Si è svolto oggi questa mattina in Tribunale a Rimini l’interrogatorio di garanzia a carico di Giovanni Laguardia, il pensionato 69enne accusato di omicidio volontario per la morte della moglie Vera Mudra, sessantenne di origine ucraina, avvenuta nella notte tra domenica 25 e lunedì 26 ottobre.
Laguardia si era costituito poco dopo aver ucciso a martellate la donna nel sonno nel loro appartamento di Via Pola. Oggi di fronte al gip Benedetta Vitolo il pensionato non ha risposto ad alcuna domanda. Una scena muta che non cambia il quadro della situazione.
Nella notte tra domenica e lunedì l’uomo era uscito dalla sua abitazione dopo aver commesso l’efferato delitto e una volta arrivato a piedi in Via Destra del Porto aveva avvisato la Polizia di Stato chiedendo agli agenti di raggiungerlo. Una volta arrivati sul posto, nel cuore della notte, Laguardia ha confermato quanto aveva accennato al telefono. Poco prima aveva assassinato la moglie a martellate. Dopo aver accompagnato gli agenti in casa l’uomo avrebbe confidato loro di aver preso a martellate la donna per alcuni dissidi. Nel passato recente lei gli avrebbe chiesto con insistenza denaro da inviare ai suoi tre figli che vivono in Ucraina, avuti da una precedente relazione. Laguardia e Mudra si erano sposati più di 10 anni fa, per entrambi era il secondo matrimonio. Portato in Questura subito dopo essere stato rintracciato dagli agenti di fronte al pm Luigi Sgambati non aveva proferito parola.
L’uomo è difeso dall’avvocato Andrea Mandolesi, in un primo momento d’ufficio ora nominato legale di fiducia.
Nella serata di oggi il giudice dovrebbe sciogliere la riserva e disporre la custodia cautelare in carcere, come chiesto dal pm, o ai domiciliari come chiesto dall’avvocato. “Laguardia ha mostrato pochi segni di lucidità – ha detto – sembra ancora molto scosso per quanto accaduto“.