“Credevo che i miei primi giorni a Rimini fossero stati i più difficili, fino a quando è scoppiata l’emergenza. Da allora tutto si è relativizzato”: a confronto con i drammatici giorni del covid, per il prefetto Alessandra Camporota quelle della nuova Questura sono state insomma grane da nulla. E ora, alla fine di due anni tondi di incarico – dal decreto di nomina del 6 luglio 2018 a quello di trasferimento ad altro incarico del 6 luglio scorso – il saluto dell’alta funzionaria alla provincia riminese è quasi commosso, carico di affetto e apprezzamenti.
Quando due anni fa le avevano chiesto che destinazione preferisse, lei aveva risposto subito: “Emilia-Romagna!”. Non solo per le vacanze da bambina e da ragazza a Riccione e Igea Marina: capita a gran parte degli italiani. Ma per l’apprezzamento che ha sempre avuto per questa terra anche dal punto di vista giuridico-amministrativo: “Voi siete fortunati a vivere qui – ha detto Camporota nel salutare la stampa – perché questa è una Regione nata bene. Nel senso che quando questi enti entrarono in funzione, qui si scelse di impiegarvi le migliori personalità disponibili. Non dappertutto fu così. L’Emilia-Romagna nacque pertanto su basi solide; ho studiato a lungo le legislazioni regionali e secondo me quella emiliano-romagnola è sempre stata la migliore. E i risultati si vedono, basta guardare la sanità”.
Ed Emilia-Romagna fu: la provincia di Rimini. Per tanti versi, un unicum: tenere i rapporti – “cordialissimi” – non con uno ma due vescovi, perché due sono le diocesi. E con uno stato straniero a sua volta del tutto particolare, come la Repubblica di San Marino: “Pochi altri prefetti possono fare altrove esperienze simili”.
Questo per quanto riguarda gli impegni istituzionali. Ma appena arrivata, nel pieno dell’estate con l’organizzazione del Meeting da affrontare subito, ecco la patata bollente della nuova questura, costruita e abbandonata in via Ugo Bassi. “Pressioni fortissime – ricorda il prefetto – e polemiche anche strumentali per motivazioni politiche”. Ma lei, seguendo sempre l’imperativo di restare super partes e cercare in ogni modo la mediazione, si dice soddisfatta del risultato raggiunto: “La cittadella della sicurezza si farà all’ex caserma ‘Giulio Cesare’, stiamo interloquendo con l’Esercito e l’Agenzia del Demanio, che sembra intenzionato a trasferirvi anche altri uffici statali oltre alle forze dell’ordine. Per la questura abbiamo individuato una situazione provvisoria ma almeno dignitosa, sia per gli operatori che per i cittadini”. Se non fosse stato per il coronavirus la questura di piazzale Bornaccini sarebbe già stata inaugurata, ma Camporota non vuole mancare al taglio del nastro che dovrebbe arrivare entro l’estate: “Ci tengo molto”.
Sembravano problemi grossi, e lo sono: infiltrazioni della criminalità organizzata, affrontate anche con un convegno di altissimo livello coinvolgendo per la prima volta anche il campus universitario riminese, ma anche con l’impegno costante del Gruppo Interforze Antimafia: 11 le interdizioni ad altrettante aziende sospette, quasi tutte legate al settore turistico, che non hanno più lavorato con lo Stato. Crisi aziendali, Petroltecnica un nome fra tanti. La scuola, il sociale. Ma poi sui guai grandi e piccoli si abbatte la pandemia. E tutte le altre priorità svaniscono.
Drammatiche la giornate dal 16 marzo in poi. Medicina è stata dichiarata Zona Rossa. Il direttore di Ausl Romagna Marcello Tonini chiede di fare altrettanto per i Comuni della zona sud della provincia di Rimini. La situazione della confinante Pesaro-Urbino sembra fuori controllo, a San Marino le cose vanno di male in peggio e anche nel riminese i numeri dei contagi e delle vittime fanno paura. Alla fine si sceglie la soluzione che sappiamo, con tanto di confini blindati e varchi presidiati intorno a tutta la provincia, mentre ormai si pensa a dove allestire un ospedale da campo; per fortuna non ce ne sarà bisogno: “Chiudere tutto, la più sofferta delle decisioni – ricorda la Camporota – questi quattro mesi pesano come quattro anni”.
Un periodo in cui i rapporti con i sindaci e gli amministratori locali diventano se possibile ancora più stretti. Il Prefetto ringrazia tutti, ma una citazione particolare la riserva al segretario generale del Comune di Rimini Luca Uguccioni: “Un apporto eccezionale il suo”. E intanto piovono i DCPM, bisogna interpretarli e applicarli. La stessa organizzazione interna va rifatta da cima a fondo, fra smart-working e nuovi compiti. Bisogna controllare non solo i cittadini ma anche le aziende che possono lavorare ma solo rispettando le misure di sicurezza. E tante, tante altre cose da affrontare giorno e notte, senza sabati né domeniche.
Ora si sta tornando alla normalità: “normali” fatti di cronaca, dalle baby gang ai rinnovati tentativi delle mafie di inserirsi in un tessuto sociale reso ancora più fragile dalla pandemia. “Tutti si domandano cosa succederà quando finiranno gli ammortizzatori sociali e si tireranno le somme di questa stagione turistica anomala”. Dossier lasciati sul tavolo del successore Giuseppe Forlenza, “un amico che conosco bene” e che prenderà il suo posto in Prefettura dal 27 luglio.
Alessandra Camporota torna invece nella sua Roma; alla Direzione Centrale degli affari dei culti e per l’amministrazione del Fondo edifici di culto presso il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione. Ma come saluta i sindaci con cui ha trascorso gli ultimi due anni? “Ho cercato di conoscere tutti e di visitare ogni territorio. Ci sono quasi riuscita, con l’eccezione purtroppo di Casteldelci. Con alcuni di questi amministratori è nata una vera amicizia e quindi ci rivedremo di sicuro”. E con altri invece? “Un Prefetto non è mai contro qualcuno o qualcosa. E’ utile confrontarsi anche con posizioni diverse. Ma l’insieme di questi rapporti ritengo costituiscano un gioiellino che lascio al mio successore. Rimarrete sempre nel mio cuore. E chissà, un giorno, un appartamentino vista mare…”