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Ospedale di Santarcangelo, tre domande (più una) al Punto Rosa

Il residente di Santarcangelo che opera nella sanità pubblica continua la sua collaborazione con Chiamamicitta.it riepilogando la storia dell’Ospedale “Franchini” e ponendo alcune domande all’Associazione “Il Punto Rosa”.

Pensavo di continuare il racconto sulla candidatura del Dottor Domenico Samorani a sindaco di Santarcangelo, parlando di come è iniziato il progetto della candidatura e della sua lista civica. Lo farò, ma ora è più urgente, dal mio punto di vista, parlare dell’ospedale “Franchini” di Santarcangelo. Troppe sono le strumentalizzazioni, tante le inesattezze e troppe le verità nascoste che continuano a girare anche in questi giorni.

Serve per questo un po’ di storia dell’ospedale di Santarcangelo.

Nel 1998 un violento incendio mise in ginocchio l’ospedale cittadino. Si aprì anche un dibattito sul futuro del “Franchini”. La scelta delle istituzioni fu quella di dare una prospettiva nuova alle esigenze socio sanitarie del nostro territorio. Da quel momento, si sono susseguiti negli anni numerosi progetti e realizzazioni che hanno avuto come risultato l’attuale “Franchini”.

L’ospedale è ora interessato da alcuni interventi edilizi per adeguare le degenze chirurgiche, per completare la ristrutturazione del piano terra e semi interrato e per la realizzazione dell’“Ospedale di Comunità”.

La petizione del Punto Rosa si oppone a questi interventi. Vediamo di analizzare le ragioni. Dico subito che è evidente che chi ha ispirato la petizione conosce poco di norme edilizie, di standard sanitari e di norme tecniche. Molta l’approssimazione. Si dice per esempio: “Per l’ospedale di comunità si deve utilizzare l’ala Lazzarini”.

Sicuramente gli estensori della petizione sanno che nell’ala Lazzarini, trattandosi di intervento su fabbricato di interesse storico artistico, vincolato dalla Soprintendenza di Ravenna (normativa di riferimento, il Decreto Legislativo 42/2004), vi si possono prevedere esclusivamente servizi di supporto, i soli compatibili con la salvaguardia del bene. Normalmente nelle vecchie strutture ospedaliere vincolate di questo tipo si realizzano dei musei. Impossibile riconvertirli per nuove e moderne strutture ospedaliere. Pare evidente che la proposta di creare l'”Ospedale di Comunità” nell’ala “Lazzarini” è priva di fondamenti tecnici.

Seconda osservazione. Si dice che vengono ridotte le camere di degenza e quindi viene depotenziata senologia. Ma è semplicemente falso. I posti letto rimangono gli stessi (10) in 5 camere, più un posto letto per il day surgery (chirurgia di un giorno). L’attuale utilizzo dei posti letto è del 75%. Ampie le possibilità di crescita (1/4).

Terzo. Si dice anche che con l’arrivo dell'”Ospedale di Comunità non si garantisce la privacy delle pazienti. Prego? 10 posti letto in 5 camere più un posto letto per il day surgery rientrano in pieno nello standard di ginecologia a Rimini (reparto delicato come senologia) e di tutti i reparti ospedalieri di eccellenza della sanità regionale. Oppure il problema è un altro? Qualcuno pensava di utilizzare le camere non utilizzate per aumentare le soluzioni di camere singole in Chirurgia e Medicina? Di questo stiamo discutendo? E’ il caso che il punto venga chiarito dagli zelanti difensori di senologia. 

Tralascio l’obiezione che “l’Ospedale di Comunità” potrebbe “inquinare” la chirurgia. Vi sono le stesse probabilità che riunioni nei reparti di chirurgia per preparare convegni o altre iniziative politiche con la partecipazione di persone esterne possano inquinare un reparto. Usiamo sempre questo metro e la stessa visita di parenti ed amici potrebbe essere pericolosa per i pazienti.

Tuttavia anche chi mette in campo questi dubbi ed argomentazioni è perfettamente consapevole della loro debolezza tecnica. Per questa ragione ha “alzato il tiro” e messo in campo un nuovo argomento.

Scrive l’associazione “Punto Rosa”: “Nel Reparto di Chirurgia Senologica di Santarcangelo, forse non tutti lo sanno, è presente la IORT, uno strumento altamente innovativo, che permette, ad una certa tipologia di donne con neoplasia, di essere trattate con una unica esposizione alla radioterapia durante l’intervento; infatti è comunemente chiamata radioterapia intraoperatoria. In Romagna potrebbero essere circa 150 l’anno le donne con il requisito e il diritto di accedere a questa Terapia se solo venissero informate dai chirurghi di riferimento, che potrebbero spostarsi ed operare le loro pazienti a Santarcangelo evitando così il “calvario” delle 25/30 irradiazioni di Radioterapia postoperatoria con tutte le controindicazioni della cura e i disagi per le famiglie.”

L’associazione “Punto Rosa” conosce perfettamente che la IORT è una metodica applicabile a un numero molto limitato di pazienti che presentano determinate caratteristiche cliniche (come da letteratura scientifica sul tema) e per le quali, comunque, i due tipi di radioterapia sono di efficacia sovrapponibile.

Ma forse ciò che non sa l’associazione è che l’integrazione tra professionisti nell’ambito della stessa disciplina viene portata avanti  dall’Ausl Romagna. Tant’è vero che, nello specifico, già adesso dal distretto di Faenza è attivo un percorso che vede il trattamento, sia chirurgico che radioterapico Iort, di pazienti di quel territorio a Santarcangelo. Inoltre, ora che gli assetti organizzativi della senologia in Romagna si stanno consolidando, è stato formalizzato per l’anno in corso, l’obiettivo ai professionisti di tutti i territori, di ampliare il numero di pazienti da avviare al trattamento Iort a Santarcangelo. Anche questa sinergia territoriale è ampiamente compatibile con i posti letti previsti.

In conclusione, tutto questo dibattito è surreale. La struttura di senologia rimane con i suoi posti letto e con l’equipe di chirurgia. Nessuna programmazione sanitaria prevede lo smantellamento. Anzi come abbiamo visto sono in corso sinergie con altri territori proprio per utilizzare le competenze e le tecnologie di senologia di Santarcangelo.

Buona parte della discussione deriva da chi “comanda”. Rimini, Forlì o Ravenna. E’ questo il problema? Forse le legittime ambiziose personali di qualcuno andate deluse?

Su senologia sono passati 15 anni di petizioni e anche strumentalizzazioni dei responsabili di turno. Si potrebbe anche fare basta. Questa discussione sta oscurando un reale potenziamento del Franchini per i cittadini di Santarcangelo. Di questo si tratta. L’Ospedale di Comunità significa dare una risposta ai malati cronici di Santarcangelo. Una soluzione vicino a casa per pazienti e famigliari. La petizione da far firmare dovrebbe essere questa: “vogliamo subito l’Ospedale di Comunità”.

Petizione da far firmare non a Riccione o Gatteo, ma a Santarcangelo.

Michele Arcangelo

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