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Paolo Tornaghi, dal Rimini fallito ad ambasciatore del calcio italiano a Vancouver

Non è più una novità ormai che, da qualche anno, alcuni campionati extraeuropei sono in continua crescita quanto a visibilità e, a piccoli passi, livello tecnico.

Se da un lato c’è la Chinese Super League che, a suon di milioni investiti, sta portando nel paese della Grande Muraglia numerosi calciatori importanti, dall’altro non va nemmeno dimenticata la Major League Soccer, torneo del Nord America dove militano, e hanno militato, diversi giocatori italiani. Attualmente, il più famoso di questi è Sebastian Giovinco: grazie ai tanti gol e alle infinite prodezze, l’ex juventino ha letteralmente conquistato i tifosi del Toronto.

Tuttavia, a Vancouver c’è un altro calciatore nostrano, in assoluto il primo italiano a firmare con una squadra di MLS, che proprio in questa competizione è riuscito a trovare rilancio, dopo una prima parte di carriera non facile in Lega Pro. Si tratta di Paolo Tornaghi, secondo portiere del Vancouver Whitecaps.

All’inizio del 2012 infatti, a 23 anni, l’estremo difensore di Garbagnate Milanese viene ingaggiato dal Chicago Fire, una delle franchigie calcistiche più importanti degli States. Il suo percorso in Italia non è stato, nel complesso, molto positivo. Il club a cui è maggiormente legato è l’Inter, dove ha svolto la trafila delle giovanili. Ogni tanto ricorda sui social questa simpatia a tinte nerazzurre.

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Nella stagione 2009/2010, invece, Tornaghi veste la casacca del Rimini, che allora militava nel Girone B di Prima Divisione sotto la guida di Mauro Melotti. In biancorosso è il ‘secondo’ di Maurizio Pugliesi, e durante il campionato ha occasione di giocare titolare nei match contro Pescara e Reggiana, terminati rispettivamente 0-0 e 1-3. Peraltro, proprio al termine di quell’annata, conclusa con l’eliminazione nella doppia sfida della semifinale play-off contro l’Hellas Verona, la società romagnola non riesce ad evitare il tragico fallimento: pochi mesi dopo è costretta a ripartire dalla Serie D.

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Nel frattempo, il calciatore classe 1988 cerca un nuovo rilancio a Como, dove però colleziona solo 3 apparizioni tra campionato e Coppa Italia.

Così, a gennaio 2012, dopo che sei mesi prima era tornato all’Inter, fa le valigie e si trasferisce a Chicago. Nella città dell’Illinois, pur mantenendo il ruolo di riserva, Tornaghi ritrova fiducia e serenità, come conferma in prima persona in un’intervista rilasciata a Sky Sport durante quello stesso periodo: “Ho fatto due anni in Lega Pro con Rimini e Como e non sono andati granché bene. Allora anziché insistere in categorie in cui potresti perderti è nata l’idea di andare all’estero e si è concretizzata con l’offerta della MLS. […] A Chicago si vive in maniera assolutamente tranquilla. Poche pressioni, voglia di divertirsi in campo. Qui il calcio ha uno stile molto anglosassone. Poi nel tempo libero vado al cinema e guardo qualche partita di basket”.

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L’ex nerazzurro rimane all’ombra della Willis Tower per due stagioni, e tra le fila dei Fire totalizza 9 presenze. La svolta successiva arriva a febbraio 2014: da svincolato firma con i canadesi del Vancouver Whitecaps. Ora, a distanza di tre anni, il portiere originario dell’hinterland di Milano è ormai diventato una sorta di ambasciatore italiano di questa città che conta poco più di 600 mila abitanti. Sin dall’inizio è affascinato da tutto l’ambiente biancazzurro, e apprezza molto anche la grande sportività dei tifosi locali, cosa che ha rimarcato qualche mese fa al blog www.andreatorrisi.com: “Qui nel Nord America tutti gli sport sono vissuti molto civilmente. Nel calcio non siamo abituati mai ad avere i tifosi avversari a pochi metri durante la partita. La partita è un momento di spettacolo e le società organizzano sempre molto bene il Game Day. Il pubblico è appassionato anche se con differenze tra le varie zone del continente”.

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Nel corso della stessa intervista, il calciatore ha modo di sottolineare la differenza di mentalità sulla gestione dei settori giovanili tra Italia e America settentrionale: “Questa esperienza mi ha fatto ancora di più aprire gli occhi sul fatto che dovrebbero essere le società ed i tifosi in primo luogo, oltre che la federazione, a promuovere il più possibile i giovani italiani invece che importare giocatori dall’estero. Le big della Serie A che giocano in Champions League hanno delle necessità particolari, ma le altre di Serie A o B perché si imbottiscono di stranieri, sbarrando la strada ai vivai? Qui in USA e Canada prima vengono i loro giocatori e poi gli altri, salvo i top player ovviamente”.

Anche con i “caps” Tornaghi è il secondo portiere, in quanto il titolare è l’esperto danese David Ousted. Tuttavia, ogni volta che viene chiamato in causa risponde sempre presente, dimostrando grande affidabilità.

Vedi, ad esempio, la notevole prestazione nell’unica partita della scorsa MLS in cui è sceso in campo, in casa dei californiani del San José Earthquakes. La gara finisce a reti bianche, e Paolo, autore di ottimi interventi, è il man of the match, come rimarca la stampa locale. In particolare, decisiva è la parata su una pericolosa conclusione angolata dell’esterno avversario Cordell Cato. Altrettanto positive, sempre con riferimento all’ultima stagione, sono state le sue performance nelle gare di CONCACAF Champions League e della Canadian Championship, trofeo, quest’ultimo, che nel 2015 ha sollevato al cielo.

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Inoltre, fuori dal campo Tornaghi è un pilastro dello spogliatoio, grazie al suo carisma e al suo grande attaccamento alla maglia. Gli stessi supporter biancazzurri hanno da sempre notato tale fattore, e quando possono non perdono occasione di strappare un selfie con lui.

Raffaele Campo di Sportellate.it  

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