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Novalfeltria, mostra per ritrovare i 165 mulini della Valmarecchia

C’è una grande storia che oggi rischia di essere dimenticata. Nella Valmarecchia, dalla sorgente alla foce del suo grande fiume, esistevano sino a pochi decenni fa ben 165 mulini. In gran parte oggi sono spariti, altri si sono trasformati in ristoranti e b&b, altri in museo, alcuni, rarissimi, sono ancora in funzione. Un mondo fatto di edifici, strutture e macchinari disseminati in tutto il territorio, che in gran parte non sono più riconoscibili.

Una mostra documentaria e per immagini voluta dalla Fondazione Valmarecchia, ideata da Tea Giannini, realizzata nei locali della Fondazione Valmarecchia con il patrocinio e il contributo della Regione Emilia-Romagna, vuole riscoprire e rivisitare questa grande storia durata secoli di cui oggi si sa più ben poco.

La mostra è rivolta soprattutto alle giovani generazioni che nulla sanno di questo mondo dei mulini e della macinatura del grano e dei cereali; un mondo che invece fu al centro dei pensieri, delle preoccupazioni e degli interessi di tante generazioni passate.

Questa iniziativa, pur rispondendo a criteri scientifici, vuole soprattutto suscitare curiosità e nuove passioni nei giovani studenti, ma anche focalizzare alcuni temi molto importanti per il futuro agricolo della vallata come la riscoperta e l’utilizzo per la panificazione dei grani antichi.

I sedici grandi pannelli che compongono la mostra, raccontano una storia che parte dall’acqua del grande fiume, dalle pietre delle macine dei palmenti dei mulini, dalla preziosa farina macinata.

Una grande piantina della vallata permette la perfetta localizzazione dei 165 mulini ricostruendone il nome. Ciascuna comunità, infatti, anche piccola, aveva il suo mulino presso gli abitati, mulini che non potevano servire per una grossa produzione proprio per i loro limiti strutturali e che quindi dovevano essere disseminati nel territorio.

Il funzionamento di un nostro mulino ad acqua è oggetto di presentazione dettagliata, mentre alcune mappe del catasto gregoriano del 1813 localizzano i mulini più frequentati del territorio dell’alta valle.

Il mugnaio è una figura centrale in questa storia. Prototipo dell’industriante, emergeva fra le figure della cultura contadina per un impegno che richiedeva forza, esperienza e padronanza di un’arte che si tramandava da padre in figlio. Il mugnaio era prima di tutto un esperto di cereali e ognuno aveva i suoi segreti per la macinatura. Nella società rurale del passato il suo ruolo aveva una posizione di rilievo che gli garantiva un buon guadagno, ma era rinomato anche come un abile commerciante, al quale la saggezza popolare attribuiva doti di “bonaria astuzia”. Di qui i tanti proverbi, le storie e le canzoni intorno a questa figura.

Nella mostra un rilievo particolare è dato a due vicende molto importanti nella storia della nostra agricoltura: la famigerata “tassa sul macinato” di fine ottocento che coinvolse da vicino tutto il mondo dei mulini e “la battaglia del grano”, del periodo fascista, che con i grani del benemerito Nazareno Strampelli, fece fare un salto di qualità alla nostra agricoltura grazie ai grani del benemerito Nazareno Strampelli.

Un pannello è dedicato al Maestro Tonino Guerra, affascinato dai mulini, il quale ha voluto lasciare fra i suoi “Progetti sospesi”, la proposta di un “Percorso dell’acqua” tra i tre mulini di Soanne, all’interno del Parco Sasso Simone e Simoncello.

La mostra presenta ancora mulini che hanno avuto una nuova vita trasformandosi in strutture ricettive, nonché l’unico mulino ancora funzionante in zona con le antiche macine ed infine il museo mulino Sapignoli.

Un capitolo a parte invece è dedicato ai mulini di polvere da sparo che punteggiano il Marecchia data la vicinanza con la miniera di zolfo di Perticara, mentre una novità assoluta è costituita dal rinvenimento in una mappa ottocentesca di un mulino da tabacco a Ca’ Bicci di Pennabilli.

La mostra si conclude con due pannelli dedicati rispettivamente alla riscoperta dei grani antichi ed al loro nuovo utilizzo nell’agricoltura della vallata e da una nuova esperienza in valle legata ad un moderno mulino dedicato alla macinazione dei grani antichi e alla produzione di farine originali, per una panificazione sana e naturale.

Insomma una mostra da non perdere per visitare una pagina di storia che tanta importanza ebbe nel nostro passato.

La mostra, che non è stato possibile inaugurare a causa della pandemia COVID19, è fruibile su appuntamento presso i locali della Fondazione Valmarecchia in via G. Mazzini, 62 nel rispetto della normativa vigente per il contenimento della pandemia stessa.

Su richiesta di enti e privati sono state prodotte alcune copie della mostra per renderla itinerante.

Una copia è attualmente visibile presso Il Museo Naturalistico del Parco Sasso e Simoncello a Pennabilli.

(Nell’immagine in apertura, Mulino Mroni a Poggio Berni)

 

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