Marzio Pecci, già candidato a sindaco di Rimini del centro-destra e consigliere comunale della Lega Nord, commenta il fallimento di Axia srl, una delle società che avrebbero dovuto costruire il nuovo impianto di nuoto “Acquarena” di fronte al Palacongressi:
«Il progetto è stato chiacchierato fin dall’inizio – attacca Pecci – e non solo per i reperti ritrovati nell’area, ma per come è stato affidato l’appalto e la denuncia di un ex assessore che aveva osservato, nei corridoi del comune, strani “movimenti” prima dell’approvazione del progetto. Si dice che la Magistratura abbia cercato tra i faldoni del comune e che l’indagine non abbia portato ai risultati che molti attendevano. Forse erano solo chiacchiere da campagna elettorale!».
«Ora dopo un anno, il tema Acquarena ritorna di attualità, ma ciò che stupisce è il fallimento della società aggiudicatrice dell’appalto. Questo fatto è di una gravità inaudita perché mette in evidenza l’incapacità dell’amministrazione comunale nell’affidare l’appalto a chi non possiede i requisiti per garantire la realizzazione del progetto secondo le regole della buona costruzione».
«In buona sostanza all’appaltatore capace vengono chiesti due requisiti: a) la capacità di persone e mezzi e b) la capacità finanziaria per prestare idonee fideiussioni per la buona esecuzione dell’opera e per il rispetto dei tempi. Nella fattispecie di Acquarena, sono mancate entrambe ed il risultato è la dichiarazione di fallimento».
«La responsabilità politica ed amministrativa, di quanto accaduto, purtroppo, ricade sugli amministratori che hanno predisposto un bando che non è stato in grado di garantire alla città la buona esecuzione dell’opera. Il mercato delle costruzioni, oggi, è composto da tanti avventurieri e chi gestisce il denaro pubblico dovrebbe essere molto attento nella predisposizione dei bandi di gara».
«A Rimini ciò non è avvenuto soprattutto perché, sembra, che per far “quadrare i conti” la piscina fosse stata “pensata” per le gare dei campionati fino alla serie “B”, mediante la progettazione di dieci “corsie allargate” e poi, per ragioni d’appalto, l’amministrazione abbia optato per la costruzione di otto corsie normali, ma destinate alle competizioni dei dilettanti».
«Certo che se tutto ciò fosse vero – conclude il consigliere dell’opposizione – sarebbe opportuno che il sindaco e l’assessore spiegassero in consiglio comunale le ragioni di queste decisioni ed il perché sia stato fatto un bando per consentire la partecipazione ad una società che, poco tempo dopo l’aggiudicazione dell’appalto, è fallita e quindi non possedesse i requisiti finanziari adeguati».