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Pd tra congresso e scissioni: ecco cosa succede a Rimini

Ieri si è svolta la Direzione Nazionale del Pd a Roma. Un appuntamento politico fondamentale per la sinistra riformista italiana.

Sappiamo bene che non c’è cosa più impopolare che parlar bene di un avvenimento politico. Per raccogliere applausi e like su Facebook basterebbe dire che si è trattato di uno dei soliti riti oscuri e meschini cui la “casta” ci ha abituato. E senza dubbio molti la penseranno così a prescindere.

Ma secondo noi sbagliano. Perché chi ha seguito tutto lo svolgimento della Direzione non può che avere apprezzato il livello del dibattito. Sono intervenuti tutti i protagonisti della discussione interna al Pd dopo la sconfitta del Referendum del 4 dicembre.

Un dibattito vero, nel merito e senza facili diplomazie. Le cose sono state dette in faccia e con argomenti, non attraverso tweet e battute sui social. Oggettivamente, in altri partiti non è dato fin qui osservare discussioni di questo tipo.

La stessa introduzione di Renzi è stata più attenta e meno “spavalda” del solito. E alla fini farà il congresso come chiesto dalle minoranze, mai in tempi brevi, come voleva Renzi. Entro maggio si potrebbe concludere. La minoranza del Pd voleva che si svolgesse in autunno. Il Ministro Orlando pensava ad un congresso preceduto da una conferenza programmatica.

A questo punto dievnta assurdo fare una scissione che potrebbe motivarsi solo con differenti letture del calendario. L’assemblea nazionale di fine settimana sarà comunque dirimente.

D’altra parte, basta conoscere cosa succede sui territori per sapere che il congresso lo vincerà Renzi, a prescindere di quando lo si farà. Sarà molto importante, per recuperare elettori che hanno abbandonato il Pd se vi saranno cambiamenti reali nelle politiche programmatiche su temi scottanti come il lavoro o la scuola, per fare due esempi.

Renzi è stato anche cauto sulle elezioni anticipate. Pensa ancora che si debbano svolgere rapidamente, ma si rende conto che non tutte le carte sono nelle sue mani. E poi parlare di un esecutivo a termine, o anche solo lasciarlo filtrare fra le righe, avrebbe determinato la reazione dei mercati finanziari e alimentato i timori delle capitali europee. Chi dice che rimane un tasso di ambiguità da parte di Renzi non ha tutti i torti. però sembra che almeno per ora Gentiloni possa “stare più sereno” di Letta..

Ma a fronte di un congresso anticipato cosa succederà a Rimini ed in Regione?

Nel breve periodo, nulla. Per una regione semplice. Se il congresso si svolge con le regole del 2013, i congressi provinciali e regionale si faranno dopo quello nazionale. Quindi nell’autunno 2017 o all’inizio 2018.
Dunque rimangono in sella fino a dopo il congresso nazionale sia il segretario provinciale del Pd Yuri Magrini che quello regionale Paolo Calvano.

In questo quadro, facile pensare che ogni dirigente del Pd locale si posizionerà rispetto ai candidati nazionali, in base ai programmi e la storia culturale e politica di ciascuno, ma anche con uno sguardo programmatico e di prospettiva su quello che succede sul territorio riminese.

Rimini, per altro, è una realtà dove alcuni “renziani” della prima ora sono stati emarginati da chi è salito sul carro del vincitore. Rimini è anche una realtà che ha visto pesanti divisioni nella stessa area renziana, come si è visto nel voto per il comune di Cattolica.

Poi c’è la prospettiva politica nazionale in versione riminese. E’ noto che un pezzo del gruppo dirigente del Pd locale pensa che si debba rendere strategica l’alleanza con il Nuovo Centro Destra (a Rimini, il Patto civico di Sergio Pizzolante). Questa parte di gruppo dirigente sta pensando di replicare il modello Rimini anche alle prossime elezioni a Bellaria o a Riccione. E anche Morciano potrebbe entrare in questa linea.

Un modello di alleanza che però vain rotta di collisione con una parte importante del gruppo dirigente nazionale, ad iniziare dal Presidente del Pd Orfini e dal ministro Orlando, che ritengono invece strategico superare alleanze con un pezzo di destra e recuperare progetti politici come quello a cui sta lavorando Pisapia.

Un’alleanza che da noi non trova d’accordo nemmeno il segretario Magrini, che da sempre ritiene sia  il centro sinistra il campo delle alleanze del Pd. Inoltre, se prevalesse questa linea politica, Rimini si troverebbe anche in una posizione di totale diversità nelle politiche delle alleanze rispetto al governo Regionale e la totalità delle amministrazioni comunali, a iniziare da Bologna.

Non si tratta soltanto di alleanze, ma di diverse opzioni programmatiche per il futuro dei territori. Cioè cose da fare, e come.

Questi saranno i temi veri dello scontro e del confronto politico locale.

Stefano Cicchetti

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