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PD. Cosa si nasconde dietro la nuova segreteria

Il segretario del Pd ha annunciato la segreteria poche ore fa. Ha dovuto accelerare la soluzione per evitare ulteriori polemiche politiche.

La giornata infatti era iniziata con un articolo del Resto del Carlino che disegnava un Pd in acque agitate. L’”agitazione” non riguardava le scelte politiche da farsi sul territorio e neanche per le alleanze politiche in vista delle prossime elezioni. Non vi sono acque agitate neanche  (al momento)per le prossime candidature al Parlamento.

Le acque “agitate” riguardavano la composizione della nuova segreteria provinciale del Pd. La segreteria, da quando c’è il Pd, è di fatto la “squadra” di lavoro del segretario. In questo caso sarà la squadra di Stefano Giannini eletto in modo unitario circa un mese fa. Quindi secondo la ricostruzione del Resto del Carlino nel Pd si starebbe litigando sulla composizione della segreteria.

Da una parte i “renziani” dall’altra gli “orlandiani”.

In realtà la situazione è molto più articolata nel Pd. Infatti c’è anche il ruolo del sindaco Gnassi. E’ noto ai molti dei corridoi della politica, che il candidato ideale per il sindaco di Rimini, a segretario del Pd, non era Giannini ma Filippo Sacchetti (assessore comunale di Santarcangelo). Ha dovuto fare buon viso. Ora chiede una adeguata rappresentanza in segreteria. Poi vi sono le aspirazioni dei territori di essere presenti con loro esponenti.

Giannini ha cercato di mediare tutto ciò e giungere ad una sintesi unitaria. Sforzo vano. Infatti ai soliti problemi si presentano in questi casi se ne aggiunto anche uno di metodo. Alcune delle proposte fatte non hanno convinto il segretario ed altri protagonisti di primo piano del Pd. Evidente che i veti portano a far saltare ogni accordo.

Quindi alla fine è la segreteria di Giannini che ha cercato di soddisfare l’area culturale e politica che rappresenta. Le proposte uscite sono note.

Segreteria di 10 componenti: Jessica Del Bianco (Giovani Democratici), Mattia Morolli (assessore Rimini), Marcella Bondoni (ex candidata sindaco di Bellaria), Riccardo Fabbri (Presidente Acer), Giulia Corazzi (consigliere comunale Rimini), Jamil Sadegholvaad (assessore Comune di Rimini), Alex Urbinati (ex vicesindaco di Verucchio), Filippo Sacchetti (assessore di Santarcangelo), Giorgia Bellucci (Giovani Democratici) e Cristina Ferri (Ex Assessore comune di Pennabilli).

Una segreteria del segretario dove l’unica componente riconosciuta è quella che fa riferimento a Renzi ed a Gnassi sul piano locale. Non vi sono rappresentanti della minoranza di Orlando.

Negli ambienti informati del Pd si fa notare che non vi saranno polemiche su questa composizione dell’esecutivo. In molti fanno notare che rappresentare il Pd come impegnato nei litigi per i posti produce non solo danni politici ma soprattutto non corrisponde alla realtà. In una fase delicata come quella che sta attraversando il maggior partito del territorio, raccontano autorevoli esponenti del partito,  pensare di litigare o anche solo discutere per la composizione di un esecutivo sarebbe incomprensibile a tutti.

D’altra parte non corrisponde al vero neanche una presunta relazione, come fatto trapelare al Carlino, tra la composizione della segreteria e la vicenda micro aree nomadi di cui si sta discutendo a Rimini.

La vicenda dei nomadi risale a ben prima della fase congressuale del Pd.

Non solo. E’ quasi banale il motivo della scelta di ridurre da cinque a tre le micro aree. I consiglieri comunali (e l’assessore) del Pd di Rimini Nord non volevano nessuna micro area sul loro territorio. In Particolare vi era una totale contrarietà sia per la collocazione in via Orsoleto che in via Tombari a Viserba.

Analoga opposizione vi è stata da parte di un autorevole consigliere comunale del Pd per la collocazione della micro area in via della Lontra alla Grotta Rossa.

Da ciò la mediazione della giunta, di ridurre le micro aree a tre eliminando sia la zona nord che la zona della Grotta Rossa.

Altra partita, diversa, molto diversa quella dei nomadi da quella della segreteria.

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