Charles Yriarte: “Francesca da Rimini. Nella leggenda e nella storia con fregi e disegni inediti di Ingres e di Ary Scheffer” A cura di Moreno Neri – Pontecorboli Editore.
Moreno Neri ci ha “regalato”, dopo 150 anni dalla sua uscita in Francia, e in occasione del 7° Centenario della morte di Dante Alighieri, la traduzione in italiano di un testo sempre citato in tutti repertori dedicati alla vicenda di Francesca da Rimini tratta dal quinto canto dell’Inferno della Divina Commedia.
E’ un’edizione molto bella: in apertura una anastatica del testo francese del 1883 di Yriarte con fregi e disegni di Ingres e di Ary Scheffer; poi la traduzione in italiano e un ricchissimo apparato di note a cura di Moreno Neri. Neri negli ultimi quindici anni ha tradotto e curato opere del filosofo bizantino Pletone (la cui salma Sigismondo Pandolfo Malatesta portò a Rimini dalla Grecia e lo seppellì in un sarcofago esterno del Tempio Malatestiano), sull’alessandrina Ipazia, la prima donna filosofa e matematica, dei filosofi tedeschi Gotthold Ephraim Lessing e Jonathan Gottfried Herder, del filologo e filosofo francese Andrè-Jean Festugière, oltre a ricerche sulla massoneria, la sua storia e i suoi uomini.
Ma ci ha anche edotto sulle frequentazioni di grandi intellettuali esteri a Rimini, e delle loro visite: da Yriarte a Ezra Pound, da Aldous Huxley a Henri de Montherlant, da E.M. Forster a Adrian Stokes, da Charles Mitchell a James Laughlin. Tutti affascinati dal Tempio Malatestiano e dal mito di Francesca.
Charles Yriarte (1832-1898) fu instancabile scrittore parigino, disegnatore e architetto, viaggiatore, giornalista, storico e critico d’arte. Innamorato dell’Italia, per lui un secondo paese natale, la esplorò in lungo e in largo, scrivendo in particolare di arte e di storia del nostro paese. Libri con un forte taglio giornalistico, editi in maniera sontuosa.
Ma, come annota Neri, Yriarte per i suoi libri si rifaceva ai lavori di Pasquale Villari, Francesco De Santis, Jacob Burckhardt: “per un intervento davvero qualificato, era necessario attingere a fonti originali, a documenti d’archivio e, laddove possibile perché rimasti, ai monumenti dell’epoca”.
E Yriarte: “Potrei scrivere a lungo stabilendo i fatti storici a fronte di quelli leggendari, e fornendo tutti i documenti a sostegno”. Ci pensò a fornirglieli Carlo Tonini, il figlio del grande storico riminese Luigi, bibliotecario della Gambalunga.
Nel prezioso volume di Ferruccio Farina “Francesca da Rimini. Storia di un mito” (Maggioli, 2019) dell’opera di Yriarte dice: “Tenta una ricerca dei fatti per tracciarne un profilo storico. Cita documenti e fonti antiche, ma non può non sfoderare la sua anima di inguaribile romantico. La sua Francesca è ‘una tenera creatura sacrificata all’ambizione di un padre’, e dopo pagine di tracce di storia e di fantasie, non può che concludere: ‘Se le anime sensibili sono state colpite nell’apprendere alcune crudeli verità delle quali trovo difficile dubitare, si consolino pensando che, con un meraviglioso privilegio di genio, è la finzione che è diventata realtà ed è lei che rimane immortale’”.
Riassumiamo ancora una volta la storia ed elenchiamo i personaggi: Dante nel V Canto dell’”Inferno” ci fa incontrare Francesca da Rimini assieme a Paolo Malatesta, uccisi da Giovanni, sposo di Francesca e fratello di Paolo. Yriarte come prima cosa si chiede: è un fatto vero o è una leggenda? Opta, sulla base del materiale archivistico consultato, per un fatto storico realmente accaduto; del resto Dante (1265-1321) vive in quel periodo (“Dopo avere, come tutti gli italiani del suo tempo, versato lacrime al racconto dell’assassinio di Francesca, allora trasmesso di città in città dalla voce pubblica e divenuto in poco tempo una toccante e popolare leggenda, [Dante] il poeta, l’ambasciatore e il soldato sconfitto, col cuore spezzato dal dolore, era venuto a Ravenna a mangiare il pane dell’esilio nella patria di Francesca”).
Quando, come e dove? Quando: qui Yriarte opta per l’anno 1285, quando Francesca dovrebbe avere 28 anni, Paolo 34 e Giovanni 40. Come: Giovanni sorprende gli amanti e li trafigge con la spada. Dove; e qui Yriarte, deciso, indica Rimini, probabilmente nel Gattolo di Santa Colomba, “sull’area attuale della fortezza conosciuta oggi con il nome di ‘Avanzi della Rocca’”. Dunque non Pesaro, e non sicuramente Gradara (che Yriarte non cita neanche, “una invenzione degli anni ’30 del secolo scorso, basata su una dubbia tradizione popolare” dice Neri).
Infine la domanda delle domande: ma Francesca era colpevole o meno di adulterio? “Terminata l’inchiesta non dichiareremo colpevoli”.
“Invano accumuleremo documenti e risaliremo alle fonti per sapere se fu più sfortunata che colpevole e se ha espiato un’imprudenza o un crimine: è il grande poeta che resta il grande storico”. E’ su Dante che ricade ancor oggi, dopo sette secoli, ogni responsabilità di aver raccontato al mondo questo tragico fatto d’amore.
Conclude Moreno Neri: “Come ogni albero, il mito di Paolo e Francesca è sempre in evoluzione. Per questa moltitudine di scritture e riscritture, di rami che si congiungono, s’incrociano e si biforcano, le lettere e le arti su di essi finiscono per corrispondere all’immagine che Dante si era fatto a un certo punto della vita: una selva oscura. Ma, come diceva Yriarte, è l’invenzione che è divenuta vera ed è essa che re“Come ogni albero, il mito di Paolo e Francesca è sempre in evoluzione. Per questa moltitudine di scritture e riscritture, di rami che si congiungono, s’incrociano e si biforcano, le lettere e le arti su di essi finiscono per corrispondere all’immagine che Dante si era fatto a un certo punto della vita: una selva oscura. Ma, come diceva Yriarte, è l’invenzione che è divenuta vera ed è essa che resta immortale”.
Paolo Zaghini