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Pedofilia, svolta dei vescovi: ma le regole d’ingaggio?

Chiacchierata sotto l’ombrellone con un amico psichiatra di Bologna. Notizia del giorno e titoli di scatola: Pedofilia. Svolta dei vescovi.

Caro Gibo. Sarà pure importante ”aprire gli archivi e segnalare gli abusi”. Ma, il vero problema sono… le regole d’ingaggio.

Infatti è evidente che tali regole (celibato e voto di castità) indirizzano al Seminario una buona percentuale di giovani che dalle donne non si sentono attratti e magari scambiano questa loro prerogativa per vocazione. Come il sacerdote che ho avuto la possibilità di conoscere a fondo sotto il profilo professionale.

Quel prete era stato assegnato, subito dopo i sei anni di seminario, a una parrocchia. Ed era stato soltanto allora, a contatto con i piccoli dell’oratorio, che si era reso conto con sgomento di tendenze che non aveva mai sospettato e che lo avevano letteralmente travolto.

Purtroppo in questi casi la psichiatria può ben poco – conclude il mio amico – la pedofilia non è una malattia mentale così come non lo è l’omosessualità. Ma mentre il comportamento omosessuale coinvolge persone adulte e consenzienti, lo stesso non può dirsi per il pedofilo, che impedisce, col suo comportamento attivo, lo sviluppo di una normale personalità sessuale nella vittima.

Ma dubito che la Chiesa possa rinunciare al divieto di celibato. Ciò in quanto, se ci pensi, è proprio la castità del Sacerdote ad esaltarne il carisma .

– E allora? Come è andata a finire? – Beh, ho consigliato a quel prete di ricorrere alla castrazione chimica. Ma dubito che l’abbia fatto.

Giuliano Bonizzato

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