Si chiamano Hera Smarty, sono i nuovi cassonetti “per una raccolta differenziata sempre più SMART”, più igienici perché senza maniglie o leve: definiti innovativi e intelligenti poiché legati a uno specifico sistema di riconoscimento utente grazie alla tessera che ci è arrivata a casa.
Scrivo la presente lettera perché vorrei sapere in che senso questa “innovazione” avrebbe incentivato la qualità della raccolta differenziata. Lo vorrei sapere in quanto cittadina che da anni si impegna in una corretta raccolta differenziata, pur nella frustrazione perenne in cui vengo gettata giornalmente alla vista di come tanti altri miei concittadini si comportano con i propri rifiuti, vanificando il gesto di chi come me prova nel proprio piccolo a fare qualcosa di giusto per l’ambiente.
A parte il contenitore per la raccolta del vetro, che è rimasto lo stesso e che continua ad essere ad accesso libero, la novità consiste in una tessera elettronica (chiamata tessera smeraldo) senza la quale i cassonetti di carta, plastica e indifferenziata non si aprono più. La procedura dunque, già in vigore precedentemente per i soli cassonetti dell’indifferenziata, ora si estende anche a carta e plastica, con la conseguenza che accanto ai bidoni adesso capita frequentemente di trovare non solo sacchi di indifferenziato, ma anche carta e plastica di chi magari non aveva la tessera o era uscito di casa senza.
Ma il dato più significativo riguarda le dimensioni dei cassonetti per l’indifferenziata e dei contenitori per i rifiuti organici. Per quanto riguarda i primi, se i precedenti erano dotati di calotta da 15 litri, questi smarty sono grandi il doppio, “rispondendo così ad un’esigenza più volte espressa dai cittadini”(cit. articolo in rete). I secondi invece sono adesso dotati di un oblò che consente di introdurre sacchetti di rifiuti di dimensione di molto ridotte rispetto a prima, “con l’obiettivo di ridurre i conferimenti scorretti e migliorare la qualità del rifiuto raccolto”.
Leggo sempre in rete che “solo se ben conferito e utilizzando esclusivamente sacchetti compostabili, l’organico è avviato a effettivo recupero presso gli impianti, dove viene trasformato in compost, un terriccio utilissimo per l’agricoltura e il giardinaggio”- e mi chiedo: in che modo si è pensato di risolvere la scorretta raccolta differenziata aumentando le dimensioni del primo cassonetto e diminuendo le dimensioni di quest’ultimo? In sostanza la modifica più vistosa riguarda proprio lo spazio: meno spazio all’organico, più spazio all’indifferenziata, come a testimonianza di uno stato di cose altamente fallimentare in tema di raccolta differenziata. Ma non solo: indifferenziata ad accesso chiuso, organico ad accesso libero.
Risultato: l’indifferenziata si trasferisce dentro il contenitore dell’organico. E se non ci sta viene lasciata accanto, sulla strada. In sintesi, nulla è cambiato in meglio, ma soltanto in peggio. Allora dopo un periodo diciamo di “sperimentazione” io auspico che si apra un dibattito con il Comune e con Hera per comprendere quale miglioramento qualitativo della raccolta si è misurato e che beneficio ha tratto l’ambiente con l’adozione di questi nuovi cassonetti.
Inoltre: che ricaduta ha avuto la nuova tecnologia “smarty” sui non residenti, sugli anziani, in generale sulle persone con mobilità ridotta? Come avviene il trattamento dei rifiuti nei centri di raccolta, e soprattutto: come si separano i materiali “tossici” buttati nell’organico? Concludendo: caro Comune, cara Hera: ci servono delle spiegazioni! Non è più tempo di soluzioni di facciata.
Arianna Lanci