Rifondazione, dimissioni, congresso, sono le parole più usate in queste ore dopo i risultati dei ballottaggi di domenica nel Pd. Una sconfitta netta subita nelle cosiddette roccaforti della sinistra italiana. La Toscana e l’Emilia Romagna con l’elezione di un sindaco 5 Stelle ad Imola. Pensare che di fronte a questo profondo movimento elettorale vi siano scorciatoie salvifiche penso sia una pia illusione.
Il Pd in questo momento è carente sia nell’analisi che nella proposta. Il risultato di queste difficoltà è la percezione da parte di una parte consistente dell’elettorato che il Pd sia lontano dai problemi reali dei cittadini. In questa percezione una parte consistente di verità è evidente esserci (l’alternativa è che gli elettori hanno sbagliato a votare, come purtroppo qualcuno del Pd di fatto sostiene).
Sabato scorso, il giorno prima dei ballottaggi, le notizie più importanti dal punto di vista politica, in regione, erano due:
- Di Maio a discutere con i lavoratori della Bredamenarinibus per come fare ripartire la produzione industriale. E’ stato netto: lo Stato interverrà anche nella compagine sociale dell’azienda per fare ripartire la produzione dei bus.
- Bonaccini con al seguito alcuni assessori regionali ad inaugurare assieme al sindaco Gnassi la manifestazione “Al Meni” . Presente lo chef stellato Massimo Bottura che con la sua “Osteria Francescana” era reduce dal primo posto del mondo come miglior ristorante.
Queste due notizie, quasi in contemporanea, sono la rappresentazione plastica della differenza tra i 5 Stelle (ed anche la Lega) in mezzo ai problemi quotidiani dei cittadini ed il gruppo dirigente del Pd impegnato a raccontare in un circo felliniano il cibo di strada confezionato da brigate di chef stellati. Il racconto è l’impegno principale del gruppo dirigente del Pd. E questo è il primo problema.
L’analisi.
La Regione Emilia Romagna è uscita dalla crisi prima di altre regioni, ha un tasso di disoccupazione al 5,8% contro l’8,4 di soli 5 anni fa. Il Pil cresce dell’1,9 migliore della Lombardia e nettamente superiore alla media nazionale. Questi risultati derivano, dice Guido Caselli di UNIONCAMERE, “ dall’andamento del turismo, che contribuisce con grandi numeri, alla decisa ripresa dell’industria, in particolare nei settori della meccanica e dell’alimentare. Un ruolo importante lo riveste anche il comparto delle costruzioni, che ha ricominciato a marciare.” Per quale ragione allora perdiamo consensi e Comuni? E’ esattamente ciò che è successo negli Usa. Obama porta gli Stati Uniti fuori dalla crisi ma Trump vince le elezioni perché rassicura chi non si sentiva garantito dai Democratici.
Molto probabilmente ci dobbiamo porre alcune domande.
Siamo sicuri che in questi settori trainanti il lavoro sia tutto garantito? Nell’agroalimentare, nella meccanica senza parlare del turismo o nelle costruzioni quante zone grigie ci sono nel mondo del lavoro? Quanto precariato vi è? Dal mio punto di vista non vi è solo un problema di migranti o sicurezza (intesa come ordine pubblico) ma anche delle tante precarizzazioni del lavoro.
Qualche mese fa, un noto esponente della categorie dei bagnini ha detto senza mezze parole che “i giovani non hanno voglia di lavorare”. A parte una risposta della Cgil, silenzio assoluto da parte del Pd. Tutti sanno che il problema è il salario del tutto inadeguato rispetto all’orario di lavoro. Questa la ragione dei molti rifiuti da parte dei giovani ad alcune proposte di lavoro.
Siamo sicuri che nel mondo del turismo vada tutto bene come viene raccontato? Oppure c’è una riduzione della marginalità delle strutture ricettive e del commercio. Il tema dell’innovazione alberghiera doveva diventare un grande progetto nazionale ma così non è stato. Gli hotel marginali, le colonie richiedono soluzioni che non possono più attendere. Oppure si pensa che risolviamo tutto con gli eventi?
Un’analisi approfondita di cosa sta succedendo nel mondo del lavoro, dell’impresa, del lavoro autonomo nei nostri territori è fondamentale per giungere a delle proposte alternative alla Lega e 5 Stelle.
Le proposte.
Di fronte alla crisi europea sui migranti mi sarei aspettato una riunione del PSE (Partito Socialista Europeo) per provare di avanzare una proposta condivisa delle forze progressiste europee. Nulla. Ognuno per conto suo come Nazioni ma anche come appartenenti alle grandi famiglie politiche europee.
Ma nell’agenda Europea non ci sono solo i migranti ma soprattutto l’economia. Sino ad ora l’Europa ha giocato un ruolo importante sul versante della finanza grazie al Governatore della Bce Mario Draghi. A fine anno l’acquisto di titoli di stato da parte della banca europea cesserà (Quantitative Easing). Nel breve periodo non succederà nulla ma è comunque necessaria una nuova politica economica europea. Un progetto politico che si fondi sulle libertà civili ed economiche ma che ripensi anche la coesione sociale. Il vecchio welfare non basta più ma serve una nuova responsabilità pubblica nel sociale sulla scuola università sul periodo di assenza di lavoro, sull’integrazione sociale. E’ fondamentale allineare le politiche fiscali. Non possiamo pensare di presentarci alle elezioni europee del 2019 con i balbettii programmatici attuali. Il rischio è la marginalità politica dei partiti riformisti in Italia e in Europa.
Il congresso va fatto subito, ma per discutere di questi ed altri temi e non solo per dividerci su il nome di un candidato come abbiamo fatto nel passato. Renzi si è dimesso ma ha un ruolo oggettivamente esuberante nel Pd. La maggioranza che detiene nei gruppi parlamentari impedisce una discussione libera e proficua.
Qualche commentatore politico ha scritto che il Pd ha perso nonostante abbia nascosto Renzi durante la campagna elettorale. Non è così. Renzi non ha fatto iniziative elettorali (per sua scelta o perché non richiesto cambia poco) ma è stato presente sui social e sui media e ha dato la netta impressione di essere il decisore delle scelte strategiche (si veda apertura dialogo con i 5 Stelle). Dovrebbe essere Matteo Renzi in prima persona a comprendere che il suo passo indietro deve essere reale e permettere un passo avanti nelle politiche del Pd superando gli errori che ci hanno portato a questa situazione.
Infine, ma non certo per importanza vi è il tema delle alleanze sociali ed economiche, del partito e della sua organizzazione. Trovo abbastanza vuote frasi del tipo “andiamo oltre il Pd” o subito fronte dei “ Repubblicani”. Non è l’ora delle parole ad effetto lanciate con un twitt.