Sono stati numerosi i commercianti e ristoratori che questa mattina a partire dalle 10.30 sono scesi in piazza Tre Martiri a Rimini per dire insieme: “C’è chi dice no”.
A guidare l’inziativa Lucio Paesani con il suo M.I.O. (Movimento Impresa Ospitalità) che ha parlato dal pulpito della piazza facendo poi intervenire gli esponenti di varie categorie.
“Qua è rappresentata la comunità riminese fatta da persone appartenenti a varie categorie come ambulanti, grossisti, centri estetici, parrucchieri, palestre, noleggi, piscine, il mondo dell’intrattenimento, i ristoranti, agenti di sicurezza, i tassisti – ha esordito Paesani – Una comunità di imprenditori che hanno saputo superare barriere, interessi personali, personalismi, diversità, gelosie e che oggi si auto rappresentano in maniera dirompente”.
“Noi siamo una comunità vera – ha continuato – perché oggi invece si cambia il senso alle parole e si creano recinti di pensiero, diversi da quelli fisici ma più pericolosi di quelli che delimitavano i campi di concentramento. Dico questo perché da lì si è usciti col pensiero, mentre ora se entreremo nel recinto del pensiero e faremo loro buttare via la chiave non ne usciremo più”.
E ancora: “Siamo qui oggi accanto alla lapide dei Caduti per la Libertà e vicini al punto in cui tre giovani martiri morirono per la libertà. Oggi parole come libertà hanno preso una deriva pericolosa davanti alla quale non si può venire in piazza il 25 aprile e il 1 maggio chiudendo i cittadini in casa e rendendo illegale il lavoro”.
“Noi non cambiamo il senso alle parole. Con la mia attività del sindacato negli ultimi mesi mi sono confrontato con persone di tutta Italia venendo a conoscenza di 60 ristoratori che si sono suicidati durante questo anno. Uno Stato che vieta il lavoro e la solidarietà non è più uno Stato, si è messa in discussione la convivenza civile”, ha affermato fra l’altro.
Ce n’è anche per l’Europa: “Ha rinnegato le sue radici cristiani e le ha sostituite con lo spread e con il pil”. E passando per citazioni di Thomas Hobbes, Pasolini, Augé e lo strapotere delle multinazionali, si arriva anche all’informazione: “Da dieci anni ci rincoglioniscono di breaking news per 24 ore per far passare messaggi di paura, da un’emergenza all’altra. Questa emergenza non è nata oggi, è un’emergenza dove ci hanno portato da trent’anni”.
Ma soprattutto: “Siamo il nemico comune di certa sinistra e di certo capitale finanziario. Ogni giorno si cerca il capro espiatorio con la favoletta dell’evasione del bottegaio, del barista col caffè a un euro. Bersani si deve vergognare per ogni giorno che Dio gli dà da passare su questa terra! Mente sapendo di mentire perchè è un infame elitario. Siamo in mano a un’elite di farabutti”.
Quindi: “Questo deve essere un primo passo, non ci dobbiamo fermare, continueremo a creare tavoli, proporre proposte e portarle avanti davanti alle Istituzioni. Certo è che se davanti a una situazione drammatica che vieta lavoro e nega solidarietà e ci volete parlare di temi di costume, dalla ius soli alle unioni civili a tutte le cose che vi passano per la testa, allora avete sbagliato strada. Perchè noi da oggi vogliamo risposte vere”, ha concluso Paesani. Senza alcun accenno all’annunciata riapertura dei ristoranti il 6 aprile, come invece aveva annuciato il 29 marzo scorso.
Il video pubblicato da Lucio Paesani su Facebook: