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Operatori sportelli immigrazione a casa dal 1° gennaio, CGIL: “Questure rischiano collasso”

Dall’1 gennaio gli operatori inseriti, tramite appalti con le Agenzie per il lavoro, negli Sportelli Immigrazione delle Questure “resteranno a casa”.

A segnalarlo è il sindacato Nidil Cgil di Ravenna, Rimini e Forlì-Cesena, sottolineando che la situazione riguarda 1.200 lavoratori in tutta Italia, di cui alcune decine in Romagna, e facendo proprie le richieste espresse a livello nazionale dalla sigla della Cgil, che tra le altre cose chiede “la proroga dei contratti e la predisposizione di concorsi in continuità occupazionale nel rispetto delle competenze ed esperienze maturate”.

In una nota, il sindacato scrive che “i lavoratori dell’area romagnola affermano che questi Uffici perderanno forza lavoro con percentuali prossime al 70%, determinando inevitabilmente ritardi nel disbrigo di pratiche e lungaggini burocratiche per cittadini, lavoratori e imprese”. Ritardi che “potrebbero causare importanti ricadute negative nella nostra economia, caratterizzata da una forte vocazione turistica e con una grande necessità di manodopera straniera in vari comparti produttivi”.

Per portare avanti le istanze di questi lavoratori, dal Nidil fanno sapere che si inizierà “dai livelli territoriali con lo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil nazionali e che in tutta l’Emilia-Romagna si terrà il 16 dicembre”, per poi “proseguire con l’iniziativa di sciopero e mobilitazione, prevista il 21 dicembre”. Quest’ultima riguarda specificamente “i lavoratori in somministrazione in Questure e Prefetture”, ed è stata organizzata da Nidil, Felsa e Uiltemp nazionali, che “hanno proclamato lo stato di agitazione in seguito alle mancate risposte, da parte del ministero dell’Interno, sul futuro di questi lavoratori”.

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