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NUBI GRIGIE SULLA SANITÀ RIMINESE

La sanità riminese è cresciuta molto in questi ultimi due decenni. Basta dare una scorsa alle nuove discipline nate presso l’Ospedale Infermi di Rimini. Ne cito alcune: Oncologia, Ematologia con attività di trapianto autologo, Onco-Ematologia pediatrica, Neonatologia, Radioterapia, Chirurgia pediatrica, Neurologia, Reumatologia. C’è poi il robusto impianto strutturale alberghiero realizzato con la costruzione dell’edificio azzurro a nove piani, con il nuovo Pronto Soccorso, le nuove sale operatorie e i nuovi reparti di Cardiologia, Utic e reparto di Rianimazione e altro ancora. Vanno citate anche le nuove tecnologie con TAC e RMN e i due Acceleratori lineari per la Radioterapia.

Non vanno neppure trascurati gli altri presidi Ospedalieri. Come quello di Riccione, con il nuovo Pronto Soccorso (DEA) e la Chirurgia Toracica; il nosocomio di Cattolica con l’Ortopedia specializzata nelle Patologie della Spalla e la Fisiopatologia della Riproduzione; il “Franchini” di Santarcangelo con la Chirurgia Senologica.

Per non parlare dei Gruppi di Patologia che si sono creati nel corso degli anni, come quello dedicato alla Patologia Oncologica Epato-biliare-pancreatica, quello di Oncologia Ginecologica e quello di Pneumologia con indirizzo oncologico per il Tumore del polmone.

Uno sviluppo notevole, che piano piano in questi ultimi anni la direzione Generale ha teso in parte a ridimensionare, in particolare l’Oncologia e l’Ematologia. Tuttavia, I reparti citati sostanza hanno mantenuto le eccellenze possedute in precedenza, per la capacità professionale e organizzativa degli attuali gruppi di sanitari e dei loro primari.

Mi è capitato però di leggere il documento dell’AUSL della Romagna dal titolo “Linee di indirizzo per la riorganizzazione ospedaliera” e vi ho visto alcune nuvole grigie che si addensano sulla sanità riminese.

Nel documento non ci sono affermazioni troppo perentorie, ma si avverte il solito ‘morso dolce’ , che nel tempo, piano piano, porta il carro dove vuole il padrone. E cioè verso un parziale ridimensionamento della sanità riminese a vantaggio di altri territori.

Proviamo a vedere come nel Documento di Riorganizzazione sono trattati alcuni temi quali:

  • La Chirurgia Oncologica
  • L’attività oncologica e Ematologica con il Trapianto Autologo
  • L’attività di ricerca clinica e gli studi di Fase uno
  • L’attività Cardiologica, in particolare quella di tipo interventistico
  • L’attività di Anatomia patologica.

I REPARTI CHIRURGICI DEL TERRITORIO

Prima osservazione: i reparti di Chirurgia del riminese che si occupano dei malati affetti da patologia oncologica vengono nel Documento ridimensionati.

Quello che mi ha colpito in prima istanza è la descrizione delle “vocazioni ospedaliere”. Non le avessero almeno chiamate “vocazioni”. Vocazione nella mia concezione significa essere dedicato ‘anima e corpo’, in parole tecniche ‘attività prevalenti’, per cui nella pratica anche gli altri nosocomi devono inviare i pazienti all’Ospedale “vocato”. Una migrazione dei pazienti, quindi, proprio quello che si era cercato di contrastare per anni.

La “vocazione” dell’ospedale di Forlì sarà per la Chirurgia Oncologica, con un incremento ulteriore di 10 posti letto per tale attività.

La “vocazione” di quello di Rimini sarà per il settore materno-infantile, dando ulteriore incentivo all’area della Pediatria, comprensiva dell’Onco-ematologia pediatrica, con un aumento di ulteriori 4 letti, di cui 2 per l’onco-ematologia pediatrica stessa.

Dice il documento che a Forlì vi sarà la concentrazione della Chirurgia epato-bilio-pancreatica e la dizione caratteristica della Chirurgia forlivese, unificata dalla sommatoria degli attuali due reparti, sarà di “Chirurgia Generale e Oncologica”. Come a dire, che le altre Chirurgie, compresa quella di Rimini, non avranno più le caratteristiche per operare i pazienti Oncologici, che notoriamente sono il 60-80% delle patologia chirurgica attuale.

Anche la Chirurgia oncologica Ortopedica sarà concentrata a Forlì.

Tutto ciò creerà un flusso di pazienti che andranno a farsi operare a Forlì. Come si può ben comprendere, tali pazienti preferiranno verosimilmente eseguire le terapie mediche e radianti rimanenti lì dove sono meglio conosciuti e dove esiste un background tecnologico e conoscitivo migliore, per gli ovvi potenziamenti che con il tempo verranno.

Anche la Chirurgia toracica sarà posta a Forlì, con due ulteriori ‘articolazioni’, una a Riccione e una a Ravenna, ma con unico team multidisciplinare per la discussione dei casi. Dove? Presso la chirurgia principale di Forlì.

Il pericolo appare chiaro: col tempo i sanitari migliori e lungimiranti si trasferiranno a Forlì.

Per quanto attiene alla Chirurgia Ginecologica Oncologica, molto importante per il suo impegno tecnico-conoscitivo, rimarrà a Forlì quella per la patologia Uterina e a Rimini quella per le patologie Uterina e Ovarica.

Devo dire la verità, non capisco questa suddivisione, in quanto le difficoltà tecnico-operative e organizzative sono le stesse per le due patologie d’organo, Utero e Ovaio, e quindi vedo molto artificiosa questa partizione: era meglio dire: facciamo due centri di interesse per queste patologie, uno a Forlì e uno a Rimini, con la direzione a Rimini.

Ma ritorno sul concetto iniziale: privare gli ospedali del Riminese della qualifica di strutture atte ad affrontare pienamente la patologia Chirurgica Oncologica, significa infierire una diminuzio non da poco, sia di tipo organizzativo che culturale, alla nostra sanità.

SI POTEVA FARE MEGLIO?

Perché qualcuno non pensi che siano le solite critiche prive poi di proposte operative e dei necessari equilibri fra i diversi territori – con strutture sanitarie che sappiano quindi affrontare i temi della complessità e della prossimità – delineerò un quadro operativo che nella sostanza garantirebbe qualità, volumi operativi (la numerosità della casistica operatoria per garantire al paziente il meglio) e costi similari.

Intanto, la Chirurgia Oncologica è dizione che non esiste in un Ospedale Generale.

Il Chirurgo generale può essere un addominalista o un toracico, e in ogni caso deve essere in grado di affrontare la patologia oncologica: i numeri statistici ed epidemiologici ci dicono che è così, è sempre stato cosi da anni, sia a Rimini, che a Forlì che a Ravenna. Basta guardare le statistiche operatorie, anche nazionali: Rimini e Riccione hanno standard e numeri elevati nella Chirurgia Oncologica del Colon, dello stomaco, del polmone.

Quindi, via la dizione di “Ospedale vocato alla Chirurgia Oncologica”: tutti gli ospedali devono essere in grado di affrontarla: Forlì, Rimini, Ravenna, Cesena e in parte anche Riccione.

Per la Chirurgia Epato-biliare e pancreatica, può essere creato un centro direzionale a Forlì, ma con una collaborazione interdisciplinare fra le equipe operative, puntando più a una mobilità dei sanitari piuttosto che dei pazienti: non siamo in fondo Area Vasta per questo?

Ricordo ai riminesi che perdere le eccellenze nel settore chirurgico (come in altri settori di cui parleremo) è un grave rischio per il futuro dei nostri Ospedali.

Per quanto si riferisce alla Chirurgia toracica, quella di Riccione, noi di Rimini paghiamo quanto non abbiamo seminato prima. Se qualcuno mi spiega la ragione per la quale abbiamo posizionato una Chirurgia Toracica a Riccione, e non nell’Ospedale principale, e non l’abbiamo resa poi autonoma, sono disponibile a discuterne. In ogni caso, visto che così è stato, molto meglio tre gruppi autonomi: uno a Forlì, uno a Rimini (o Riccione, vedano i Sindaci) e uno a Ravenna, coordinati dal gruppo forlivese. Le casistiche operatorie attuali e la capacità operativa testimoniano questa situazione.

Per la chirurgia Oncologica Ginecologica, si possono scegliere le sedi di Rimini e Forlì: per entrambe le patologie uterina e ovarica, con gruppi autonomi dalla Ostetricia e Ginecologia di tipo tradizionale (che si interessa di gravidanze e patologia benigna utero-ovarica), con il centro direzionale a Rimini.

Un quadro organizzativo molto più equilibrato e rispettoso della storia e dell’esperienza di tutti i nosocomi citati.

MOLTE PECCHE DA CORREGGERE

A mio parere il Documento sulla riorganizzazione degli Ospedali può essere molto più articolato e vi è ampio spazio per la concertazione e un miglioramento sostanziale, che non è solo miglioramento per Rimini, ma a mio parere di tutta l’Area Vasta. La filosofia deve essere: ciò che crea squilibri non è mai il meglio.

Credo che i nostri amministratori debbano prendere in mano questi problemi. E anche i partiti, Pd in testa che fa parte di tante maggioranze di governo, debbano prendere contatto con i gruppi dei sanitari e dei primari, perché vale sempre il motto che “chi sa ascoltare sa rispondere”.

Alberto Ravaioli

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