In settimana sono stati presentati due ricorsi da parte dell’avvocatessa Valentini e di Melucci alle Commissioni di garanzia e alle Direzioni del PD. Ad ogni livello territoriale: dal provinciale al nazionale. La forma è diversa ed apparentemente anche la sostanza. In realtà rappresentano due facce della stessa medaglia. Impedire all’assessore Sadegholvaad di essere il candidato unico alle prossime elezioni comunali. Cosa che dovrebbe accadere nella prossima Direzione comunale del PD. A seguito dell’ultima riunione della coalizione del centro-sx in cui, dopo aver preso atto dell’indisponibilità dell’avvocato Maresi, è “emersa la larga convergenza sulla figura di Jamil, considerato in grado di interpretare un sentimento allargato di radicamento e conoscenza del territorio”.
Com’era facilmente prevedibile non tutti pensano che l’assessore della giunta Gnassi sia il solo idoneo ad interpretare il radicamento e la conoscenza del territorio. E non a caso i ricorsi portano la firma della Valentini e di Melucci che della Petitti sono dichiarati sostenitori.
Lo scontro attraversa un nodo cruciale: il numero dei componenti della Direzione comunale. Passato dai 52 degli ultimi 3 anni ai 75 di pochi giorni fa. In seguito ad un esposto del capo-gruppo del PD in Consiglio comunale Piccari ai presidenti delle Commissioni garanzia provinciale e regionale. Armaroli, presidente della Commissione regionale, a stretto giro di posta telematica, ha “deliberato” (le virgolette le spiego finito questo periodo) di inserire nella Direzione comunale tutta una serie di figure ritenendole membri di diritto: quindi in presenza e soprattutto con il voto assicurato!
Vero è che Piccari aveva indirizzato ai Presidenti il suo quesito, ma può un presidente rispondere a nome della commissione? Certo che si, ci mancherebbe.. ma quel parere è “formalmente rilevante”? Non è questione di lana caprina. E non a caso Melucci lo tira subito fuori nel suo ricorso. Perché in seguito a questo parere la commissione è stata allargata e quando si andrà alla conta il numero sarà essenziale: nel caso che si chieda di formalizzare il sì o il no alle primarie (3/5 dei membri: art. 24 Statuto Nazionale). Oppure si chieda di votare il candidato unico (maggioranza semplice).
Come se ne esce? Improbabile una decisione prima che le commissioni rispondano ai due ricorsi. Hanno 30 gg di tempo. Lo faranno sicuramente prima… Certo è che le lancette dell’orologio non si possono retrodatare. E il tempo che sta di fronte, da qui al 20 ottobre, non aiuterà serenamente a decidere.
Diverso il discorso tecnico, almeno per quanto riguarda il ricorso di Melucci. Che non contesta in toto l’allargamento della Direzione a membri di diritto. Ma la sua esagerata estensione.
“…ne fanno parte di diritto, se iscritti al PD, il sindaco, i membri della giunta, il presidente e il capogruppo in consiglio” (art. 9 –Direzione Comunale Ravenna). Così hanno deciso i nostri “vicini”, dunque niente consiglieri comunali! Anche perché loro sono già nella direzione, o almeno ci sono i nostri due del circolo Euterpe.
L’hanno fatto violando norme statutarie? Le hanno “forzate”? Non credo proprio. Hanno usato buon senso ed equilibrio che forse a noi é mancato.. Purtroppo però c’è anche dell’altro…
Nella mia bacheca fb ho pubblicato un articolo del 7 giugno di Rimini 2.0, firmato dalla redazione. E’ uno scritto dai contenuti assai discutibili, manichei con elaborazioni surreali e dai toni tipici delle curve del tifo calcistico. Alcuni esempi tra i tanti: la trama complottista dei bolognesi Bonaccini e Calvano alla ricerca di una terza candidatura: “Non è che tutto sia stato manovrato… a partire dal no alle primarie per arrivare a nascondere le scelte già fatte per imporre una persona gradita a Gnassi…….?” Come no… quindi gli intellettuali riminesi che hanno detto no alle primarie firmando un accorato appello per non ripetere gli sciagurati esiti di Riccione, Cattolica, Coriano, Bellaria e tante altre città del nostro Paese, tutti complottisti, magari inconsapevoli o utili idioti.. ma dài! E che dire del livore anti-Gnassi: “..cosa c’è da elogiare in una amministrazione che in 10 anni ha fatto qualcosa di significativo su progetti ereditati?…come no! Infatti il teatro rimasto al palo dal dopoguerra, il blocco dei diritti acquisiti per il consumo del territorio edificando nuove costruzioni, il piano delle fognature e la messa in sicurezza di tante parti del territorio comunale, il restauro e la fruibilità dei principali monumenti della storia della nostra città finalmente liberati dal traffico automobilistico, lo spostamento del mercato ambulante al di fuori del fulcro del centro storico…tutti progetti ereditati ma daà!
Nondimeno tra le tante amenità vengono pubblicati alcuni spunti di un’interessante intervista fatta a Lino Gobbi, ex consigliere comunale, nonché ex segretario della federazione riminese del PD,da Icaro TV la scorsa settimana. Dice Gobbi: “Con Gnassi facemmo una scelta strategica che lui attuò e a cui io diedi copertura politica: la sua giunta non doveva rispondere alle logiche dei partiti, ma era frutto della libera scelta del sindaco. Con Gnassi cambia quindi il meccanismo amministrativo”. Quale? Ce lo spiega “la redazione”: “Gnassi non ha reso conto al PD. Così come le civiche a sostegno che hanno fatto la parte buona alzando la mano.. e chi non l’ha fatto è stato costretto ad allontanarsi.. Domande: Gnassi ha fatto una delibera di giunta per allontanarli? O ha forse firmato un editto di monocratica fattura?!?! E i consiglieri del Pd hanno fatto i “cattivi” boicottando bilanci e progetti del sindaco e della sua giunta? Ma dài! L’unica volta che hanno alzato la testa, e qualche ragione ce l’avevano su taluni progetti di fine legislatura, non quelli dai tempi inderogabili, pena la perdita dei finanziamenti, sui quali è giustamente piovuta l’ira del sindaco.
No, niente di tutto questo. Chi lo ha fatto per problemi politici nazionali (Italia Viva) o per altro motivi “locali”, avrà avuto le sue buone ragioni. E’ stato il Pd nella forza numerica dei suoi consiglieri comunali, leali nel garantire, immagino, con sofferenza la stabilità istituzionale. Che Gnassi ha interpretato in modo efficiente. Con le modalità degli accordi “coperti” da Gobbi. Ora, a tre anni dalla composizione dell’ultima direzione comunale in cui nessuno ha avuto a che ridire sulla sua composizione, perché tanta meraviglia se gli allora appartenenti a questo organismo completarono il “teorema Gobbi”? Hanno esagerato? Certo che sì! Ma la stessa cosa è stata fatta ora per rimediare.
Come se ne esce dunque? Sbraitando al complotto, alla congiura? Ma dài! Se ne esce, o meglio se ne dovrebbe uscire politicamente. Trovando prima di tutto una mediazione nel merito che non mi pare tanto difficile, purchè la si ricerchi serenamente. E soprattutto accettando che a questo punto le candidature del PD non possono essere che due. Di cui una avrà il simbolo in base alla decisione della direzione, sentito, vista la rilevanza in specie, gli organismi di partito a livello superiore. Sarà il voto popolare a sancire la legittima aspirazione alla guida della città.
Un corollario dunque al “teorema Gobbi” che nessuno aveva ipotizzato. Perchè nessuno avrebbe mai pensato che proprio in casa nostra, riferendomi al PD ovviamente, sarebbe avvenuta l’ultima mazzata al “vecchio partito”. Da sempre “diviso” tra il “partito degli amministratori” e quello dei funzionari. Che tra l’altro ora non esistono più.
Dunque pare che ancora una volta la nostra città sia destinata a diventare un laboratorio che anticipa quel che accadrà nella politica nazionale. Non l’unico, a quel che è dato capire osservando i tanti casi delle città che andranno al voto in autunno.
Giorgio Grossi