetti a ospedalizzazioni frequenti o ricoveri in day hospital per più giorni alla settimana – dell’età compresa tra i 3 e 16 anni. A Rimini le iniziative messe in campo con la partecipazione del centro cinofilo di Forlì sono state avviate da 3 anni a questa parte.

Un piccolo paziente gioca con “Eddie”, border collie di tre anni.

A raccontare qualche aneddoto in grado di far comprendere l’efficacia di questi trattamenti è Stefano Cavina dell’associazione Dog Galaxy. “Ricordo un episodio particolare. Un bambino che non ne voleva sapere di fare un prelievo. Allora lo abbiamo dolcemente accompagnato nella stanza dove c’erano i nostri cani e si è subito tranquillizzato. Anzi i medici sono riusciti a fargli il prelievo mentre si trovava proprio Eddie. A volte, poi, creiamo delle vere e proprie esperienze. A proposito di prelievi li facciamo giocare a interpretare il ruolo di medici con i cani ha simulare di essere dei pazienti cui prelevare il sangue“.

All’inizio molti bambini hanno paura dei cani. “Ma poi si crea un clima di feeling, anche con un percorso tattile, fatto di carezze e affetto – spiega la psicologa Samanta Nucci – tanto che spesso quando poi i piccoli tornano a casa, chiedono ai genitori di accogliere un cane in casa“.

 

Frida, barboncina di cinque anni

 

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