I “cavalcanti della tradizione” partiranno giovedì mattina (oggi) da Pieve Santo Stefano in sella ai loro cavalli spostando un piccolo branco di puledri bradi.
Attraverseranno sentieri antichi e Borghi fino ad arrivare a Pennabilli venerdì pomeriggio.
I “cavalcanti della tradizione” portano avanti questa iniziativa da anni rievocando la transumanza di un tempo, da Appennino a Maremma. Quest’anno, causa restrizioni, il viaggio avrà breve durata, ma l’emozione nel rievocare tradizioni lontane è comunque la stessa.
L’uso della transumanza è molto antico e si ha notizia certa del suo utilizzo in Toscana almeno dal 1353 quando la Repubblica di Siena fonda l’Ufficio dei Paschi (una delle più antiche dogane d’Italia) attuando una profonda revisione della gestione dei pascoli invernali presenti lungo le pianure costiere. Nel 1366 l’Istituzione viene trasformata in Dogana dei Paschi cristallizzando la gestione di monopolio pubblico degli usi di pascolo collettivo della Maremma grossetana. Nel 1419 viene approvato il primo Statuto della Dogana al fine di riunire e dare ordine alla normativa precedente. Successivamente alla conquista di Siena da parte di Firenze (1559) vengono emanati gli Statuti Nuovi della Dogana (1572) con i quali è abolito il pascolo organizzato in “tempi” e “zone” (dettagliata calendarizzazione degli spostamenti delle greggi nei vari pascoli doganali della maremma tra settembre e maggio) e viene introdotto il “pascolo libero”, una volta che le greggi siano entrate in Maremma da una delle ‘calle’.
La transumanza del bestiame si snodava in Toscana lungo strade “dette strade dogane o maremmane”. Strada dogana è un termine ricorrente nell’attuale provincia di Grosseto; nel fiorentino invece si è soliti rinvenire il termine di Strada Maremmana per indicare l’itinerario transumante, rimaste invariate nei secoli.
Il flusso stagionale del bestiame veniva fatto scorrere su arterie prestabilite e sorvegliate dallo stato in modo da facilitare i trasferimenti e soprattutto impedire qualsiasi evasione dagli obblighi fiscali (pedaggi di transito, bullette, fide, ecc.), di cui erano protagonisti i greggi in movimento. Questo reticolo di vie, cristallizzatosi nel corso dei secoli, fini per segnare profondamente il paesaggio agrario e forse lo stesso insediamento con il suo intreccio, a volte lineare più spesso fitto e complicato, di tratturi principali intersecati da bracci secondari.
La transumanza può rappresentare dunque un progetto “globale” che in un rapporto sinergico tra territorio, uomini, animali, prodotti, mestieri, tradizioni, storia, cultura, sappia ricondurre “a sistema”, la nostra storia con le attività tradizionali del mondo rurale toscano favorendo la ricerca di un rapporto nuovo tra uomo animali ed ambienti per consolidare la nostra identità storica e sociale, costruire un percorso itinerante che sistematicamente sappia valorizzare, divulgare e promuovere, eventi culturali, folcloristici, prodotti e servizi del mondo rurale toscano.
Il progetto si pone come obbiettivo principale quello di calamitare una forte attenzione al mondo rurale toscano ed in particolare a quello dei territori montani delle provincie di Firenze ed Arezzo, per giungere, partendo dal Casentino attraverso il Valdarno e la Valdichiana al territorio di Siena ed infine alla Maremma grossetana, partendo da una attività economica tradizionalmente presente in Toscana, quella “zootecnica”.”